La conferenza stampa tenuta dal Premier Conte sulla ipotetica “fase 2” lascia forti perplessità nel mondo del commercio e dei pubblici esercizi. Le riaperture sono posticipate rispetto alle indiscrezioni, gli aiuti economici sono in forte ritardo e la circolazione delle persone sarà limitata ancora per molto tempo.
“Siamo governati da incompetenti senza coraggio, senza visione, senza rispetto. Il discorso del premier Conte di ieri sera - approssimativo e confuso, per nulla rassicurante - è solo la punta dell’iceberg di una situazione insostenibile. Di questo passo il tracollo del sistema Paese è vicino, a partire da quello dell’economia”. Il commento della presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini e del direttore regionale Franco Marinoni non lascia adito a dubbi sulla posizione fortemente critica dell’associazione di categoria nei confronti del Governo. “Sconcerto e dolore.
Queste sono le uniche emozioni che provo dopo una intera notte insonne”, prosegue la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, “in questi due mesi abbiamo fatto la nostra parte con responsabilità, come era giusto e doveroso, abbiamo stretto la cinghia sforzandoci di riporre fiducia in una classe dirigente che, a dire il vero, ormai da molti anni mostra purtroppo tutte le sue inadeguatezze, che la pandemia non ha fatto altro che portare alla luce.
Ora però la misura è davvero colma: con il discorso di ieri sera Conte ha messo un’altra volta all’angolo il mondo delle imprese, rinviando ancora una volta la ripartenza ma soprattutto, ed è quello che più ci preoccupa, senza illustrare piani concreti di sostegno e di modulazione del futuro prossimo. Le nostre imprese sono allo stremo e non hanno più margini per navigare a vista come ci viene richiesto”.
“Dietro il paravento delle norme di sicurezza anti-contagio questa classe politica pare nascondere l’incapacità di assumersi responsabilità nei confronti del Paese e l’incapacità a progettare una vera ripresa”, aggiunge il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. “Tutti gli imprenditori si aspettavano di riaprire i battenti dal 4 maggio. Certo, con molte prescrizioni e molti veti, ma almeno cominciando a prendere dimestichezza con la situazione che si presenterà da qui ai mesi a venire, fino a che non finirà l’epidemia.
Invece sono state liquidate un’altra volta, come contassero poco o nulla, quando è chiaro a tutti che il Paese si regge su di loro. E quello che più sconcerta è che gli interventi di sostegno al sistema economico restano poco più che proclami, incapaci di incidere nella realtà delle cose. Credito a fondo perduto, moratoria fiscale e su tutti i pagamenti, sostegno al reddito: di questo ha bisogno l’Italia. Ma anche di progetti seri per la ripartenza”.
“Se la prima preoccupazione di tutti deve essere la salute, qualcuno ci spieghi perché aprire un negozio, un bar o una qualunque altra attività nella quale entrerebbero al massimo una o due persone alla volta, con guanti e mascherine e nel rispetto di tutte le regole necessarie, viene considerato più pericoloso che aprire una fabbrica con centinaia di lavoratori. Credo proprio che il buon senso abbia abbandonato chi ci governa”, prosegue aspra la presidente Lapini. “I commercianti, i baristi, i ristoratori, gli agenti di viaggio, quelli immobiliari e di commercio, i tour operator, gli albergatori, le guide turistiche, i parrucchieri, le estetiste e tanti altri imprenditori, insieme ai loro collaboratori e alle loro famiglie non sono più disposti a sopportarlo.
Si chiede al mondo delle piccole imprese un sacrificio troppo grande senza dare in cambio misure concrete compensative”. “Siamo stati in casa, abbiamo spento le luci delle nostre attività in silenzio, con un sacrificio enorme, abbiamo passato il nostro tempo ad organizzarci con le aziende, con le banche, con le scadenze, con la certezza che, dopo una prima fase di sgomento che sarebbe durata un mese (e sarebbe stato già terribile!) avremmo potuto riprendere a lavorare”, spiega la presidente, “ma quello che Conte ha detto ieri sera senza dare nessuna spiegazione scientifica e tecnica, è inaccettabile.
