Dopo le celebrazioni istituzionali di domenica 24 luglio 2022, mancano pochi giorni all’evento che, anche grazie alla musica, onorerà i 29 empolesi fucilati per rappresaglia dai nazisti nel 1944.Il titolo è ‘Tutti in piedi… In cammino’, evoluzione dell'appuntamento "Tutti in piedi", e l'appuntamento è per mercoledì 28 luglio 2022, alle 21.15, in piazza 24 Luglio. L’iniziativa è organizzata dal Comune di Empoli con la collaborazione del Centro studi musicali Ferruccio Busoni, di Giallo Mare Minimal Teatro e del Centro Attività Musicali.Il format non cambia: l'invito a tutta la comunità è a partecipare alla Banda e al Coro improvvisati.
Alla guida i musicisti del Cam. Saranno distribuiti gli spartiti e i testi delle canzoni, fra le quali l'Inno di Mameli, l'Inno alla gioia, Bella Ciao, ...E io ero Sandokan. E i presenti avranno anche la possibilità di contribuire al 'concerto' grazie ai kazoo, semplici strumenti musicali, che il Centro Busoni donerà quella sera.Dopo la musica, spazio al ricordo per non dimenticare, grazie a interventi e contributi. A partire da quello dello storico Paolo Santini che fornirà un inquadramento storico della serata, nel corso della quale si terranno le proiezioni di un video dedicato alla deportazione e della video-intervista, inedita, a Vieri Tani: ormai scomparso, era fra i Volontari della libertà empolese che il 13 febbraio 1945 partirono per andare ad unirsi alle formazioni alleate impegnate sull’Appennino fra Emilia Romagna e Toscana.
Concluderanno la serata una lettura di Vania Pucci per Giallo Mare Minimal Teatro, che darà voce alla testimonianza di Arturo Passerotti, unico superstite della strage di piazza 24 Luglio, e gli interventi istituzionali.
"Una grande nuvola rossa di fumo, mista a polvere che odorava di violenza e morte, sovrastava il borghetto di Fabbrica, vicino a casa mia, e lo scoppio di una mitragliatrice che rimbombò forte e chiaro confermò che stava accadendo qualcosa di terribile, avvertii subito i miei familiari, volevo scendere in strada e andare a soccorrere ma ero troppo piccolo". Aveva 12 anni Francesco Vermigli, oggi novantenne, quando dalla finestra della propria camera scorse in lontananza l'orrore che si stava consumando a pochi metri dalla sua abitazione. Al ricordo l'anziano, che rievoca alcuni dettagli durante la commemorazione avvenuta a Fabbrica lo scorso 24 luglio, fa fatica a nascondere la commozione.
Approfondimenti
I tedeschi che avevano allestito nella zona di Fabbrica una linea difensiva e si erano insediati sin dal maggio 1944 nella Villa del Conte Piatti decisero di fare irruzione nella casa di Bruno Viviani, doveva vivevano alcune famiglie di sfollati, catturarono Brunetto Bartalesi, Giuseppe Vermigli, Carlo Viviani e Bruno Viviani. Due adulti e due anziani furono arrestati, condotti dai soldati nazifascisti al di fuori dell'edificio e poi fucilati a colpi di mitraglie nella vicina Fornace di Fabbrica.
Solo Carlo Viviani, ferito, riuscì a salvarsi fingendosi morto e a testimoniare che i tedeschi prima di uccidere gli uomini li accusarono di essere partigiani. Carlo Viviani morì qualche anno dopo, nel 1948, a causa di una malattia causata proprio dagli avvenimenti del 24 luglio. A 78 anni dalla Liberazione il Comune di San Casciano in Val di Pesa ha commemorato le vittime della strage di Fabbrica, il 24 luglio, giorno del massacro, con la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Sant'Andrea in Fabbrica, in suffragio delle vittime dell'eccidio con il parroco Don Rosario Landrini.
Il ricordo commosso, partecipato da tanti cittadini tra cui Francesco Vermigli e Mirella Lotti, figlia di Carlo Lotti, vittima della vicina strage di Pratale che si consumò il giorno prima, è stato rimarcato dall'intervento del sindaco Roberto Ciappi che in questa occasione ha deposto una corona al Monumento, situato nel borgo di Fabbrica.
