L’emendamento approvato in Commissione dal Senato, che esclude la potestà di voto delle Fondazioni bancarie al di là del 30% delle quote di capitale posseduto nelle aziende di credito partecipate, non trova d’accordo il Consiglio regionale della Toscana. La decisione parlamentare – è stato sottolineato- va a colpire quasi esclusivamente la Fondazione Monte dei Paschi di Siena e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, sulla quale pesa anche la crisi dei rapporti con il socio di minoranza San Paolo – IMI.
Il Consiglio regionale ha approvato ieri due distinte mozioni. La prima, firmata da Cocchi, Monaci, Ciucchi, Ghelli, Lupi (capogruppo di maggioranza) più la Sgherri di Rifondazione Comunista, invita il Parlamento a non approvare l’emendamento del limite al 30% sul diritto di voto delle Fondazioni in quanto già le precedenti normative hanno imposto loro la perdita della maggioranza di controllo delle banche (contrario il gruppo di AN). La seconda (all’unanimità), presentata dai consiglieri Carraresi (Udc) Marcheschi (Fi) e Totaro (An), per impegnare la giunta regionale a salvaguardare il radicamento territoriale e l’autonomia della Cassa di Risparmio di Firenze nel confronto societario avviato con il San Paolo – IMI.
“E’ il tentativo di sterilizzare le quote delle Fondazioni bancarie –ha detto Alberto Monaci (Margherita)-, che costituiscono una realtà radicata e vitale della Toscana, che conta ben undici di questi Enti, a testimonianza della vocazione territoriale che tutela sia il risparmio che l’investimento nelle imprese. La difesa del risparmio e la sua trasparenza sono le garanzie per una vera democrazia di mercato. Esso è già stato riformato con la legge Amato ed i continui cambiamenti servono solo a colpire il patrimonio delle Fondazioni, che con la norma del 30%, in modo rozzo e brutale si troverebbero costrette o a vendere subito l’eccedenza del capitale oppure a contare meno.
In Italia- ha continuato Monaci- invece, c’è un problema di etica, perché è assurdo vedere scalare le banche da personaggi che si sono fatti prestare i soldi dalle banche stesse, facendo in questo modo enormi plusvalenze, oppure cooperative che entrano nella finanza ed escono dall’ambito delle finalità sociali degli Statuti”. Anche Angelo Pollina (Forza Italia) si è schierato contro l’emendamento passato in Commissione al Senato, in quanto “è uno strumento per colpire le Fondazioni bancarie e quest’operazione fa gola a molti potentati”.
Se il progetto andasse in porto –ha sottolineato Pollina- si creerebbe un grande danno per la Toscana. “Per questo –ha concluso- Forza Italia in Toscana è favorevole alla mozione e si impegna ad intervenire a Roma per far modificare il testo del disegno di legge”.
Anche Angelo Pollina (Forza Italia) si è schierato contro l’emendamento passato in Commissione al Senato, in quanto “è uno strumento per colpire le Fondazioni bancarie e quest’operazione fa gola a molti potentati”.
Se il progetto andasse in porto –ha sottolineato Pollina- si creerebbe un grande danno per la Toscana. “Per questo –ha concluso- Forza Italia in Toscana è favorevole alla mozione e si impegna ad intervenire a Roma per far modificare il testo del disegno di legge”. La battaglia è sui valori e sui principi e non una difesa senese, ma di tutta la Toscana. Così, ha sintetizzato la sua posizione Alessandro Starnini (Ds), in quanto le due banche che principalmente sarebbero colpite dalla decisione parlamentare sono anche quelle che assicurano risorse e prospettive all’economica regionale.
“Il Monte dei Paschi –ha detto Starnini-, ad esempio, è protagonista di grandi investimenti per lo sviluppo regionale come l’interporto di Guasticce, il rilancio della cantieristica, la riorganizzazione del sistema dell’approvvigionamento e dello smaltimento idrico”. Le Fondazioni bancarie –secondo Starnini- fanno parte della storia delle comunità locali e sono state costruite proprio attraverso il risparmio dei cittadini toscani, verso i quali hanno tutelato gli interessi. “Un rapporto ed un legame che lega le banche al territorio, senza dimenticare, però, -ha concluso l’esponente Ds- che servono soggetti attivi a livello nazionale ed internazionale.
In sintesi: dobbiamo difendere le radici assieme alla capacità espansiva di questi soggetti”. E’ vero che le Fondazioni bancarie fanno parte della storia toscana, ma ciò che è curioso è il nuovo atteggiamento della sinistra nei confronti del mondo della finanza. Questa l’osservazione di Marco Carraresi (Udc): “non vorrei che adesso loro condividessero anche il cinismo del mondo degli affari; ma nonostante ciò siamo favorevoli alla mozione e per sottolineare anche il caso della Cassa di Risparmio di Firenze ne abbiamo sottoscritta una seconda”.