Ha scambiato la nostra ubbidienza, il nostro senso del dovere in sudditanza. Non è così! Noi non faremo la fine della rana bollita. Non siamo disposti ad abituarci a questa situazione senza farne parola”. “Non ci condannerete al fallimento trovandoci inermi”, conclude la presidente di Confcommercio Toscana, “siamo pronti a reagire con la forza della disperazione, con la forza del nostro orgoglio, con la forza della nostra onestà, lealtà, determinazione, passione e desiderio di ricominciare per il benessere della nostra collettività”.
“Vogliamo riaprire il tempo delle parole è finito! Adesso basta con annunci e promesse non mantenute. E’ questo il primo commento che come categoria vogliamo rappresentare all’indomani del prolungamento del lockdown - che, per inciso, costerà altri 10 miliardi di fatturato alle imprese – con la promulgazione del nuovo DPCM del 26 aprile. Dopo quasi due mesi di interruzione delle attività commerciali, una non partenza di tutte quelle attività finanziarie di sostegno per le imprese (dal bonus all’accesso al credito agevolato…) ed i loro dipendenti promesse dal Governo ma non ancora attivate, è arrivata ieri sera la decisione di prolungare lo stop. Quando nella categoria moltissime attività si stavano già preparando a implementare al dettaglio tutti i protocolli di sicurezza per riprendere gradualmente il lavoro” Così Nico Gronchi, Presidente di Confesercenti Toscana, che rilancia affermando che nel Governo è mancato il coraggio.
Anche i dirigenti di Confesercenti Emplese-Valdelsa, in maniera unitaria, esprimono forte critica verso i provvedimenti governativi.
“Il governo deve fare meno politica e più pratica. - afferma Ilaria Scarselli, presidente Confesercenti Empolese-Valdelsa – E’ purtroppo mancato il coraggio di intervenire in maniera differenziata su base regionale. Siamo i primi ad essere consapevoli dell’emergenza sanitaria che stiamo attraversando, per questo vogliamo, anzi pretendiamo, un investimento pubblico importante in test da mettere a disposizione della popolazione. In questo modo potremo tenere sotto controllo l’andamento dell’epidemia e allo stesso tempo riaprire le nostre attività”.
Continua sulla stessa linea Marco Carpignani, presidente Confesercenti Empoli: “La possibilità di riprendere l’attività per i nostri negozi è slittata al 18 maggio. Diventa determinante un aiuto sulla liquidità, che deve essere erogata soprattutto a fondo perduto, e in tempi brevi. Siamo stanchi dei soliti proclami senza vedere niente di concreto. Ora servono i fatti, non le scuse del Premier”.
“L’80 per cento dell’incasso dell’anno precedente deve essere concesso a fondo perduto. - questa la provocazione di Enzo Nigi, presidente provinciale Fismo – Se dobbiamo stare chiusi lo stato deve coprire i nostri costi, senza costringerci ad accedere a finanziamenti che non sappiamo se saremo in grado di restituire”.
Nel provvedimento si prevede la riapertura del commercio per il 18 maggio; pubblici esercizi, parrucchieri ed estetisti dovranno invece aspettare fino al 1 giugno. A questo proposito interviene Franco Brogi (presidente provinciale Fiepet) : “Spesso questa emergenza viene paragonata ad una guerra, bene, se è così valutiamo l’operato del governo come un tradimento. Abbiamo riposto grande fiducia nella politica, chiudendo le nostre aziende anche prima che qualche decreto ce lo imponesse. Adesso siamo fortemente delusi.”
Il presidente provinciale ANVA, Luca Taddeini, rincara al dose : “ Ancora una volta non abbiamo sentito parlare del commercio su area pubblica, ad oggi non abbiamo ancora una data certa. La situazione è diventata insostenibile, ci sono centinaia di famiglie che rischiano di non avere più un reddito”.
