Bove c'è, ai margini della panchina, avvolto in una sciarpa nera, e alla mezz'ora quando appare sul maxischermo il Franchi si scalda in applauso. Ma Bove non è in campo, e si vede: l'Udinese rocciosa e arcigna ma tattica e veloce pur senza schierare fuoriclasse doma e poi irretisce e infine abbatte una Fiorentina pur passata in vantaggio presto con Kean che finalmente segna bene un rigore e va in doppia cifra tra i goleador. Ma forse troppo presto, perché poi non riesce a chiudere il conto e anzi con il passare del tempo si arrotola e si incarta e si avvita in una serata storta di giochesse lente e impacciate alternate a lancioni senza costrutto o comunque senza troppi patemi per il portiere ospite, che in ogni caso se la cava bene in due o tre occasioni, in una anche con l'aiuto del legno che del resto in precedenza aveva già dato una bella mano all'estremo viola.
"Buon Natale Fiorentina, Buon Natale Fiorentina", canta la solita FerroFiesole appassionatissima e zeppa – e non solo quella: sono 20.505 gli spettatori malgrado l'orario non felice, e il gelo ancor meno invitante – ai giocatori scesi in verità mogi sotto la curva quasi ad aspettarsi una sonora lavata di capo. Ci sarebbe stata tutta, a dire il vero, e attenzione che il troppo amore non faccia danni, avrei visto azzeccata anche una sonora fischiata, le coccole in fondo vanno anche meritate. Carbone nel sacco di Babbo Natale, casomai: sì lo so, il carbone lo porta la Befana, ma permettete, ora mi fa più gioco così, e stasera ci starebbe bene il carbone, per i giocatori e per il mister. Quello per la società, se ce ne sarà bisogno, resta congelato fino alla mezzanotte del 3 febbraio.
Una data importante. Entro la quale dovrà accadere qualcosa. Bove c’era, ma non in campo. E Palladino non può fare fina di nulla: senza Bove, la mediana a due non ha più senso, non fa diga e al tempo stesso nemmeno collega se manca l’elemento di saldatura, Beltran da solo, e poi Gudmundsson dopo di lui non sono gli elementi adatti. Già, Gud: perché, mister, solo quella scarsa mezzoretta finale quando il morale era già sotto i piedi e la palla, anche per stanchezza delle gambe e delle teste, girava sempre più lenta e prevedibile? E comunque anche lui è parso l’ombra di sé stesso.
Peggio mi sento, se poi si somma l’ancora misteriosa evanescenza di Colpani, il solitarismo del pur generoso e in qualche modo proficuo Sottil – di Kouamé non parlo, non ne ho più voglia se non per continuare a sottolinearne il fastidioso pesticcìo, di Ikoné si ripete sempre la solita storia dell’inconcludenza – e la scarsa incisività quanto a precisione e volume del supporto da dietro.
E poi c’è Kean. Sì, segna il rigore, e con questo fanno dieci, non pochi. Ma, ma: solo davanti a Sava si fa raggiungere e anticipare da Karlstrom; Cataldi gli dà un pallone d’oro al centro, ha tutto il tempo per prendere la mira, la mette fuori; Colpani lascia andare un tiretto moscio che Sava però non trattiene, ma il rapinatore d’area non c’è; Kouamé vola a sfiorare di testa un invito al bacio verso la porta sguarnita, lui arriva tardi; senza contare tutte quelle bandierine alzate per fuorigioco. E qualche volta un atteggiamento un tantino irritante. Mister, che ne dice?
Ma, del resto, la partita persa nel freddo dell’Antivigilia impone una riflessione precisa. Del caso “assenza di Bove che va rimpiazzato senza perdersi in soluzioni interne che non esistono” s’è detto, e anche ridetto in abbondanza. La riflessione è un’altra. La Fiorentina è composta di buoni giocatori. Ma quando la vedi la differenza tra un buon giocatore e un fuoriclasse, o comunque un campione? Quando il compagno in fascia là davanti ha una prateria, e tu gli strozzi un passaggio che nemmeno i più pedestri amatori; quando un difensore centrale, da solo in mezzo al campo, mette palla fuori di testa anziché gestirla, oppure tocca una palletta morbida nel vuoto senza invece servire un compagno vicino.
E ancora: quando l’altro centrale – che per inciso non gioca mai palla con meno di due tocchi e sempre dalla stessa parte – prima si avventura in una percussione che conclude con un tiraccio velleitario uso trasformazione da rugby invece di capitalizzare con compagni più atti allo scopo, poi si allunga malamente palloni in mezzo al campo, infine deposita un comodo rinvio sul petto dell’avversario che appoggia al compagno ben piazzato, tiro-gol. Grazie. E anche quando l’esterno basso (terzino?) una volta si lascia goffamente scappare palla in fallo laterale, un’altra lancia lungo sulla fascia, ma ancora fuori dal campo.
Eh beh, c’è da pensare. Probabilmente che a gennaio qualcuno abbia da fare straordinari, nei contatti di mercato. Ma intanto anche in campo: la classifica è ancora bellina, però s’avvicinano due appuntamenti non male: a casa dei Gobbi (oh, l’argentino è anche tornato a segnare, che si stia preparando?) dopo Natale, poi arriva il Napoli prima della Befana. C’è il rischio di fare indigestione, per le Feste, e vedersi risucchiare. Vero, c’è da recuperare una partita. Ma con l’Inter (6-0 a casa della Lazio...), mica con il Roccapilucco. Buon Natale, nonostante tutto.
Fiorentina (4-2-3-1): De Gea; Kayode, Comuzzo, Ranieri, Gosens (86' Parisi); Adli (62' Mandragora), Cataldi; Colpani (70' Ikoné), Beltran (62' Gudmundsson), Sottil (70' Kouamé); Kean. All. Palladino
Udinese (3-5-2): Sava; Kristensen, Kabasele, Tourè (46' Abankwah); Ehizibue (86' Modesto), Lovric, Karlstrom, Ekkelenkamp (66' Atta), Zemura; Thauvin (86' Bravo), Lucca. All. Runjaic
Marcatori: 8' rig. Kean, 49' Lucca, 57' Thauvin
Arbitro: Marcenaro di Genova (Bindoni-Tegoni, quarto Cosso; Var Pezzuto-Maresca)
Note: ammoniti 5' Sottil, 38' Zemura, 46' Kristensen, 52' Ehizibue, 74' Sava, 81' Kouamé. Angoli 10-2 Fiorentina. Spettatori 20.505