Tre a zero. E se erano quattro, nulla da eccepire. La Juventus è solo aggressiva, fa un enorme possesso e colleziona tanti corner ma è farraginosa, prevedibile, mai incisiva: alla fine, non avrà mai visto lo specchio della porta. Di contro, la Viola. Ma perché non può essere sempre così? Perché in tutto questo bel po’ di stagione, di Fiorentine ne abbiamo viste tante, troppe? Questa è quella che si vorrebbe sempre: sì, un pizzico di imprecisione nei passaggi, sì, qualche lancione un tantinello casuale e ovviamente nel vuoto. Ma alla fine concretezza. Alla fine attenzione. Alla fine palla che gira, e i migliori che fanno i migliori, e tutti gli altri che sono i migliori anche loro.
Tre a zero. Tre gol capolavoro. Gosens un capitano, un gladiatore, certamente non un tedesco intirizzito ma un tedesco panzer. Mandragora che si è reso il lusso di inventarsi goleador, ormai ci ha preso gusto a metterci la firma, e anche a inventare qualche bell’assist, come quello per Kean che quest’altro gran lottatore ha messo fuori di mezzo metro, ma ha girato bene, e il suo gol l’aveva pure fatto, solo che si è alzata la bandierina, però dopo, il che vuol dire che il pregio della sua azione c’era stato tutto.
Gudmundsson, che sta tornando Gudmundsson. A patto che gli facciano fare quello che vuole (e sa) in mezzo al campo, se è in serata, eh allora suona a morto: tocchi, smistamenti, spostamenti, una mano dietro, girandole. E poi percussione e botta nell’angolino da una ventina di metri: a Di Gregorio quell’angolo gli farà venire gli incubi, di certo. E soprattutto... Ecco, una domanda. Una domanda. Diretta ai soloni del calcio che hanno incensato e continuano a incensare l’ormai mitizzato Thiago Motta: ma è un grande allenatore, è l’avete ipersopravvalutato? Perché Fagioli l’ha scartato lui, e non si era accorto del gioiello che aveva per le mani? Il padrone del centrocampo, Fagioli, puntuale ovunque ci fosse da far girare palla insieme a Cataldi che magari ha sull’anima un paio di leggerezze ma di sicuro tanto fieno in cascina.
E poi quelle veroniche, quelle giravolte, quei tocchi precisi e illuminanti, e il tracciante per mandare in porta Mandragora: apparentemente la cosa più semplice ma anche la più efficace. Però lui la fa, naturalmente, tanti altri no.
Evviva. E guardate, sto per sparare una bestemmia. Sto per dire, e lo dico, spero che cambino i protocolli e che permettano a Bove di tornare a giocare, lo dico e lo spero io come tutti i tifosi e come soprattutto lui, Edoardo. Con quei due ragazzi lì a centrocampo, più la possibilità di scambiare Mandragora e Folorunsho, Cataldi e Adli, ecco, io credo che sarebbero sorci verdi per chiunque. Ah, sì: detto questo, diamo atto a Palladino di aver quasi certamente trovato la quadra. Il modulo, e comunque la difesa a tre, con le possibili varianti davanti, ed è irrinunciabile anche Dodo, gli manca tanto la precisione, magari è dispersivo, ma quanto corre, ma quanto campo ara avanti e indietro, quanto si fa trovare tanto spesso proprio dove dovrebbe essere. Difesa a tre: poco se non quasi nulla da rimproverare, stasera, oltretutto il “fischio di soccorso” del disastroso Fabbri ci ha provato subito a mettere in difficoltà la Viola con un giallo assurdo a mezzo campo a Pablo Marì al primo mezzo fallo, ed eravamo appena al 12’, capisci a me, un’ora e un quarto ancora da giocare e hai già un centrale con il rischio doppio giallo, tanto più che gli juventini puntavano sul solito atteggiamento dell’intimidazione, anche nei confronti del ravennate in giallo pronto ogni volta a riversare l’intimidazione sui viola, e come al solito lo vedi subito il vento che tira dai falli macroscopici non fischiati e dai non-falli inventati.
Pazienza, ma stavolta per lui. E per loro. Come si è detto, mai un tiro nello specchio della porta, Kolo Muani regolarmente stoppato e frenato come del resto Weah, Nico Gonzalez subissato dai schi addio addio (cambiato per disperazione dopo un’ora), Locatelli un’ombra – Spalletti, hai preso nota? – e il solo McKennie a dannarsi come un forsennato. Di qua invece s’è detto. Ma restando alla Viola, difesa a tre, però non solo: un atteggiamento tattico – certo dovuto anche alla crescita dello stato di forma, e certo anche agli avversari – finalmente non attendista e rinunciatario. Niente catenaccio, nemmeno sul tre a zero.
Baricentro più alto, voglia non solo di attendere ma anche di spingere. Bravo Palladino, dai.
Serata strepitosa, dunque. E' mancato solo il record di presenze per il mini-Franchi, 22.253 contro i 22.495 della sfida col Verona, ma per forza, lo spicchio ospiti era praticamente vuoto. Seratona cominciata con il magone, dieci minuti prima del via una bella carrellata di immagini di Joe Barone sul maxischermo e cori della FerroFiesole (ricordatevi però anche di quanto l’avevate infamato, ragazzi) prima del minuto di silenzio in omaggio a un anno dalla dolorosa scomparsa, poi la fantastica coreografia con le bandierine bianche e viola a disegnare “Juve merda” per l’intera curva e i giocatori splendidi con la quarta maglia in viola e nero con il giglio stilizzato rosso sul petto.
E poi a inizio ripresa i cori per Batigol, presente in tribuna, “corri alla bandierina, bomber della Fiorentina”. E all’88’, quando ogni timore era ormai esorcizzato, perfino quello di un maxirecupero che invece Fabbri ha fissato in appena 2 minuti, il più che ovvio “il pallone è quello giallo, il pallone è quello giallo”. Roba da mettere in cornice nel calendario di una vita da tifoso. Lo dice anche Palladino, “una serata magica che resterà nella storia della Fiorentina”.
Gli tocca anche ammettere altro, però, a fine gara: “Non ci dobbiamo accontentare di battere solo le grandi ma fare uno step ance contro chi lotta per una classifica diversa, abbiamo perso tanti punti e si fanno sentire”. Ecco, pensiamoci bene. Ora c’è la sosta, con Comuzzo e Kean da Spalletti, poi arriva l’Atalanta, due di fila in casa. E chissà che non possa essere un’altra serata magica.
Fiorentina (3-5-2): De Gea; Pongracic, Marì, Ranieri (79’ Comuzzo); Dodò, Mandragora, Cataldi (89’ Adli), Fagioli (85’ Folorunsho), Gosens; Kean (89’ Zaniolo), Gudmundsson (79’ Beltran). All. Palladino.
Juventus (4-2-3-1): Di Gregorio; Weah (74’ Conceiçao), Kalulu, Veiga (59’ A. Costa), Kelly (74’ Gatti); Thuram, Locatelli; Koopmeiners, McKennie, Nico Gonzalez (59’ Cambiaso, 87’ Mbangula); Kolo Muani. All. Motta.
Arbitro: Fabbri di Ravenna (Peretti-Imperiale, quarto uff. Zufferli, Var La Penna-Doveri)
Marcatori: 16’ Gosens, 18’ Mandragora, 53’ Gudmundsson
Note: ammoniti: Marì, Locatelli, Ranieri, Weah, Thuram. Angoli 6-1 Juventus. Spettatori 22.253