“C’è anche una altro aspetto importante. – afferma Lorella Antonini, presidente Confesercenti di Cerreto Guidi - Il mondo delle piccole partite iva coinvolge un tessuto molto ampio a livello di indotto: dipendenti, fornitori, trasporti, tutto il sistema rischia il collasso. Siamo stanchi di essere etichettati come colpevoli, il commercio è di vitale importanza per territori come il nostro.”
Marta Locci, presidente Confesercenti Castelfiorentino e Giacomo Checcucci, presidente Confesercenti Certaldo, pongono l’accento su una questione molto dibattuta che riguarda la GDO “Anche per le attività che possono stare aperte le difficoltà non sono poche, la concorrenza della grande distribuzione ha inciso pesantemente sulle nostre entrate. Non si capisce quale sia il criterio che determina le scelte del governo. Se è possibile, con tutte le precauzioni, entrare in un centro commerciale non capisco perché non lo si possa fare in un negozio, magari una persona alla volta. E’ vero che nei supermercati ci sono ingressi scaglionati ma sappiamo benissimo cosa succede tra le corsie in cui gli scambi sono difficili”.
Confesercenti intende esprimere tutta la propria vicinanza ai tanti imprenditori che in questo momento stanno vivendo un momento di difficoltà senza precedenti. Sono previsti, nei prossimi giorni, interventi su tutti i livelli istituzionali ed uscite sui principali media locali e nazionali. Fino ad oggi la voce del commercio, del turismo e dei pubblici esercizi non è stata ascoltata, non sarà più così, non possiamo permettercelo.
Le ultime decisioni del Governo "avranno effetti disastrosi sull’economia del territorio. Si tutelano i grandi interessi, ma sono stati completamente dimenticati esercenti, artigiani e commercianti, tutte categorie, tra l'altro , che rappresentano l’ossatura del tessuto produttivo e commerciale locale e da anni le più vessate, tra studi di settore, fatture e scontrini elettronici e che il 30 giugno per ora non vedono posticipate le loro scadenze; dovranno continuare a rimanere chiuse erodendo i loro risparmi": lo dichiarano congiuntamente i consiglieri metropolitani leghisti Alessandro Scipioni e Filippo La Grassa. "Il governo - spiegano - continua sulla strada iniziata da tanti anni in questo Paese, che uccide la classe media; puntare sui dispositivi protezione individuale doveva essere propedeutico a far ripartire tutto quanto.
Tra Firenze e provincia, tali scellerate decisioni, unite ai gravi problemi sul settore turistico alberghiero e della ristorazione, lasciano intravedere una situazione spaventosa.Dobbiamo salvare i nostri commercianti, i nostri artigiani i nostri ristoratori, albergatori, i nostri parrucchieri, le nostre partite iva, i nostri professionisti". Bisogna "salvaguardare la nostra classe media, che crea ricchezza e da lavoro. Non più assistenzialismo, basta disperdere risorse nei più svariati progetti che poco o nulla portano in termini di d’organo all’economia reale, ma aiuti a fondo perduto per esercenti artigiani e piccoli imprenditori che il governo continua ad ignorare.In Città Metropolitana lotteremo per queste categorie, chiedendo di portare queste proposte anche a livelli istituzionali più alti.
Le istituzioni hanno il dovere di trovare quante più risorse possibili per questo scopo".
“Siamo governati da degli incapaci scollati dalla realtà dei cittadini e delle imprese. Questa la nostra unica certezza dopo due lunghi mesi di paralisi e dopo l’imbarazzante discorso di domenica sera del premier Conte” - è perentorio il giudizio della presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini che enumera uno dopo l'altro un serie di fatti in successione: “La cassa integrazione ai lavoratori dipendenti ancora non è stata pagata, col risultato che molte famiglie che arrivano abitualmente a fine mese grazie agli stipendi, oggi sono finite ad ingrossare la lista per richiedere i buoni spesa del Comune e non sanno come pagare l’affitto.
