Sant’Anna di Stazzema– “Il nostro dovere è trasmettere anche ai giovani, al di là della retorica, il senso del sacrificio che i nostri padri hanno compiuto per i valori della pace, della democrazia e della libertà. Proprio come questi cinquecentosessanta morti, che oggi onoriamo a settantuno anni da quel giorno; venuti a cercare rifugio in montagna, convinti di essere al sicuro, e che qui trovarono la loro tragica fine”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, intervenuto, con il Gonfalone, alla cerimonia di commemorazione della strage nazista di Sant’Anna di Stazzema del 12 agosto 1944.
Qui le truppe dei reparti Ss radunarono gli abitanti del borgo, in prevalenza anziani, donne e bambini, e li uccisero barbaramente, per poi bruciarne i corpi. “Fu una delle stragi più efferate compiute dai nazifascisti, non solo della Toscana ma dell’intera Italia – ha sottolineato il presidente - Fu un colpo di coda di un’ideologia, come quella nazista, fondata sulla dittatura e sulla crudeltà”. Giani ha ricordato che quelli erano i giorni delle liberazioni. Firenze veniva liberata il giorno prima, l’11 agosto, con un impegno della popolazione che, più di ogni altra parte d’Italia, aveva accompagnato le truppe angloamericane. “A capo del Comitato toscano di Liberazione c’era un uomo di queste terre, Carlo Ludovico Ragghianti, che, dopo l’insediamento in Palazzo Medici Riccardi, scelse per la Regione lo stemma del Pegaso, il cavallo alato simbolo di libertà – ha aggiunto il presidente - Accanto all’amarezza e alla drammaticità, raccontate dagli occhi di coloro che hanno vissuto quella tragica giornata, dobbiamo ricordare, soprattutto alle nuove generazioni, quanto questa nostra libertà e questa nostra democrazia siano state bagnate dal sangue”.
Alla cerimonia ha partecipato anche la consigliera regionale Titta Meucci.
Questo l’intervento del presidente della Commissione Ambiente e Mobilità Fabrizio Ricci in occasione della commemorazione del 71° anniversario dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, avvenuto il 12 agosto 1944: “E’ un onore per me rappresentare il Comune di Firenze in questa giornata così importante per il riconoscimento pubblico e storico di questo evento, rimasto nel silenzio per troppi anni. Un fatto di una crudeltà che con gli occhi di oggi non riusciamo a spiegare se non con l’odio più torvo e più cieco riversato sulla parte più debole e indifesa di una popolazione, bambini, anziani, donne; come spiegare altrimenti il massacro di una neonata, Anna di 20 giorni.
Ma questo ce lo chiediamo in una società civile, che non era certo quella della seconda guerra mondiale e soprattutto degli ultimi tempi, quando i nazisti spinti verso il nord e sempre più inferociti hanno dato sfogo agli istinti più barbari. Commemorare oggi, elevare il ricordo è sì un monito verso le nuove generazioni, perché abbiano conoscenza e coscienza dei fatti di guerra, ma è soprattutto un risarcimento morale per coloro che da quell’odio sono stati travolti e ne sono stati schiacciati, sia che ne siano usciti morti o vivi. Ritornare ogni anno in questo Luogo, è come venire a rendicontare su cosa noi abbiamo fatto, noi società civile e istituzioni, per mantenere questa pace così cara e così fragile. E’ compito di tutti, ma più ancora di noi che facciamo parte delle Istituzioni, di coloro che hanno responsabilità nella comunicazione, indirizzare l’opinione pubblica verso sentimenti di pace, tolleranza, di giustizia e equità, perché dobbiamo sempre aver chiaro e presente che “il bacillo della peste non è mai morto, ma sonnecchia in attesa di condizioni favorevoli.”