"Il governo non ha capito -ha affermato ieri Luigi Scimia, presidente della Covip, nel suo intervento al convegno sulla riforma della previdenza integrativa all'Università degli studi di Firenze- la riforma proposta dal governo ha finito per autoannullarsi, in contemporanea con una rivoluzione del sistema delle autorità, del tutto divergente dalla generalità dei modelli internazionali, come può dimostrate una breve indagine tra i paesi OCSE. Demandando la vigilanza sulla trasparenza dei fondi pensione a Consob, e sulla stabilità a Banca d'Italia -ha spiegato Scimia, che dell'istituzione di via Nazionale è stato un direttore- il Governo si è messo nelle mani di un'autorità autoreferenziale.
Tanto è vero che i sindacati per primi e all'unaminità si sono dichiarati contrari al provvedimento. Perché il sistema previdenziale appena varato, non è una nuova forma di risparmio finanziario, ma un pilastro che ha finalità sociali di interesse collettivo". Le forti parole di Scimia hanno risuonato oggi nell'aula magna della Facoltà di Economia di Firenze, in occasione della giornata di studio su TFR e previdenza complementare, organizzata per iniziativa di Res Consulting Group. La società toscana ha presentato il progetto di costituire un osservatorio permanente su un fenomeno che muoverà annualmente almeno 8/9 miliardi di euro dei circa 18 miliardi di euro di Trattamenti di fine rapporto disponibili.
Poiché già oggi in Italia quasi il 70% delle pensioni erogate non superano i 1.200,00 euro mensili, è necessario che il pubblico sia consapevole che senza il trasferimento del TFR ai fondi integrativi, le pensioni saranno fortemente penalizzate specie nel caso dei lavoratori autonomi e dei dipendenti con carriere più brillanti. Si apre un epoca in cui sarà fondamentale disporre di una consulenza previdenziale di alta qualità, per stabilire correttamente la personalizzazione del proprio percorso previdenziale, individuando la necessaria durata temporale, il rendimento finanziario richiesto, l'economicità dei costi, e l'approccio fiscale necessari a costruirsi una vecchiaia serena.
I rischi ci sono.
Come hanno sottolineato diversi relatori del convegno, i modelli gestionali sino ad oggi preferiti dalla grande maggioranza degli aderenti ai fondi pensione negoziali sono basati sull'investimento obbligazionario alla ricerca di qualche forma di garanzia, mentre optando per un comparto monetario che si possa garantire il capitale investio nel lungo termine al netto dei costi. Tanto è vero che nel 1997 -ha ricordato, Roberto ROberti, dirigente dell'Istituto di vigilanza sulle Assicurazioni private- intervenne sulle imprese italiane per far ritirare dal mercato prodotti vita che non risultavano più in condizione di garantire le prestazioni di rendita vitalizia promesse sulla base di tabelle attuariali non più adeguate.
Perchè la sfida della nuova previdenza abbia successo bisogna che i soggetti coinvolti (mondo imprenditoriale e imprese assicurative e creditizie) adempiano ai propri obblighi di consulenza e di informazione nei confronti dei lavoratori.
Fin tanto che i lavoratori non saranno ben informati continueranno a non decidere, mentre la scadenza del 30 giugno si avvicina.
Nicola Novelli