Firenze, 16 maggio 2005- Alla sola Polizia Provinciale di Firenze sono giunte in questi primi 4 mesi dell’anno ben 130 segnalazioni (l’anno scorso nello stesso periodo erano state 112) e questo numero è solo la punta dell’iceberg, cioè la piccola parte di questi episodi della quale veniamo a conoscenza.
Molte possono essere le cause alla base del triste e criminoso fenomeno dei bocconi avvelenati e in particolare si deve differenziare fra avvelenamenti in ambienti urbani e avvelenamenti in ambienti extra-urbani.
Per quanto riguarda l’uso dei veleni in ambiente urbano, sicuramente la motivazione criminosa prevalente è quella dell’insofferenza nei confronti di animali, spesso gatti delle colonie feline, cani randagi, piccioni o altro ancora, talvolta anche animali domestici di vicini.
Per quanto riguarda gli avvelenamenti in ambiente extra-urbano, le motivazioni possono essere molteplici, dalla tutela di pollai e allevamenti dai predatori naturali a vendette personali fra cittadini, da rivalità fra tartufai a situazioni varie di insofferenza verso animali; in questi ambiti una gran parte del fenomeno è però legato ad un elemento specifico, cioè le pratiche usate illegalmente da alcuni ambienti venatori per proteggere dai predatori (volpi, mustelidi, ma anche cani e gatti randagi o vaganti) la fauna di interesse venatorio e in particolare fagiani e lepri di allevamento liberati in natura per ripopolamenti a fini di caccia.
WWF e Unione Amici del Cane e del Gatto da molti anni denunciano questa situazione.
Le Associazioni non vogliono in questo senso criminalizzare l’intera categoria dei cacciatori e nessuno sostiene che sia costante l’equazione avvelenatore=cacciatore e tantomeno cacciatore=avvelenatore, ma negare che la maggior parte del fenomeno nelle nostre campagne è in effetti legato a pratiche venatorie vuol dire nascondere la verità e non voler cercare di risolvere il problema.
A questo punto non vi sono più solo indizi, non vi sono più solo denunce e gridi di allarme di associazioni ambientaliste e di cittadini, ma vi sono ormai numerosi recenti pronunciamenti di tribunali che confermano tutto ciò, dal momento che le persone riconosciute colpevoli di azioni di avvelenamento sono nella quasi totalità persone legate al mondo venatorio e in particolare persone legate ad istituti di carattere venatorio come le zone di ripopolamento e cattura, le aziende faunistico-venatorie, le zone di rispetto venatorio.
In Provincia di Firenze dal 2000 ad oggi, a nostra conoscenza, ci sono state 8 condanne (fra sentenze, decreti penali, patteggiamenti) sul tema dei bocconi avvelenati.
Di queste ben 7 dimostrano la frequente connessione fra avvelenamenti e alcuni ambienti venatori.
In particolare 6 di questi 8 pronunciamenti di tribunali riguardano istituti gestiti da cacciatori a fini venatori (zone di ripopolamento e cattura, aziende faunistico-venatorie, zone di rispetto venatorio).
Anno 2000 - Comune di S. Casciano - fatti accaduti in una Zona di Ripopolamento e Cattura.
Anno 2002 - Comune di San Piero a Sieve -fatti accaduti in una Azienda Faunistico-Venatoria.
Anno 2003 - Comune di Impruneta - fatti accaduti in una Zona di Rispetto Venatorio.
Anno 2003 - Comune di Scandicci - fatti accaduti in una Azienda Faunistico-Venatoria
Anno 2004 - Comune di S.
Casciano -fatti accaduti in una Azienda Faunistico-Venatoria.
Anno 2004 - Comune di Pontassieve - fatti avvenuti in una Zona di Ripopolamento e Cattura.
E il fenomeno non riguarda ovviamente solo la Provincia di Firenze.
Proprio pochi giorni fa (in data 12 maggio u.s.) si è concluso un procedimento in Provincia di Arezzo relativo anche in questo caso a una azienda faunistico-venatoria, dove è stato confermato dal dispositivo del Giudice l’uso di bocconi avvelenati e trappole.
Il WWF (come anche in altri casi in precedenza) ha partecipato al processo con propri avvocati in veste di parte civile.
E’ ora di dire basta a tutto questo.
E’ ora di affrontare con forza e senza indugi il problema, agendo proprio là dove sono le cause che lo alimentano.
Ciò vuol dire adottare provvedimenti e azioni che scoraggino con forza l’utilizzo di queste pratiche nel mondo della caccia e vuol dire far sì che finisca il clima di impunità e di omertà che finora ha contraddistinto questo tema.
Le nostre richieste sono:
- un aumento delle risorse (umane e materiali) dedicate alle prevenzione e repressione di questo crimine;
- l’impegno e l’attivazione di tutti gli Enti istituzionalmente competenti, dalle Province ai Comuni, dalle ASL a tutte le Forze dell’Ordine;
- la pronta e integrale applicazione della legge regionale 39/2001 (Norme sul divieto di utilizzo e detenzione di esche avvelenate), oggi ancora in buona parte disattesa;
- la chiusura degli istituti venatori dove siano accertate attività di avvelenamento e trappolaggio;
- la chiusura della caccia nelle aree dove si riscontrino ripetuti avvelenamenti.
WWF E Unione Amici del Cane e del Gatto ringraziano la Polizia Provinciale di Firenze che con grande impegno e professionalità ha fatto sì che finalmente alcuni avvelenatori siano stati individuati e condannati /dimostrando che anche per questo crimine non vi è più una impunità) e chiede a tutte le Province di aumentare le forze e le risorse dedicate alla lotta a questo crimine.