Opera di Leone Poggi nel 1926 richiama le futuriste architetture di Sant’Elia, e la circostante area collinare fragile della Calvana, sono gravemente a rischio a causa della realizzazione di un Piano di Recupero, proposto dalla società pratese VALORE s.p.a. e in parte già approvato dall’Amministrazione Comunale pratese e dalla Soprintendenza ai beni architettonici e del paesaggio.
Il Piano di Recupero prevede: la demolizione dei capannoni posti più in basso per realizzare tre nuovi edifici destinati a residenze e a struttura alberghiera, ad attività commerciali e servizi; la realizzazione della relativa viabilità pedonale e carrabile, di numerosi parcheggi (anche interrati) di cui uno a ridosso dell'area degli edifici recuperati e fornito di ampia "racchetta di inversione"; il recupero a Centro per la Musica del cosiddetto capannone del clinker; con relativa viabilità di servizio che sbanca letteralmente la collina
il consolidamento ed il parziale restauro dei forni verticali, della grande ciminiera e degli edifici adiacenti e il loro futuro funzionamento come «quinta scenografica» dell'intero intervento; collegamento pedonale con la futura fermata della Stazione Metropolitana tramite passaggio sopraelevato a scavalcare Via Firenze.
Le altezze previste dal progetto sono di 6/7 piani per i due edifici residenziali, e di 7/8 piani per l'albergo (18-25 metri), a fronte dell’edilizia residenziale circostante di altezza mediamente di 2 piani (6-7 ml.).
"Ancora una volta non possiamo ignorare che l'intervento è reso possibile perché l'Amministrazione Comunale decide di cambiare il proprio piano urbanistico -affermano al Comitati dei Cittadini di Firenze e dell’area metropolitana Firenze e Prato- nonostante l’impatto ambientale causato dalla prevista lottizzazione che prevede nuovi edifici, in un’area precedentemente destinata a verde agricolo e collinare, con altezze non compatibili con il dislivello della collina (sottoposta tra l’altro a vincolo ambientale ex legge 1497) se non a costo di ingenti sbancamenti del terreno e di una destinazione d'uso degli edifici non compatibile, oltre che con l’ambiente, con la salvaguardia della pregevole testimonianza d’archeologia industriale.
Il Comune, pur ottenendo l'uso pubblico delle aree a verde privato, la cessione delle aree a parcheggio e la possibilità di organizzare manifestazioni ad uso pubblico presso il Centro per la Musica, consente un'operazione che si traduce in una vera e propria speculazione edilizia accompagnata da una pesante cementificazione di una porzione della collina, incide negativamente sul già precario equilibrio idro-geologico dei versanti, determina un sovraccarico di funzioni e di residenze in una zona già fortemente penalizzata dal traffico e dall'inquinamento.
I servizi, da realizzare in una porzione residuale dell’intervento e destinati in parte all’uso pubblico (ma sempre con gestione da parte dei privati) sono funzionali alla mera copertura “culturale” dell’intera operazione e risultano pertanto finalizzati alla piena valorizzazione privata dell'intervento, che mostra tutti i suoi limiti culturali nel proporre la parzializzazione di un complesso architettonico di qualità e di denso significato storico locale in banale «quinta scenografica» (quinta, peraltro, che viene poi letteralmente coperta dai nuovi edifici della lottizzazione, invalidando il valore di “segno” territoriale del manufatto industriale).
Protestiamo contro questo nuovo scempio e questa nuova aggressione del cemento al paesaggio e ai beni culturali del nostro territorio. Chiediamo che il progetto sia bloccato e che i cittadini siano ascoltati per individuare, all'interno di un percorso di reale partecipazione, le destinazioni d'uso dell'edificio industriale, da restaurare al più presto, e dell'area circostante".