“I martiri di Fabbrica erano uomini che non avevano nulla a che fare con la guerra e la barbarie nazifascista – dichiara il sindaco Roberto Ciappi – erano contadini, avevano semmai un forte legame con la terra della quale si prendevano cura con amore e dedizione, eppure furono strappati alle loro famiglie e furono trucidati gratuitamente, senza una ratio militare, i civili di Fabbrica furono vittime del sentimento discriminatorio dei tedeschi durante la loro ritirata, della volontà di sopraffazione e prevaricazione che forse si accendeva all’idea che la loro occupazione fosse vicina alla disfatta, sentimenti di violenza e intolleranza che purtroppo a distanza di tanti anni tornano ad emergere in tanti altri conflitti attuali, come quello vicino del paese ucraino”.
“Tali drammatici fatti ci fanno capire quanta strada sia da percorrere e quanto ancora dobbiamo lavorare per la reale costruzione della pace – continua il primo cittadino - che non può scaturire dal sangue o da altra violenza, non sono d’accordo con chi sostiene che la pace si fa con la guerra, è quanto di più distante ci sia dalla mia visione che invece fa leva sui concetti di rispetto, uguaglianza, fratellanza, dialogo e salvaguardia dei diritti umani. Sono questi i temi che danno forma e sostanza alla nostra rinascita, segnata dalla Carta Costituzionale che scaturì proprio dal sacrificio delle innumerevoli vittime civili e militari che lottarono per la nostra libertà e la nostra democrazia.
E oggi costituisce un faro, una guida per ogni azione, nella pienezza dei diritti e dei doveri, del vivere civile”. All'iniziativa hanno preso parte anche il consigliere regionale Massimiliano Pescini e il sindaco di Barberino Tavarnelle David Baroncelli. Dalla strage di Fabbrica si salvò il giovanissimo Varis Viviani. I tedeschi spinsero e rimandarono il dodicenne in casa facendolo unire al gruppo delle donne.
Luce sulle stragi nazifasciste del Chianti
Il sole che tra i boschi di Badia a Passignano illumina con la ricerca della verità e i sentimenti di equità e giustizia, coltivati da anni dalle istituzioni e dalla comunità, è destinato a non tramontare sull’eccidio di Pratale. Nonostante i 78 anni che tengono lontanissimo e sfumato il ricordo di quei drammatici avvenimenti, il percorso costante di studio e approfondimento, il desiderio di ricostruire, narrare e condividere le tristi vicende, la volontà di mettere a fuoco nuovi particolari e valorizzare i ricordi dei testimoni, sempre più sbiaditi dallo scorrere del tempo, sono i binari che conducono la comunità chiantigiana verso la conservazione e il rafforzamento della cultura della memoria.
Barberino Tavarnelle non dimentica e continua ad affidare alla conoscenza del passato le radici su cui costruire il futuro del suo territorio. Non lo fa solo per celebrare una ricorrenza ma per adempiere ad un dovere morale, alla necessità indifferibile di sostenere ed esprimere vicinanza ai familiari delle vittime e rendere onore a tutti gli innocenti che caddero sotto i colpi di una guerra ingiusta, violenta, disumana che non conosceva limiti e confini morali, indifferenti e ostili al rispetto, alla pluralità delle identità.
Il Comune di Barberino Tavarnelle ha rievocato una delle vicende più drammatiche del suo passato con le voci e le emozioni dei più giovani. A 78 anni dalla Liberazione dall’occupazione nazifascista il cassetto della memoria che custodisce i nomi dei dodici uomini di Pratale e i loro percorsi di vita stroncati dall’orrore della guerra si è aperto e si è amplificato a Tavarnelle Val di Pesa con il racconto intenso dell’attore e regista Massimo Salvianti, accompagnato dalle parole di nove studenti, la musica di Bettina Bianchi e Carlo Alberto Aquilani, i disegni di Lorenzo Bojola.
