"Il grave episodio di violenza occorso recentemente al pronto soccorso di Careggi è solo l’ultimo evento di una lunga catena che sembra non avere più fine, ma nonostante questi numerosi incidenti l’azienda sanitaria USL Centro continua imperterrita nel suo comportamento di sottostimare il fenomeno delle aggressioni al personale dell’azienda". Così Simone Baldacci Coordinatore FP CGIL Usl Toscana Centro.
"E’ di oggi - prosegue - la notizia che, nonostante le numerose richieste fatte da mesi dalla nostra organizzazione sindacale e da parte di tutto il personale sanitario che opera nel SERD di Santa Rosa a Firenze, l’azienda ha aperto i nuovi locali del servizio, dedicati ai colloqui con gli utenti, in una zona isolata e scollegata dal resto del servizio, respingendo al mittente la richiesta di incremento del servizio di vigilanza, indispensabile per l’incolumità di tutto il personale sanitario e socio sanitario
Nella mappatura dei servizi a rischio di aggressioni, l’azienda ha inserito i nuovi locali del Serd di Santa Rosa fra quelli dove non si riscontra un basso rischio di aggressioni, nonostante i nuovi ambienti siano isolati al secondo piano, in contiguità con il centro di salute mentale, senza nessuna barriera divisoria che impedisca una pericolosa promiscuità degli utenti di questi due servizi, privi di videocamere e di un servizio di vigilanza attiva.
E’ ormai noto a tutti che i servizi delle dipendenze, insieme a quelli della salute mentale e ai pronti soccorsi, risultano, dati alla mano, di gran lunga i più esposti al rischio aggressioni, ma l’azienda sanitaria volutamente ignora queste evidenze, e per meri motivi legati al mantenimento dei conti economici mette al centro delle sue priorità il bilancio invece della sicurezza dei propri lavoratori
Gli stessi motivi economici che impediscono all’azienda, ad esempio, dopo 4 anni dalla loro installazione di mettere in funzione le videocamere al pronto soccorso dell’ospedale di Ponte a Niccheri, che non hanno portato a nessuna nuova misura di prevenzione al centro di salute mentale della Badia, dove recentemente un operatore è stato minacciato con una pistola alla tempia, o al disattendere le raccomandazioni ricevute dal Prefetto di Prato, dopo le ripetute aggressioni avvenute recentemente nel pronto soccorso pratese.
Da più di due anni l’azienda sanitaria ancora deve elaborare un piano della sicurezza aziendale previsto dal Dlsg 113 del 2022, piano che la FPCGIL ha già presentato nel mese di agosto a Prefetto e azienda che tarda ad arrivare a causa delle stesse esigenze di bilancio, perché questa misure hanno un costo economico, che l’azienda volutamente non vuole sostenere e preferisce fare cassa sulla sicurezza dei lavoratori.
La sicurezza degli operatori sanitari e socio-sanitari ha invece un suo costo economico, che le aziende hanno il dovere di accollarsi, se si vuole che non si ripetano più le tragedie come quella occorsa alla psichiatra di Pisa, le aziende devono capire che servono risorse economiche, non solo per potenziare i servizi della vigilanza, ma anche per attivare tutte le misure di sostegno psicologico e legale nei confronti dei lavoratori o per attuare misure strutturali e tecnologiche, come previsto dalle delibere e dalle linee guida regionali su questa materia
Ignorare il fatto che servano risorse per garantire un minimo di sicurezza per tutti gli operatori sanitari e socio sanitari vuole dire non volere fare nessun atto concreto per contrastare e prevenire il fenomeno delle aggressioni, e a questo punto degli attestati di solidarietà, che ad ogni evento di violenza, i politici e le istituzioni fanno a gara a portare agli aggrediti, i lavoratori del servizio pubblico sanitario non sanno più che farsene, serve meno ipocrisia e più atti concreti", conclude.