27.000 cacciatori, di cui una buona fetta donne; oltre 9.000 cacciatori di cinghiale, oltre 1.000 cacciatori di selezione, oltre 5.000 cinghiali abbattuti all’anno. E, ancora: 50 zone di ripopolamento e cattura, per un totale di 30.000 ettari vincolati. 3.000 fagiani e 2.000 lepri catturati all’anno (nelle zone di ripopolamento). 50 le aziende faunistico-venatorie (30.000 ettari) e 20 le aziende agrituristico-venatorie (10.000 ettari). Circa 60 aree per l’addestramento dei cani e quasi 2.500 appostamenti fissi.
Il tutto in una provincia che vanta, tra l’altro, due ATC (Ambito territoriale di Ccccia) tra i più grandi d’Italia (l’Atc FI-4 e FI-5) e con il maggior numero di cacciatori. Sono questi i dati della caccia nella provincia di Firenze, presentati ieri dal Presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi e dall’assessore alla Caccia, all’Agricoltura e all’Ambiente Luigi Nigi, insieme a tutte le novità legate al calendario venatorio, alla preapertura della caccia e ad attività messe in ponte per il controllo del territorio provinciale in collaborazione con le associazioni di settore.
“La gestione del territorio – osserva il Presidente Renzi - è una priorità dell’amministrazione provinciale che intende perseguire le proprie politiche di gestione della fauna selvatica e dell’attività venatoria, puntando sul forte coinvolgimento dei cacciatori, degli ambientalisti e degli agricoltori”. Renzi e Nigi ritengono che a Firenze siano “ricomposte le antiche fratture tra il mondo venatorio ed il popolo anticaccia: assistiamo ad un buon ripopolamento faunistico, in certi casi anche ottimo; registriamo una sufficiente compatibilità della presenza di fauna selvatica di grossa taglia su aree coltivate anche con produzioni di pregio, ma, soprattutto, registriamo il consolidamento del rapporto del cacciatore con il territorio rurale”.
Intanto il 29 agosto sarà deliberata dalla Regione Toscana, su richiesta della Provincia di Firenze, la preapertura della caccia per i giorni 1 e 4 settembre.
La legge 157 del 1992 considera la fauna selvatica un bene ambientale incluso nel patrimonio indisponibile dello stato. É una legge di tredici anni, ma, per le sue innovazioni rispetto al passato, è considerata ottima ancora oggi, principalmente perché ha introdotto il concetto di gestione faunistica che deve essere attuata congiuntamente dalle tre componenti che nutrono sulla fauna, per diverse ragioni, i maggiori interessi: gli agricoltori, gli ambientalisti ed i cacciatori.
La Provincia ha applicato la legge con convinzione conseguendo ottimi risultati.
Le principali novità
Il Calendario venatorio per la stagione di caccia 2005-2006, è improntato su criteri di gestione faunistica e territoriale e che consentono un prelievo sostenibile e conservativo, ma anche maggiormente incisivo, soprattutto sulle quelle specie che possono essere fonte di problematiche, sia per il resto della fauna selvatica che per le colture agricole, quest’anno in ritardo sulle epoche di raccolta per l’andamento climatico.
Per questo, ad esempio, è stato decisa l’apertura della caccia al cinghiale al primo di ottobre, anticipandola di 15 giorni rispetto allo scorso anno, anche per mantenere un certo allineamento in tutto il territorio cacciabile (aree vocate e non vocate e aziende faunistico-venatorie) Discorso diverso per il fagiano, per il quale è stata stabilita a chiusura al 31 dicembre, in modo da facilitare le attività di cattura nelle zone di ripopolamento da parte del volontariato dei cacciatori, sfruttando appunto i primi giorni dell’anno, normalmente di ferie per molti di loro.
Esteso da quest’anno il prelievo della pernice rossa anche nell’ATC FI-4. Periodi di caccia per i daini e caprioli che consentano il completamento dei piani di prelievo in periodo di caccia aperta, senza dover ricorrere, come in passato, ad interventi straordinari in primavera, quando ormai le femmine sono gravide.
É il volontariato dei cacciatori un fiore all’occhiello della Provincia di Firenze: è proprio grazie a questi gruppi di persone che si rende possibile la gestione della piccola fauna stanziale nelle zone di ripopolamento e cattura, o quella degli ungulati.
É sempre grazie al volontariato che si è avuto quest’anno un netto calo dei danni alle colture agricole, in particolare di quelli procurati dai cinghiali.
