Firenze – Prosegue il lavoro della commissione Sanità, presieduta da Enrico Sostegni (Pd) sul tema della sicurezza degli operatori del sistema sanitario. La Commissione ha già ascoltato gli addetti ai lavori e i sindacati e, nella seduta di del pomeriggio di mercoledì 19 luglio, ha audito l’assessore alla Sanità Simone Bezzini e i direttori generali delle Aziende sanitarie della Toscana, oltre ai rappresentanti della sigla NursingUp Toscana, che non avevano partecipato alle audizioni della volta scorsa.
Il lavoro, ha ricordato Sostegni, è fatto con l’obiettivo di capire le azioni messe in campo e quelle ulteriori che dovranno essere attuate nei prossimi mesi” e di arrivare a presentare una proposta di risoluzione, da votare in Consiglio, da parte della commissione.
Da parte dell’assessore e dei funzionari della Giunta regionale sono stati forniti numerosi dati, “perché è fondamentale – ha spiegato Bezzini – avere una conoscenza del fenomeno sotto l’aspetto quantitativo e anche qualitativo”. Bezzini ha preannunciato che la Giunta adotterà un pacchetto di misure concrete per combattere il fenomeno entro i prossimi due-tre mesi.
Nel 2018 è stato istituito l’Osservatorio regionale sulle aggressioni in sanità, con l’obiettivo di monitorare gli eventi, predisporre linee di indirizzo delle Asl, fare formazione e comunicazione.
Nel 2020 sono stati registrati 752 casi di aggressione, di cui 561 verbali e 191 fisiche; nel 2021 i casi sono stati 817 (591 verbali, 226 fisiche); nel 2022 1258 (935 verbali e 323 fisiche).
Nel primo trimestre 2023 si sono verificate 404 aggressioni al personale sanitario (315 aggressioni verbali, 89 aggressioni fisiche). Il fenomeno sembra dunque essere in crescita, anche se nell’ultimo periodo è stato fatto uno sforzo per far emergere casi che in passato non venivano denunciati.
Le vittime delle aggressioni sono soprattutto infermieri, seguiti dagli operatori sociosanitari e dai medici. Gli episodi si verificano più spesso nei pronto soccorso, seguiti dai reparti di psichiatria, dal settore dipendenze, dall’area Cup e da quella materno infantile. Le aggressioni che si trasformano in infortuni sul lavoro rappresentano il 7-8 per cento di tutti gli infortuni in sanità.
Tra le misure messe in campo linee di indirizzo alle aziende, percorsi formativi anche con corsi regionali, una campagna regionale di comunicazione con la realizzazione di un video, brochure e volantini. Anche da parte delle Aziende sanitarie della Toscana è stato fatto il quadro delle pratiche e delle misure adottate, dalla maggiore sorveglianza alle navette per i parcheggi, dai corsi di formazione alla maggiore vicinanza agli operatori vittime di aggressioni, dai protocolli con le prefetture ai sistemi di segnalazione.
Il fenomeno, come è stato messo in luce da tutti gli interventi, è molto complesso e deve essere affrontato da diverse angolature. Gioca spesso un ruolo importante il disallineamento tra quello che le persone pensano di dover ottenere dal servizio sanitario e quello che il sistema può e deve effettivamente fornire.
"I dati forniti dall’Osservatorio regionale alla Commissione Sanità del Consiglio Regionale sono molto allarmanti e rappresentano solo la punta di un iceberg che da tempo caratterizza il rapporto tra cittadini e servizi sanitari: 89 aggressioni fisiche in appena tre mesi, con una proiezione annua di quasi una al giorno - circa 365 quindi - e 404 aggressioni verbali, che alla fine dell’anno potrebbero superare i 1600 casi -commenta Flavio Gambini, Segretario Generale UIL FPL Toscana- Sono numeri enormi, che testimoniano ancora una volta - se ce ne fosse stato bisogno, dopo i recenti casi di cronaca nera che hanno sconvolto il comparto sanitario toscano - come medici, infermieri e operatori sociosanitari siano costantemente presi di mira e perennemente in pericolo di fronte ad un pubblico che sempre più spesso scarica i propri malesseri su chi è lì per risolverli, o almeno tentare di farlo.
D'altra parte occorre tenere presente che, oggi, i servizi di emergenza ed urgenza debbono fronteggiare una domanda di bassa complessità (ogni giorno nei nostri Ps giungono in media circa 50 accessi) che non trovano nessun'altra risposta nel territorio e contribuiscono ad allungare notevolmente i tempi di attesa.
Ribadiamo con forza la nostra richiesta di investire in servizi territoriali alternativi ai Ps e confermiamo la ns richiesta di destinare con urgenza almeno 4 milioni di euro per garantire un servizio di vigilanza H24 nei Ps a tutela dei cittadini e degli operatori.
Noi diciamo basta! Questa è una situazione che non è più sostenibile. Chiediamo più sicurezza sul lavoro per tutti, in particolar modo per chi opera nei reparti più a rischio, come i pronti soccorsi, i reparti di psichiatria - il caso della D.ssa Capovani di Pisa lo ricordiamo tutti troppo bene - e quelli legati al contrasto delle dipendenze".
"l maggior numero di aggressioni, sia verbali che fisiche, si registrano nei pronto soccorso, a causa del costante affollamento e delle lunghe ore di attesa che creano situazioni di esasperazione e frustrazione per gli utenti -commenta Silvia Noferi, Consigliera della Regione Toscana per il Movimento5Stelle- Gli infermieri sono la categoria più esposta a questi deprecabili fenomeni, seguiti da operatori sociosanitari e personale medico.
Urge intervenire per arginare la violenza cui è sottoposto tutto il personale assegnato ai pronto soccorso, attraverso un incremento del personale di sicurezza, una maggiore campagna informativa e soprattutto una riduzione dei tempi di attesa con l'implementazione di personale infermieristico e medico a disposizione per ogni turno.
Esprimo la mia solidarietà agli infermieri, al personale sociosanitario e ai medici che svolgono il loro lavoro in condizioni non sempre ottimali e sono le vittime di un sistema che non funziona".