Solo qualche anno fa i gestori del servizio idrico in Toscana erano duecento; oggi sono sei, anche se ancora manca all’appello un Ato, quello di Massa e Lucca. Se nel ’98 il 45% della popolazione non fruiva di sistemi di depurazione, oggi la percentuale è scesa al 23%. Le perdite dovute alla rete idrica e alle mancate fatturazioni dal ’98 ad oggi sono passate dal 43% al 37%. Sono solo alcuni dati emersi durante la seduta che la commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale ha dedicato alla questione dell’acqua.
Una sorta di summit, che ha visto la presenza dei presidenti delle Aato (Autorità di ambito), dell’assessore all’ambiente Tommaso Franci e delle associazioni dei consumatori. “Certo alcuni problemi rimangono aperti - ha commentato il presidente della commissione, Sirio Bussolotti (Ds) - ma non dimentichiamo che le redini della situazione le hanno in mano i Comuni, che compongono le Autorità di ambito, con funzioni di programmazione e controllo. Se quelle redini si tengono ben tirate, la gestione dei servizi anche se è fatta da privati sarà più attenta al sociale; se le redini sono lente, la gestione avrà come obiettivo solo il profitto”.
Da più parti, infatti, è emersa l’esigenza di rafforzare i controlli sui piani di ambito e sugli investimenti, dando alle consulte, all’osservatorio, alle associazioni dei consumatori poteri più cogenti. L’incontro della commissione ha concluso un lavoro che era iniziato nell’ottobre del 2000, con le prime audizioni sull’affidamento del servizio idrico; un lavoro che andrà ora a confluire nell’approvazione della nuova legge sui servizi pubblici, occasione per l’eventuale introduzione di correttivi.
Da parte dei rappresentanti delle Autorità di ambito (c’erano i presidenti di Aato 3, Firenze, Prato e Pistoia, Aato 4, Arezzo e Aato 6, Grosseto e Siena), ad esempio, è emerso il problema di distinguere in modo più netto le funzioni degli ambiti e dei gestori, specialmente con riferimento ai Comuni che partecipano ad entrambi gli aspetti: sono membri delle Aato ed hanno la maggioranza nelle società miste di gestione. Secondo Adiconsum, la trasparenza e la possibilità di controllo da parte dei consumatori sono da rafforzare ulteriormente.
Nel complesso però è emerso un quadro soddisfacente, che fa della Toscana - così si è espresso l’assessore Franci - “l’apripista e il cuore dell’attuazione concreta della riforma Galli”. La Regione, ha detto Franci, riconferma la natura pubblica della risorsa acqua, dando atto alle amministrazioni di aver fatto una scelta di equilibrio con la liberalizzazione del servizio. Nel corso di quest’anno si avranno i primi dati comparativi sull’andamento delle diverse gestioni e sul rispetto da parte dei gestori degli standard di qualità stabiliti a livello regionale.
Molte le domande e le questioni sollevate dai consiglieri presenti. Il vicepresidente della commissione, Franco Banchi (Udc), in particolare, ha messo l’accento sui possibili disagi che la razionalizzazione del servizio crea agli utenti - ad esempio con la sostituzione degli uffici periferici da parte di call center - e sul circolo vizioso che si crea tra necessità di investimenti e aumento delle tariffe. Sulla questione dell’acqua l’assessore Franci sarà presto chiamato a riferire in Consiglio; un dibattito che darà modo all’assemblea di esprimere valutazioni ed indirizzi per il futuro.