É un trend che dal 2001 è in netto e continuo calo rispetto alle stagioni passate. Tutto questo è avvenuto grazie a cacciatori che in tutto il territorio provinciale e sotto l’attento coordinamento degli ATC, mettono a disposizione molte ore di lavoro volontario per allestire recinzioni elettrificate a protezione delle colture.
Il prossimo appuntamento strategico è il Piano faunistico-venatorio per il quinquennio 2006-2010 attualmente in redazione. Il territorio della Provincia è infatti caratterizzato da una vastissima variabilità ambientale, grosso incentivo per la biodiversità, ma che richiede grossi sforzi gestionali per la conservazione ed il miglioramento degli habitat, in sintonia con gli altri strumenti provinciali di pianificazione territoriale (Piano territoriale di coordinamento, Piano delle aree protette, Piano locale di Sviluppo Rurale, ecc.).
Lo stesso mutato scenario comunitario, attraverso il “disaccoppiamento” introdotto dalla nuova Politica agricola comune (PAC), svincolando di fatto gli agricoltori dall’obbligo di ottenere una produzione agricola, ha reso i terreni, soprattutto quelli posti in aree maggiormente svantaggiate, marginali, o semplicemente meno vocate alle coltivazioni tradizionali, interessanti per destinazioni orientate alla ricostruzione o al miglioramento degli ambienti naturali (coltivazioni “a perdere”, realizzazione di siepi e di filari, realizzazione di piccole aree rimboschite, creazione di piccoli invasi e punti d’acqua, ecc.).
Lo stesso secondo pilastro della PAC, lo sviluppo rurale del 2007-2013, vedrà concentrarsi le risorse su specifiche misure rispettose dell’ambiente naturale e della fauna selvatica in particolare. Gli agricoltori dovranno così confrontarsi con temi vincolanti (direttiva “habitat”, direttiva “uccelli”) non certo nuovi, ma di sicuro diversi dalle logiche produttivistiche del recente passato. Per questo la Provincia di Firenze ritiene che le condizioni siano propizie per un maggiore coinvolgimento degli agricoltori nella ricostituzione degli ambienti naturali più adatti alla fauna selvatica.
Questo potrà portare alla rivalorizzazione dei terreni marginali che possono essere destinati, con miglioramenti ambientali, a costituire siti idonei per la sosta e la riproduzione della fauna selvatica. Per quanto riguarda la gestione della fauna, la Provincia si impegna alla conservazione ed all’incremento della fauna di interesse venatorio, in particolare la piccola fauna stanziale come la lepre, il fagiano o la pernice rossa, ma anche la avifauna migratoria, con maggiori attenzioni rivolte a specie come la beccaccia o il colombaccio.
Sta crescendo però anche l’interesse verso specie che non rivestono un ruolo prettamente venatorio, ma che sono in grado di apportare notevole pregio al territorio.
Ad esempio questa primavera si è avuta la nidificazione, dopo oltre 300 anni, di due coppie di cicogna bianca, una nel Comune di Campi Bisenzio ed una nel Padule di Fucecchio. Mentre la prima coppia purtroppo non ha portato a termine il suo compito per il ferimento, probabilmente accidentale, del maschio, la seconda coppia ha felicemente portato alla luce tre cicognotti, già in volo dal mese scorso.
Ci sono altre importanti iniziative organizzate dalla Provincia che vedono i cacciatori partecipi ad attività di interesse sociale, anche se non strettamente correlate alla attività venatoria, come la collaborazione con la Protezione Civile (per la ricerca di persone scomparse o l’immediato censimento post-sisma) e di educazione e prevenzione per gli incendi boschivi.
Ad oggi hanno aderito oltre 50 squadre, per complessivi 750 cacciatori.
Il 18 giugno, ad esempio, si è tenuta una esercitazione provinciale di protezione civile, chiamata “Segugio 2005”, che ha avuto per obiettivo la simulazione del recupero di sette persone scomparse nella zona del Passo del Giogo, tra Scarperia e Firenzuola. L’iniziativa ha visto per la prima volta impegnato un nutrito numero di cacciatori di cinghiale, oltre 110, che hanno collaborato in modo assai proficuo alla riuscita dell’intervento, forti della loro profonda conoscenza del territorio, conclusosi con il ritrovamento di tutti gli scomparsi.
Il coinvolgimento dei cacciatori è stato possibile grazie ad un protocollo firmato nel 2003 da rappresentanti politici, da funzionari tecnici della Provincia e dai rappresentanti delle associazioni venatorie, per la realizzazione di attività di protezione civile da parte di forme organizzate di cacciatori.