Firenze, 29.11.2006- Visita ieri ai cantieri Tav del presidente Claudio Martini insieme agli assessori Riccardo Conti e Marino Artusa. La linea, secondo i programmi, sarà funzionante una volta conclusi tutti gli interventi di mitigazione ambientale nell’area del Mugello. Perché le “lesioni del rivestimento del calcestruzzo” interessano anche le gallerie di Morticine e Borgo Rinzelli. Adesso i km ammalorati sono diventati due. “Su Morticine e Borgo Rinzelli i lavori sono in corso”: lo ha ammesso ieri Andrea Salemme, Direttore Generale della TAV, durante il sopralluogo del presidente della Giunta regionale toscana preannunciato un mese fa.
Perché, viene da chiedersi, la cittadinanza (e Martini?) deve venirlo a sapere solo adesso? Aggiunge, Salemme: “Finiranno entro la fine dell’anno. Complessivamente sono circa due km che hanno subito queste lesioni per un comportamento del terreno diverso da quello che era stato previsto in fase di progettazione e di realizzazione”. Vorrà il presidente Martini verificare ciò che i tecnici della Regione, della Comunità Montana e dell’Osservatorio Ambientale Locale avevano pronosticato e scritto – dati alla mano - assai prima dell’inizio dei lavori? Qualcuno vorrà controllare se sono ipotizzabili delle precise responsabilità? Nei comunicati stampa della Regione sul sopralluogo svolto ieri non c’è cenno alle demolizioni e ai rifacimenti.
Né a quelli già noti né agli ultimi arrivati. Silenzio sulle cause, sulle conseguenze, sui controlli, sugli oneri, sui danni diurni e notturni alla salute dei cittadini, sulle sospette violazioni dei diritti dei lavoratori. “Diventa assolutamente decisivo risolvere quanto prima il nodo del sottoattraversamento di Firenze (...) altrimenti quest’opera resterà monca e sarà davvero uno scempio di denaro e di paesaggio”, ha dichiarato ieri Martini. Ma è forse colpendo anche Firenze che riusciremo a chiudere la ferita aperta del Mugello? Che senso avrebbe aggiungere danno al danno? Prima di far entrare anche la città patrimonio dell’UNESCO nel tunnel cieco dell’Alta Velocità modello TAV, sarà saggio piuttosto dimostrare che in quei 78 km sotto l’Appennino (privi per 60 della galleria parallela di soccorso!) i supertreni saranno davvero in grado di correre.