La strage di Pratale, un crimine ‘dimenticato’, come tanti altri eccidi toscani avvenuti per mano nazifascista nell’estate del ‘44, è stato ricordato e vissuto con grande partecipazione dalla comunità nel luogo dell’eccidio, nella radura di Pratale, tra le colline del Chianti Classico, dove lo spettacolo commemorativo “Verdi i germogli rosso il sangue” è stato preceduto la mattina dalla celebrazione della Santa Messa dedicata alle vittime e dalla deposizione della Corona al Monumento ai Caduti alla presenza del sindaco David Baroncelli.
Massimo Salvianti, che ha ideato e curato l’evento prodotto da Arca Azzurra Eventi, ha iniziato ad occuparsi di questa vicenda in occasione del cinquantesimo anniversario della Liberazione dopo che il gruppo Irene aveva realizzato una serie di interviste ai testimoni di guerra. “Ho cominciato il mio percorso di studio e ricerca su Pratale tanti anni fa e da dodici allestisco questo evento – spiega Massimo Salvianti - ad ogni edizione la narrazione, proposta in maniera diversa, si arricchisce di emozioni ed elementi nuovi, lo scorso anno ad esempio erano circa 80 le persone con le quali abbiamo rievocato i punti salienti della strage nel prato della Pieve di San Pietro in Bossolo, quest’anno sono stato felice di aver coinvolto alcuni studenti del territorio per una lettura intensa in loco, nella radura dove avvenne la fucilazione, le ragazze e i ragazzi hanno fatto loro il testo con grande sensibilità e consapevolezza, mi hanno favorevolmente sorpreso le loro letture, delicate e incisive allo stesso tempo”.
Un commento sull’esperienza arriva proprio da loro, dai protagonisti dell’evento che hanno espresso un sentito ringraziamento a Massimo Salvianti: “È stato molto bello ed emozionante – hanno dichiarato - e sicuramente tutti vogliamo ringraziare Massimo Salvianti e tutte le autorità che ci hanno permesso di trasmettere il grande messaggio che siamo tutti umani e proprio per questo non dovremmo farci la guerra e ucciderci”. Hanno preso parte al reading Alberto Conti, Vittoria Ganetti, Pietro Franceschini, Raffaella Sperduti, Olimpia Salvianti, Leonardo Bellini, Caterina Donnini, Agata Sani, Caterina Cencin.
“L’impegno civile è la strada maestra che ogni giorno accompagna le cittadine e cittadini di Barberino Tavarnelle nel vivere secondo i principi della Carta Costituzionale - dichiara il sindaco David Baroncelli - lo ha ben dimostrato Massimo Salvianti che ha coinvolto un gruppo di studenti di Barberino Tavarnelle per far comprendere in maniera diretta ciò che è stato, costruire e mantenere i valori della pace e dei diritti umani, lavorare incessantemente per proiettarsi nel futuro come territorio unito”. “
Mi piacerebbe accogliere il suggerimento dei ragazzi – prosegue il sindaco Baroncelli - che chiedono di realizzare una biblioteca della memoria a cielo aperto, un cammino dedicato alla valorizzazione dei luoghi e dei monumenti come spazi di riflessione e rievocazione delle persone che vi hanno perso la vita, perché le persone sono più importanti di ogni altra cosa, più importanti delle stesse storie che oggi le portano fino a noi”.
“La luce che nasce dal percorso di crescita di una comunità – continua il sindaco - e si rafforza nel coinvolgimento dei futuri cittadini è quella che illuminerà la nostra costante tendenza a cercare la verità. Leggere e rileggere i nomi che riporta il cippo di Pratale, eretto a 52 anni dalla strage, ci aiuterà a capire quanto importante siano i fondamenti di libertà e democrazia che oggi ci permettono di vivere con dignità”.
I dodici contadini, prelevati dalle loro case, strappati alle loro famiglie e fucilati nel bosco di Pratale la sera del 23 luglio 1944, quando il sole stava per tramontare, sono: Angelo Cresti, Attilio Cresti, Oreste Cresti, Bruno Gori, Giuseppe Gori, Livio Gori, Serafino Gori, Marcello Gori, Omero Gori, Carlo Lotti, Giuliano Lotti, Giovanni Raspollini.