Missione compiuta, la Fiorentina ai quarti tra gioia e sofferenza

Panathinaikos battuto, a segno Mandragora, Gudmundsson e Kean. Ma i viola regalano un tempo e rischiano la beffa

Paolo
Paolo Pellegrini
14 Marzo 2025 00:43
Missione compiuta, la Fiorentina ai quarti tra gioia e sofferenza
Foto Fabio Vanzi

Missione compiuta. Eh già, perché come dice il saggio, ne hai fatti più di loro, tra andata e ritorno, e il turno lo passi tu, ai quarti contro gli sloveni di quella città-chicchina che è Celje, 80 km scarsi da Lubijana, loro hanno penato le sette camicie per far fuori il Lugano ai rigori. Quarto abbordabile. Sì però, intendiamoci: non si può regalare un’altra volta un tempo intero agli avversari, anche se trovi la zampata di un Kean straripante (nel bene e nel male, nella prima frazione s’è mangiato due “bovi”, i miei soliti amici amanti del biliardo sanno che vuol dire) per stabilire buone distanze, poi basta un’ingenuità e torni a soffrire.

Fino al 100’, perché nel frattempo ci si è messo anche un arbitraggio assolutamente non all’altezza, ha ragione il tecnico dei greci Rui Vitoria anche se lui la guarda dalla sua e sbaglia, perché a parte lo strameritatissimo rosso per strameritatissimo doppio giallo (ce ne stavano anche quattro) a Mladenovic, questo Beaton le ha combinate davvero di tutte, sbagliando l’inverosimile, in questo ben confortato e supportato – va detto anche dai due assistenti incerti perfino nell’assegnare le rimesse laterali.

Foto Fabio Vanzi

E lui, il cicciotto improponibile scozzese, s’è inventato falli inesistenti, ha sorvolato su falli clamorosi, ha affibbiato gialli a dir poco assurdi, finendo con il gettare benzina nel fuoco di un nervosismo crescente. A farne le spese più i viola dei greci, imbaldanziti anziché no, certo non solo dall’atteggiamento rovinoso di Beaton ma anche da quello dei viola, capaci di regalare mezz’ora del secondo tempo perché tornati sul prato – già il campo: ha retto benissimo all’implacabile diluvio continuo, ma in situazioni simili vien da vergognarsi a presentarsi alle scene internazionali con uno stadio così...– avendo dimenticato sicuramente qualcosa nella tazza del tè caldo.

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Però, dice il saggio: ma alla fine conta il risultato, e ai quarti ci va la Fiorentina. Sì, però. Due facce. Il primo tempo non dico champagne ma di sicuro un vino di buona qualità, bouquet di bei profumi, sorso morbido con tannini mai astringenti, insomma dai un bel primo tempo con tutte le mosse azzeccate, tutti i reparti registrati, e soprattutto tutti attenti, anche senza sbalordire, tranne quelle quattro o cinque volte che potevano chiudere ampiamente il conto anzitempo: i due gol, di spettacolare fattura, di Mandragora e Gudmundsson, non a caso, sicuramente i padroni della scena nei primi 45’, mentre dopo è cresciuto il solo Gosens, prodigioso dietro e preziosissimo davanti per quel gran bell’assist a Kean che si è liberato al tiro in maniera sontuosa; però riavvolgendo il nastro, proprio lui nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo ha graziato due volte, prima con una zuccata fuori di millimetri poi con un mancino che chiedeva tutt’altra veemenza, il nostro caro buon vecchio Bart Dragowski, tuttavia autore di almeno tre prodigi.

Ecco le due colpe della Viola. Non aver chiuso il primo tempo sul quattro o cinque a zero, sì zero perché le statistiche di quella frazione raccontano di zero palle nello specchio dalla parte dei greci. E poi aver lasciato completamente il pallino in mano agli ateniesi, che come si era già visto una settimana fa hanno armi chiare da capire, velocità di corsa e di giro palla e anche di tocco individuale, oltre a una buona propensione a vincere i contrasti, ma qui il discorso cambia perché se tu vinci un contrasto o arrivi prima su una palla sei bravo ma magari c’è uno che il contrasto lo perde e sulla palla arriva dopo: non chiamatemi Lapalisse, i viola ci hanno messo del loro a farsi anticipare, dribblare, superare in corsa, rinunciare alle seconde palle.

Cosicché si sono rivelate provvidenziali alcune chiusure e stoppate a pochi passi da De Gea (miracolosi Gosens e Ranieri, quest’ultimo tuttavia spesso a disagio nell’uno contro uno) e un paio di cincischiate degli attaccanti greci lasciati incredibilmente liberi di battere a rete. Ecco il perché della sofferenza, sarebbe bastato poco andare sul 3-2, e sarebbe stata tutt’altra partita. Così come un tantino sconcertanti sono parsi alcuni cambi, e in particolare la permanenza in campo di Fagioli, ottimo primo tempo ma via via in crescente difficoltà, culminata nell’ingenuità del fallo da rigore.

Però dai, missione compiuta. E negli occhi quel bel primo tempo. "Spezzeremo le reni alla Grecia", urlacchiava decenni fa uno con la testa grossa ben sapendo di prendere in giro sé stesso e milioni di italiani. Questa volta però è andata, è la Grecia che s’inchina e lascia passare. E se Palladino con i suoi ragazzi ci ragiona bene, il primo tempo di questo ottavo di ritorno può essere un buon punto di partenza. Ripartenza. Anche in vista di domenica: al mini-Franchi scende la Nemica, dai, regaliamoci un’altra gioia.

Fiorentina (3-5-2): De Gea; Pongracic, Comuzzo, Ranieri (79' Zaniolo); Dodo (90'+4 Moreno), Mandragora (78' Adli), Cataldi (60' Folorunsho), Fagioli, Gosens; Kean, Gudmundsson (60' Beltran). All. Palladino

Panathinaikos (4-3-3): Dragowski; Mladenovic, Ingason, Arao (87' Cerin), Vagiannidis; Maksimovic, Siopis, Ounahi; Djuricic, Swiderski (75' Jeremejeff), Tete (87' Pellistri). All. Rui Vitoria

Arbitro: John Beaton (Scozia); assistenti Daniel McFarlane, David Mc Geachie (Scozia); quarto uff. Donald Robertson (Scozia); Var Andrew Dallas – Steven McLean (Scozia)

Marcatori: 12' Mandragora, 24'Gudmundsson, 75' Kean, 81' rig. Ioannidis

Note: ammoniti: 27' Mladenovic, 70' Comuzzo, 74' Pongracic, 74' Swiderski, 77' Kean, 90'+2 Zaniolo; espulso 90'+3 Mladenovic. Angoli 5-5. Spettatori 15.623

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