Una giornata sotto l’egida del Corecom per fare il punto sul sistema dell’informazione in Toscana, con le istituzioni, i rappresentanti degli operatori e gli esperti di IRPET che hanno presentato l’analisi sull’evoluzione del comparto nella nostra regione, per approfondirne i meccanismi economici di creazione del valore e di sviluppo dell’occupazione.
Nel corso del dibattito emerge il tema della difficoltà economica delle emittenti televisive locali. Dal giugno 2022 non sono più operatori di rete ossia non gestiscono più la frequenza sulla quale trasmettono. Il Governo aveva previsto una sola frequenza regionale in Toscana sulla quale trasmettere il segnale delle emittenti locali. La frequenza è stata assegnata tramite un bando, ad un operatore nazionale. L'operatore nazionale ha potuto così praticare tariffe unilaterali. Il canone annuo per un'emittente regionale varia, a secondo della porzione di banda acquistata, dai 100 ai 150 mila euro annui.
“Il contributo pubblico dal punto di vista regionale è cresciuto significativamente in questi ultimi anni- risponde Eugenio Giani, che si è detto favorevole all’ipotesi di lavorare per creare un sistema su base regionale dell’emittenza locale, con contratti di servizio sulla scorta di quanto già avviene nel rapporto che lega lo Stato centrale alla Rai- Sono orgoglioso del nostro sistema radiotelevisivo toscano formato da soggetti che a livello locale sono cresciuti in qualità e in investimenti. Nel momento in cui legiferassimo in questo senso sarei apertissimo a contratti di servizio, che gestiti in modo equilibrato senza favorire nessuno, potrebbero dare ancora più sostegno a tutto il settore”, ha concluso Giani.
Approfondimenti
Ma l'Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti della RAI, ritiene l'idea del presidente della Regione Toscana di realizzare "contratti di pubblico interesse che consolidino il rapporto fra il mondo dell'emittenza televisiva locale e le istituzioni" molto pericolosa. Ci chiediamo se Giani voglia smembrare il Servizio Pubblico. La vecchia ambizione di chi animò la Legge Gasparri, che prevede la possibilità di attivare contratti di servizio regionali, ora trova sponde anche nel PD? Se - fino ad oggi - questa possibilità è rimasta lettera morta è perché è evidente che attivarla significa privatizzare di fatto il Servizio Pubblico e condannare la Rai al ridimensionamento".