Firenze, il 2 aprile 2007– Mentre è sempre più preoccupante il quadro che emerge dalle indagini in corso sui presunti appalti pilotati a Campi Bisenzio, sarà il nuovo Piano di indirizzo territoriale, il principale argomento all’ordine del giorno per la prossima seduta del Consiglio regionale, mercoledì 4 aprile a partire dalle 9.00, con ripresa pomeridiana alle 15.00.
"Le vicende di Campi spalancano un baratro da vertigine sulla realtà della politica del territorio nell'area più delicata e complessa della Toscana.
A parte gli aspetti penali, dei quali non intendiamo occuparci, emerge un sistema nel quale è possibile raddoppiare le capacità insediative di uno strumento urbanistico senza che nessuno se ne accorga -anticipa il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Magnolfi- Si lascia aperta la strada ad una nuova città-fantasma, che si aggiunge a quella pensata e prevista, senza servizi, senza infrastrutture, senza rispetto degli standards minimi per la qualità del vivere civile. E la politica locale e regionale cosa stava facendo? Scaricheremo tutto sulle spalle di qualche burocrate o invece è vero che si pone un enorme problema di trasparenza e di credibilità dell'intero sistema di governo monopolizzato dalle forze della sinistra? Non ci poteva essere coincidenza più amara ed emblematica per l'adozione del nuovo PIT regionale.
Un monumento di parole, di buone intenzioni, di concetti fumosi e discutibili, che già nelle premesse manifesta l'impossibilità di funzionare come strumento di effettivo governo del territorio. Così come il nuovo Piano di indirizzo territoriale della Toscana è stato concepito, non c’è infatti alcuna garanzia che i fatti di Campi, come altri consimili non possano ripetersi anche in futuro. Per dare al nuovo PIT regionale il senso di una svolta nel governo del territorio occorrono sostanziali modifiche alla legislazione regionale e al contenuto stesso del provvedimento.
Per avere sufficienti garanzie contro gli scempi sul territorio, occorre istituire un'AUTORITA' di controllo, espressione del Consiglio regionale, alla quale affidare il compito di monitorare il corretto andamento delle attività di gestione del territorio, ed in particolare la coerenza tra gli strumenti di pianificazione e gli atti di governo a livello locale. Tale autorità dovrebbe riferire al Consiglio regionale sulle criticità rilevate con un rapporto annuale a carattere generale e con specifiche relazioni ogni volta che la necessità lo possa richiedere.
Il PIT si affida invece alla fervida fantasia degli urbanisti per enunciare l'idea di un unico sistema urbano che caratterizzerebbe la Toscana, contrapposto al sistema rurale e delle aree da salvaguardare. Sparisce così in una indistinta e immaginaria unicità, la ricca pluralità dei sistemi territoriali diversi e distinti che esistono in Toscana e che non possono essere tutti trattati con direttive identiche da Carrara a Grosseto. Sparisce il ruolo di Firenze capitale, la peculiarità dell'area metropolitana centrale e di quella costiera, non si approfondiscono le interconnessioni di certi sistemi urbani con quelli delle regioni contermini.
Si affronta in maniera grossolana la questione, in sé condivisibile, della salvaguardia del tessuto industriale esistente, quando non si considera la rilevanza di talune situazioni, come quella pratese, in cui esistono enormi quantità di superfici dismesse dalle attività produttive, ormai incompatibili con lo sviluppo urbano. A tutto questo si potrebbe facilmente porre rimedio, individuando a livello del PIT, d'intesa con le province interessate, le aree di significativa ampiezza territoriale che debbano essere oggetto di un piano territoriale di area vasta, per approfondire e specificare le indicazioni del Piano regionale in relazione a quel particolare sistema territoriale anche nelle sue interrelazioni con i sistemi contermini".
“Il Piano di indirizzo territoriale (Pit), che contiene il Codice del Paesaggio, è la migliore risposta della Regione a vicende inquietanti come lo scandalo urbanistico di Campi Bisenzio o il caso Monticchiello.
E’ lo strumento più qualificante della legislatura e, mercoledì prossimo, con il voto sulla sua adozione, inizia l’iter istituzionale che prevede 60 giorni per le osservazioni da parte di enti e istituzioni locali, singoli cittadini e comitati, e la sua approvazione entro l’estate”. Così il presidente della commissione Territorio e ambiente, Erasmo D'Angelis, presenta la seduta di mercoledì prossimo del Consiglio regionale che sarà quasi interamente dedicata al Pit. “Sul tema del paesaggio e della qualità dell’urbanistica c’è giustamente una grande attenzione e il confronto è aperto da mesi, anche con i comitati.
Ma in una Italia con molte Regioni in piena deregulation urbanistica e priva di una Legge nazionale per il governo del territorio, attesa da anni, il Pit e il Codice del paesaggio e dei beni culturali, costituiranno un segnale forte per la difesa dell’ambiente e della buona urbanistica. Il Pit terrà ancora più alta l’immagine della Toscana nel mondo, del buongoverno del territorio, della tutela del bel paesaggio. Detta regole per la pianificazione sostenibile con l’obiettivo del contenimento dell’espansione edilizia a partire dalle zone collinari, della riqualificazione delle periferie urbane, della salvaguardia della costa”.