Il mondo agricolo cerca disperatamente manovalanza e, anziché attingere alle lunghe liste di coloro che riscuotono i 750 euro previsti in qualità di reddito di cittadinanza, si preferisce quella stessa cittadinanza regalarla in tutta fretta agli stranieri. Si parla pure, lo ha ribadito lo stesso Conte nel suo ultimo discorso, di creare un ulteriore sussidio di emergenza di 600 euro per chi sino ad oggi ha lavorato al nero eludendo il fisco. A noi imprenditori, che paghiamo ogni anno il 68,5% dei nostri ricavi allo Stato, anziché un risarcimento a fondo perduto proporzionale al fatturato perso, così come accade in altri paesi europei, una moratoria sui finanziamenti di almeno 12 mesi, l’annullamento di tutte le tasse del 2020, è stato riconosciuto un misero e persino offensivo assegno di 600 euro e siamo stati obbligati a contrarre nuovi importanti debiti bancari senza alcuna reale agevolazione, perché le banche valutano il merito creditizio anche per i prestiti di 25.000 euro, applicano interessi di mercato e richiedono la firma a garanzia dell’imprenditore, anche laddove garantisce lo Stato”. “Speranze fortemente deluse dal “Cura Italia” e ancor più deluse dal successivo Decreto Liquidità ed infine totalmente azzerate dal discorso di Conte sulla Fase 2” - dichiara la presidente: “un lungo inutile preambolo in cui tutti ci siamo chiesti cosa stesse dicendo, un accenno breve e generico a futuri aiuti ad imprenditori, colf e badanti, un dettagliato manuale per fare jogging all’aria aperta, per poi concludere con l’assurda notizia che il nostro lavoro resterà bloccato per ancora molte settimane.
Ma era necessario l’aiuto di una Task Force di specialisti per partorire l’imbarazzante inconsistenza di questo discorso?”. Il risultato di tutto questo è che “rimandare al 18 maggio e oltre il primo di giugno la riapertura del mondo del commercio e del turismo significa decretarne la crisi irreversibile e per moltissime attività la fine immediata, con la conseguente enorme perdita di posti di lavoro ed il peggioramento di una crisi sociale già drammaticamente in atto. E come dare una simile nefasta notizia, senza prima aver parlato di sostegno vero alle imprese, nei dettagli, con competenza e lucidità, dando disposizioni per sostenerle finanziariamente ed istruzioni precise sulle nuove modalità con cui dovranno operare? Come non aspettarsi che un discorso così scellerato non generi rabbia e disperazione? Forse serviva una Task Force di psicologi per capirlo!”. La conclusione della presidente Grassini è in una serie di proposte: “Annullamento delle tasse del 2020, riduzione sensibile di quelle del 2021, azzeramento dei costi di accesso al credito, ovvero che lo Stato si accolli il costo degli interessi richiesti dalle banche e i costi della garanzia del 10 o del 20%, moratorie estese a 12 mesi e riaperture il 4 maggio con l’impiego di ogni dispositivo necessario a garantire la sicurezza.
Questo dovrebbe essere il punto di partenza per sostenere il mondo delle imprese e non servono menti privilegiate per capirlo: basterebbe il buon senso”.
Interviene anche Pierluigi Pozzi (Vox Italia Firenze), che attacca il governo e invita le amministrazioni locali toscane a tutelare gli imprenditori: "La riapertura del commercio al dettaglio prevista in gran parte fra il 18 maggio ed il primo giugno assesta un colpo mortale al settore.Non si capisce perché non possa essere compreso tutto il comparto al 4 maggio con le dovute prescrizioni sanitarie; si vuole coscientemente uccidere la piccola distribuzione definitivamente forse? A Firenze farà danni enormi e molte botteghe non riusciranno a riaprire. Nardella e Rossi hanno l'obbligo di intervenire immediatamente in merito e dare conto alla cittadinanza di un settore fiore all'occhiello di Firenze".