La situazione è completamente trasversale ai partiti –ha concluso Carraresi- in quanto non passò la riforma sulle Fondazioni voluta dalla Casa delle Libertà, mentre adesso passa un emendamento anche con i voti di alcuni parlamentari dei Ds. “Evitiamo, comunque, di farne una questione da ‘Repubblica di Siena’ –ha affermato l’esponente Udc- e cerchiamo di dare qualche segnale di toscanità al Monte dei Paschi, come la distribuzione degli utili in ugual misura su tutto il territorio regionale”.
Il capogruppo Ds, Paolo Cocchi, ha presentato ed illustrato un emendamento, con cui si auspica che le Fondazioni bancarie toscane sappiano crescere e rafforzarsi nell’attuale sistema competitivo della finanza, senza rinunciare ai legami con il territorio. “Le Fondazioni –ha detto- non sono opere pie, ma proprietarie di imprese del credito, perciò c’è un problema di efficienza e competitività di queste aziende. L’economia toscana ha bisogno di rapporti con grandi banche che sappiano muoversi su scenari internazionali”.
Per Rifondazione Comunista è intervenuto Aldo Manetti, che ha invitato a tenere alta la difesa del legame territoriale delle Fondazioni toscane. “Mi sembra scorretto –ha detto- imporre per legge il cambio di proprietà da parte degli enti locali, con perdita sicura di valore del patrimonio. E’ vero per le banche è un periodo di cambiamento, ma esso va guidato rimanendo legati al territorio”. Anche per il consigliere Giuseppe Del Carlo (Udc) occorre puntare alla valorizzazione del radicamento territoriale, da cui le Fondazioni bancarie sono nate.
Invece, il capogruppo di An, Maurizio Bianconi, ha dichiarato il voto contrario sulla prima mozione. “Qui il problema è il Monte dei Paschi e la senesità –ha detto- noi abbiamo sempre criticato il rapporto tra la politica e la banca. Una cosa negativa ancora di più per la sinistra, che dovrebbe prendere le distanze dal denaro, invece il presidente della Regione Claudio Martini, alle elezioni ha presentato la sua candidatura proprio nel salone del Monte dei Paschi. Così –ha concluso – abbiamo capito che questo istituto di credito è il primo azionista della Regione Toscana.
Non voteremo la mozione per non togliere dai guai i Ds dalle loro liti interne sulla banca”. Il consigliere Rosanna Pugnalini (Ds) ha sottolineato come già esistano pareri di incostituzionalità sull’emendamento parlamentare, in quanto le Fondazioni hanno già dismesso la proprietà delle banche. Inoltre, il testo –ha sottolineato- è in contrasto con la normativa europea e non trova reciprocità, nei fatti, nella presenza di soggetti italiani nel capitale delle banche estere. “Le Fondazioni –ha concluso Rosanna Pugnalini- sono soggetti credibili, con strutture proprietarie stabili, che non limitano possibili alleanze per la crescita”.
Per Luciano Ghelli (Comunisti Italiani) il Monte dei Paschi sarà sempre meno senese. “Non si può sposare il mercato per poi mettergli dei paletti, soprattutto quando è l’idolo a livello mondiale. Nessuno –ha detto Ghelli- se non la Chiesa contesta questa prospettiva di globalizzazione. Non mi appassiona la sinistra che scala la BNL, ma dobbiamo essere realistici. Intanto, visto che il Consiglio regionale ha meno poteri grazie al nuovo Statuto, almeno esercitiamo ciò che abbiamo. Chiamiamo in audizione il consigliere che nominiamo nella Fondazione del Monte dei Paschi”.
Approvata la mozione, il consigliere Carraresi ha illustrato quella sulla Cassa di Risparmio di Firenze, che vede il patto di sindacato scaduto e prorogato fino al 30 settembre prossimo. Ma il socio di minoranza San Paolo – IMI, nonostante controlli solo il 20% del capitale, ha un forte potere decisionale nella banca fiorentina. Da qui l’auspicio dei firmatari della mozione dell’eliminazione dell’opzione “call” a favore del San Paolo – IMI e l’invito alla Giunta regionale ad attivare inziative per salvaguardare il radicamento territoriale e l’autonomia dell’Istituto di credito fiorentino.
Per i Ds il capogruppo Cocchi ha espresso voto favorevole, così come il capogruppo della Margherita Monaci.