Firenze, 6 agosto 2007- Le piogge e il conseguente abbassamento delle temperature registrato negli ultimi giorni aumenta il rischio di attacchi della mosca olearia. Un pericolo sino ad ora ridotto dalle alte temperature, che impedivano lo sviluppo di uova e larve, ma che ora rischia di colpire la qualità del prossimo raccolto di olive, già ridotto quantitativamente per la cascola precoce legata al caldo. A lanciare l’allarme contro la ‘Bactrocera oleae’, l’insetto che depone le sue uova all’interno delle olive, è Simone Tofani, agronomo responsabile dell’Area tecnica della Cooperativa di Legnaia.
“Alcuni controlli effettuati presso i nostri soci – spiega Tofani – hanno evidenziato la presenza delle larve dell’insetto in molte zone della provincia fiorentina e in quelle di Lucca, Siena, Pisa, Massa Carrara e Prato. Attacchi precoci, rispetto agli anni passati, ma il problema è stato evidenziato anche negli ultimi report dell’Arsia, dove si evidenziava un aumento del rischio legato alla mosca olearia per l’abbassamento delle temperature. Se prima uova e larve non si sviluppavano per il caldo, adesso il rischio è molto più concreto, considerata anche la fase di ‘ingrasso’ delle olive.
Un nuovo pericolo per la produzione di olio, dopo la riduzione delle quantità causata dal clima dei mesi scorsi”. Una preoccupante presenza di ‘Bactrocera oleae’ è stata infatti registrata in molte zone, dove è stato consigliato il trattamento: Val d’Elsa, comuni di Montelupo, Impruneta, Greve (loc. Montagnola), San Casciano V.P. (in loc. Romola, Cigliano e Noce, Montepaldi e San Piero di Sotto), Bagno a Ripoli (loc. Antella), Pontassieve (loc. San Martino a Quona), Lastra a Signa (loc.
Ginestra), e Palazzolo nel comune di Incisa V.A., Cerreto Guidi in loc. Corliano. Un’infestazione consistente è stata inoltre rilevata nei punti di monitoraggio di Greve in Chianti in località Montefioralle. Il rischio per la qualità dell’olio non è tanto legato alla larva della mosca, che si dissolve durante la frangitura, ma all’ossidazione dell’oliva. “Il problema è la galleria – ricorda Tofani – nella quale la larva si nutre e che rimane vuota dopo la sua uscita. L’oliva, una volta colta, subisce un processo di ossidazione accelerato e dovrebbe essere franta nel giro di poche ore, per evitare che l’olio perda le sue caratteristiche qualitative, risultando difettoso all’assaggio.
La prima cosa da fare – ricorda Tofani - è verificare la presenza della mosca con trappole a base di feromoni sessuali che richiamano i maschi. Questo permette di avere una fotografia abbastanza precisa della situazione”. I trattamenti permettono un’eliminazione massiva degli insetti. “In genere si ricorre all’irrorazione sulle chiome – ammette il responsabile dell’Area tecnica della Cooperativa di Legnaia -, con insetticidi ad hoc, diluiti in acqua. Per le coltivazioni biologiche c’è anche la possibilità di usare, a fianco delle trappole a feromoni sessuali per i maschi, anche quello fragoattraenti per le femmine.
I risultati sono buoni”.