Alessandro Benvenuti: la Trilogia dei Gori da martedì 13 a domenica 18 novembre al Teatro Puccini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 novembre 2007 14:39
Alessandro Benvenuti: la Trilogia dei Gori da martedì 13 a domenica 18 novembre al Teatro Puccini

“E’ andata - mi ha detto l’amico e coautore Ugo Chiti - è andata Sandrino”. Era appena finita, salutata da una standing ovation, la prima nazionale al Teatro Manzoni di Pistoia: “Ci siamo levati questo peso”. Sembrava quasi cinismo, calcolo, contabilità d’autore, ma era solo il sollievo di un grande uomo di teatro (Ugo) che aveva, assieme a me, mantenuto una difficile promessa fatta a noi stessi venti anni fa: quella di arrivare con l’ultimo atto della trilogia dei Gori all’altezza di quel primo sorprendente capitolo 1 che è stato, e per molti lo è tutt’oggi, “Benvenuti in casa Gori”.

Venti anni ininterrotti di tournée. Venti anni in smoking a raccontare i crucci, i pensieri, le gioie e i drammi piccoli e grandi di una famiglia operaia. La mia famiglia, mia madre, mio padre che sono diventati il divertimento e lo specchio per tante, tante, decine di migliaia di persone che hanno riso con loro e con loro si sono identificati arrivando a sentirli come parenti, come sangue del loro stesso sangue. Era il 1986 quando lo concepimmo quasi per gioco scrivendolo in due pomeriggi. E dodici anni sono passati da quando bissammo quel primo ‘miracolo’ con “Ritorno a casa Gori” (era il 1994 e stavolta ce ne occorsero cinque di pomeriggi per scriverlo).

“Addio Gori” è stato più laborioso: i pomeriggi insieme sono stati dieci. Forse perché le nostre vite professionali (mia e di Ugo) si sono un po’ allontanate nel frattempo e all’inizio ci è quasi sembrata una trappola dover mantenere la promessa e abbiamo faticato a ritrovare la gioia di riprovarci per la terza volta e ci siamo appoggiati al mestiere e abbiamo incominciato con il fiato grosso e poi le prime parole sensibili hanno risvegliato i Gori e i nostri dieci personaggi e i loro amici hanno come sempre preso il sopravvento su di noi.

Questo perché da un certo punto in poi ormai i Gori, si scrivono da soli. E’ la natura delle cose nate bene: sono già  dentro di noi, devi solo metterti in ON, tirare via il lenzuolo che le tiene riparate dalla polvere. Le vecchie care cose (memorie), le cose di casa tua, le cose di sempre, e proprio per questo le cose di tanta gente. Questo spettacolo non ha una scheda artistica o note di regia, ma solo queste poche righe di confessione. Non ha una scheda perché credo che non ne abbia bisogno; in fondo parla solo di una famiglia, di un matrimonio e di un compleanno: nulla che anche il più sprovveduto degli spettatori non possa godersi senza l’accompagnamento di inutili precisazioni.

E questo in fondo è il suo bello.
A.B.

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