FIRENZE – “Il viceministro Bubbico mi ha confermato la disponibilità a riconsiderare la decisione di mettere all’asta la tenuta di Suvignano. La prossima settimana ci incontreremo per esaminare il progetto presentato da Regione Toscana e Enti locali del territorio per la gestione dell’azienda agricola. Un progetto, lo ricordo, che riesce a contemperare le finalità sociali previste dalla normativa con il proseguimento dell’attività produttiva di un’azienda che occupa 12 dipendenti per un valore delle attività e dei beni di circa 30 milioni di euro”.
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sintetizza così i contenuti del colloquio che ha avuto stamani con il viceministro dell’interno. L’azienda di Suvignano venne sequestrata nel 1996 a Vincenzo Piazza, imprenditore edile appartenente a Cosa Nostra, e confiscata in via definitiva nel 2007. Il progetto presentato dalla Regione propone una gestione multifunzionale fondata sulla produzione agricola biologica, sulla filiera corta destinando parte della propria produzione al mercato locale (a partire dalle mense pubbliche e private), sull’allevamento di bestiame, sulla fattoria didattica, sull’ospitalità rurale, sull’uso delle fonti alternative e sostenibili, sull’impegno sociale e sulla diffusione delle cultura della legalità. “L’incontro con il viceministro – prosegue Rossi – sarà l’occasione per discutere complessivamente della destinazione dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali in Toscana, che ad oggi sono 57.
L’Osservatorio attivato dalla Regione attraverso il suo Centro di documentazione cultura della legalità democratica svolge un monitoraggio continuo su questa realtà e mantiene una stretta collaborazione con gli Enti locali e le associazioni impegnate per la cultura della legalità sul territorio. E’ un lavoro – sottolinea il presidente – che mette al centro il ruolo del territorio, che deve tornare ad essere protagonista di questa azione dello Stato. E’ infatti al territorio che la criminalità organizzata sottrae questi beni e lì possono tornare per produrre coesione sociale e benessere per le comunità, svolgendo così anche la funzione simbolica di riappropriazione ad una funzione di legalità.
E d’altronde è proprio sul controllo capillare del territorio che le mafie fondano il loro potere: recuperare da parte dello Stato e della comunità il controllo sul territorio – conclude Rossi – è il colpo più forte che possiamo infliggere ai poteri mafiosi”. “Le parole del viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, sono un primo importante passo in direzione degli sforzi che le istituzioni e le associazioni stanno facendo da anni e che saranno ribaditi dalla marcia di domenica”.
Con queste parole Susanna Cenni, deputata senese del Partito democratico commenta l’intervista rilasciata su L’Unità dal viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, nella quale apre uno spiraglio per riconsiderare la decisione di mettere all’asta la tenuta di Suvignano, confiscata alla mafia nel 2007, e il progetto avanzato dalla Regione Toscana, dalle amministrazioni locali e dalle associazioni antimafia per il riutilizzo della struttura. “Voglio ringraziare - aggiunge Cenni - il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Sesa Amici e il vice ministro Bubbico per la serietà con la quale in questi giorni hanno esaminato atti e documentazione, ed approfondito le nostre richieste.
Spero che i margini per riconsiderare la decisione che vengono indicati da Bubbico, esistano veramente e che, nei prossimi giorni, possano essere esaminati con il sindaco di Monteroni d’Arbia, il presidente della Provincia di Siena e il presidente della Regione Toscana. Sono convinta che questa sia la strada più giusta da perseguire per dare un futuro all'azienda nel rispetto di una battaglia di grande valore per la legalità”. Dei 57 beni confiscati in Toscana, 32 sono stati consegnati dall’Agenzia nazionale ai soggetti che dovranno gestirli (il tempo medio intercorrente fra la confisca e l’assegnazione è di 5,5 anni), mentre per 19 di questi ancora non è stata definita la destinazione finale e quindi rimangono come patrimonio dello Stato in gestione dell’Agenzia nazionale.
Di questi beni, 12 sono aziende, distribuite in 6 province, di cui 6 non hanno trovato destinazione e quindi sono ancora in gestione dell’Agenzia. Le altre 6 sono state chiuse o liquidate. Una delle criticità dell’attuale legislazione è che le aziende, essendo equiparate ai beni immobili per quanto riguarda la procedura di confisca e di assegnazione entrano automaticamente in crisi una volta che vengono confiscate. Per questo la Regione Toscana sostiene la petizione per l’approvazione di una legge di iniziativa popolare per migliorare questo aspetto della normativa. La decisione, presa dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati alla criminalità organizzata, di mettere all'asta l’azienda agricola di Suvignano è, a mio parere, un errore.
Reputo, invece, necessario proseguire nel percorso di trasformazione delle aziende sottratte alle mafie in risorse in grado di sostenere il Paese in un momento di grande difficoltà ad esempio associando l'aspetto produttivo con quello dell’inclusione sociale attraverso l’inserimento lavorativo di soggetti appartenenti alle fasce deboli della popolazione e, quindi, dei lavoratori con bassa capacità contrattuale da formare o facendone luoghi per il rilancio e la salvaguardia degli "antichi mestieri".
Per Suvignano in particolare, la Regione Toscana aveva proposto di prendere in affitto l'azienda attraverso una collaborazione del partenariato economico e sociale territoriale con un utilizzo incentrato sulla filiera corta e su energie rinnovabili, oltre all’istituzione di una scuola di legalità e di un centro di raccolta per ragazzi disagiati e donne maltrattate. A questo scopo spero saranno tante le persone che decideranno di partecipare alla manifestazione che si terrà nella mattinata di domenica 8 a Monteroni d’Arbia (Siena) voluta da PD, Giovani Democratici, Libera, Legambiente e Arci.
Restituire alla società beni confiscati come la tenuta di Suvignano è, infatti, il messaggio più forte contro tutte le mafie. “Domenica 8 settembre la Cooperativa La Popolare marcerà al fianco delle istituzioni locali per dire no alla vendita all’asta della Tenuta di Suvignano e sì al progetto di sviluppo sostenibile presentato nei mesi scorsi da Comune di Monteroni d’Arbia, Provincia di Siena e Regione Toscana con Arci e Libera” interviene così il presidente della Cooperativa monteronese, Maurizio Bernazzi, in merito alla vicenda dell’Azienda Agricola confiscata alla mafia circa 19 anni fa ed oggi messa in vendita dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
“Suvignano rappresenta una parte importante del nostro territorio ed ha un valore simbolico altissimo nella lotta alla mafia – proseguono il presidente Bernazzi ed il vice presidente Simone Fantoni – La Tenuta potrebbe essere per molti giovani monteronesi una grande opportunità di lavoro e potrebbe aiutare il territorio ad uscire dalla crisi. Per questo sosteniamo fortemente il progetto presentato dalle istituzioni locali, che coniuga bene la necessità per Suvignano di essere un’azienda che genera profitti ed il suo indubbio ruolo di simbolo della lotta alla criminalità organizzata attraverso tante iniziative di valore sociale. Per tutti questi motivi invitiamo tutti i soci de La Popolare ad essere presenti domenica 8 settembre ed a marciare insieme a noi per riprenderci Suvignano!”.