“Con il Pit – spiega D’Angelis – non avremmo avuto un caso Monticchiello. La tutela del paesaggio trova, infatti, norme e strumenti incisivi e concreti, a partire dai procedimenti di valutazione critica di tutte le previsioni inserite nei vecchi piani regolatori attraverso una ‘salvaguardia’ a tutti gli atti di pianificazione pregressa. Ogni previsione ‘pregressa’ passerà al vaglio di una attenta verifica della Regione e, se non risulterà coerente con i nuovi indirizzi del Pit, verrà cancellata o al massimo riprogettata”.
“Il ruolo della Regione – conclude D’Angelis – sarà dunque più forte e autorevole. I Comuni avranno la titolarità dei procedimenti ma non faranno più da soli e, nelle scelte dai Piani strutturali fino ai Regolamenti urbanistici comunali, ci sarà sempre anche la Regione con un ruolo di verifica di coerenza delle previsioni e degli interventi previsti”.
I Verdi toscani vogliono lanciare un appello per porre l’attenzione su quello che sta succedendo a S.Brigida, dove sembrano essere iniziati in mattinata i lavori per la modifica della viabilità nella zona de “La Villa”, in Via Parga.
Si tratta di un paesaggio straordinario che verrebbe rovinato a fini esclusivamente privati, con l’abbattimento di ulivi ed alberi storici. I Verdi, oltre ad avere segnalato da tempo la propria contrarietà politica e l’assoluta irrazionalità di questo progetto, hanno altresì da tempo e vogliono di nuovo e con fermezza mettere in guardia l’opinione pubblica e le amministrazioni circa la poca limpidezza di tutta la vicenda. La via infatti è inclusa nella viabilità storica dal Piano Strutturale e quindi dovrebbero essere tassativamente esclusi interventi modificatori: inoltre esiste un verbale dei Vigili che precisa, senza alcun ombra di dubbio, che i lavori non sono stati iniziati in tempo e che quindi è scaduta la concessione edilizia".
«Sabato 31 marzo l'Unione Inquilini e il Movimento di lotta per la casa hanno organizzato un primo Tour di denuncia e opposizione, da via de' Benci a via Tripoli, segnalando l'incredibile numero di palazzi vuoti o comunque svuotati delle loro funzioni originarie: via del Proconsolo, via de' Benci, via de' Neri, via del'Anguillara, via Ghibellina -racconta da Firenze Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo- Il disagio derivato dall'emergenza abitativa coinvolge un numero elevatissimo di persone anche a Firenze.
A questo bisogno, testimoniato dalle migliaia di persone in lista d'attesa per l'assegnazione delle case popolari e dagli sfratti annunciati per i prossimi mesi, l'Amministrazione Comunale non dà risposta una politica abitativa che privilegia il libero mercato e di fatto favorisce gli interessi dei costruttori e non quelli dei cittadini. Abbiamo assistito allo svuotamento progressivo del centro storico, da cui la speculazione continua a cacciare la residenza originaria. Attenzione particolare va posta alle caserme e ad altri edifici militari dismessi che non devono cadere nelle mani della speculazione immobiliare, ma avere una destinazione sociale: dall'ospedale militare San Gallo, all'ex caserma Guidobono, alla De Laugher di via Tripoli (promessa come sede del Liceo artistico), alla Predieri di Rovezzano.
E' necessario il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica, che deve diventare finalmente una priorità nazionale, invertendo la direzione intrapresa dal governo Berlusconi con le sue cartolarizzazioni: anche Firenze, come già stanno facendo altre grandi città (Napoli) deve ora chiedere al Ministero della difesa che il patrimonio di aree dismesse sia utilizzato per rispondere ai bisogni della collettività e non agli appetiti della speculazione privata. Il Consiglio Comunale sulla casa, programmato per metà aprile, dovrà essere l'occasione per affrontare finalmente una delle più gravi emergenze in città».
Un appello a «tutte le forze sociali e politiche cittadine a manifestare pubblicamente in difesa della legalità e della trasparenza nelle scelte urbanistiche» è stata lanciato dal consigliere di Alleanza Nazionale Giovanni Donzelli.
Intervenendo in consiglio comunale l'esponente del centrodestra ha sottolineato che «la politica fiorentina non può continuare a fingere che le indagini di Campi Bisenzio non esistano. Il Comune di Campi Bisenzio non è un altro pianeta, i tessuti sociali economici e culturali sono strettamente connessi con il comune di Firenze, le società coinvolte nelle indagini e le cooperative nominate nelle intercettazioni sono operatori economici protagonisti anche nelle novità urbanistiche di Firenze».
«Penso - ha aggiunto Donzelli - ad una grande manifestazione dei cittadini unitamente con tutti i comitati spontanei, le associazioni di categoria e quei partiti politici che vorranno aderire. Il disagio in città su molte scelte urbanistiche è pesante e non possiamo permettere che si trasformi in sfiducia generalizzata nella trasparenza delle Istituzioni, la politica non deve delegare ai tecnici il ruolo di garanti della trasparenza e della correttezza della scelte nevralgiche per il futuro della città».