“Il Comune di Colle di Val d’Elsa sarà presente alla manifestazione in difesa di Suvignano per dire no a una decisione che mette a rischio un progetto di valore sociale ed etico e per ribadire l’impegno istituzionale e civile che da anni portiamo avanti, con diverse iniziative, in nome della cultura della legalità e della lotta contro qualsiasi forma di violenza, ingiustizia sociale e criminalità organizzata”. Con queste parole il sindaco di Colle di Val d’Elsa, Paolo Brogioni annuncia la presenza del Comune colligiano alla manifestazione in programma domenica 8 settembre, promossa e organizzata dal Comune di Monteroni d’Arbia, dalla Provincia di Siena, dalla Regione Toscana, dall’Arci provinciale di Siena e dal coordinamento provinciale di Libera, che sta già raccogliendo numerose adesioni per essere in tanti a dire “no” alla vendita all’asta di Suvignano, “sì” alla legalità e “sì” al progetto di sviluppo dell’azienda, con finalità anche sociali.
"Pochi mesi fa, alla presenza di Don Luigi Ciotti, abbiamo intitolato la pista ciclo-pedonale che unisce Colle di Val d’Elsa e Poggibonsi a Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso dalla camorra nel 1980, e ai Nuovi Resistenti. Lo abbiamo fatto per valorizzare in maniera permanente un legame simbolico fra la Resistenza combattuta quasi 70 anni fa per liberare l’Italia dall’occupazione nazifascista e la Resistenza di oggi, che vede impegnati ogni giorno uomini e donne nella lotta contro qualsiasi forma di violenza, di illegalità, di ingiustizia sociale e di criminalità organizzata E’ in nome di questi stessi valori e principi - conclude Brogioni - che domenica 8 settembre saremo a Suvignano, insieme a tutti coloro, associazioni e semplici cittadini, che vorranno partecipare, anche partendo da Colle di Val d’Elsa”. "Il proposito di restituire a dignità ma soprattutto ai cittadini i beni confiscati alla mafia rischia di essere tradito.
La decisione dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati di emettere un decreto per la messa in vendita dell'Azienda Agricola Suvignano s.r.l. di Monteroni d’Arbia per una base d’asta di 22 milioni di euro potrebbe di fatto evidenziare il fallimento di una politica fondata sulla riaffermazione della legalità che crea opportunità di lavoro e sviluppo sociale proprio attraverso quelle proprietà generate dagli illeciti e sottratte con fatica alle organizzazioni mafiose. Si tratta di beni che non possono essere privatizzati, in quanto pubblici, e la loro destinazione deve configurarsi come un simbolo della stessa lotta alle mafie.
Per questo motivo come Gruppo Regionale dell’Italia dei Valori - dichiara il capogruppo dell’IdV in Regione, Marta Gazzarri - chiediamo che la vendita venga bloccata e ci si adoperi per individuare un adeguato riutilizzo per un bene che dopo il sequestro, nel 1994, è rimasto per circa tredici anni senza destinazione. E sempre per questo motivo siamo vicini ai promotori della manifestazione in programma domenica 8 settembre prossimo nel comune di Monteroni d'Arbia, in provincia di Siena.
Una mobilitazione promossa dallo stesso Comune di Monteroni d'Arbia, insieme alla Regione Toscana, alla provincia di Siena e altre associazioni proprio per impedire la vendita all'asta della tenuta agricola di Suvignano. In un momento come questo credo che bloccare la cessione sarebbe un segnale molto importante di tutela della legalità". La deputata senese Susanna Cenni del Pd sarà presente alla manifestazione di domenica 8 settembre per dire no all’asta: “La mobilitazione promossa dal Comune di Monteroni e che vede già l’adesione di tante sigle, sarà un momento importante e invito davvero ad intervenire tutti coloro che hanno a cuore il rispetto della legalità.
Ho seguito assiduamente la vicenda di Suvignano negli anni. L’ho fatto nella mia veste di assessore regionale all'agricoltura, ho continuato da parlamentare, e il mio impegno non si fermerà certo di fronte alle novità di agosto. Ho potuto apprezzare la determinazione del sindaco Armini, e la convinzione con la quale Provincia e Regione hanno sostenuto un progetto di riutilizzo e di valorizzazione dell'azienda con finalità agricole, economiche e sociali. Tali passaggi sono sempre stati accompagnati da un confronto con le istituzioni nazionali con gli uffici deputati a decidere e con la politica (vorrei ricordare che lo stesso Enrico Letta figura tra i firmatari di una petizione del Pd che chiede di restituire Suvignano al territorio).
Oggi, la decisione di porre all’asta la tenuta di Suvignano e' uno schiaffo a tutto questo lavoro, a un percorso approfondito e concordato, e determinerebbe la perdita di un’occasione concreta di sviluppo sociale, economico e occupazionale del territorio”. Con queste parole Susanna Cenni, deputata senese del Partito democratico interviene sulla decisione dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata di mettere all’asta la tenuta di Suvignano, bene confiscato alla mafia nel 2007. La parlamentare sarà alla manifestazione di domenica 8 settembre per chiedere di bloccare questa scelta e sta lavorando assieme al collega Luigi Dallai per produrre gli atti di controllo parlamentare e sensibilizzare la Presidenza del Consiglio sulla vicenda. “Pochi anni fa, nel 2009 – continua Cenni – abbiamo già assistito al tentativo da parte dell’Agenzia del Demanio di vendere all’asta la tenuta di Suvignano, senza tenere conto del progetto avanzato in questi anni dagli enti locali insieme all'Arci.
Il copione si sta ripetendo adesso, ma in ballo c’è, ancora una volta, non la semplice compravendita di un bene, ma la salvaguardia del principio di legalità che non riguarda solo i cittadini del nostro territorio. I beni confiscati alla mafia dovrebbero essere riutilizzati per scopi sociali ed educativi, non possiamo rischiare di farli cadere nuovamente nelle mani della criminalità organizzata. Il lavoro realizzato in questi anni dagli enti locali insieme all’Arci e a Libera ha un valore troppo significativo per essere lasciato in un angolo.
Non possiamo mollare tutto adesso. Non possiamo farlo per rispetto dei tanti cittadini del territorio che hanno creduto in questo progetto e perché il principio della legalità è alla base di una democrazia che possa definirsi tale e deve essere salvaguardato in ogni modo possibile”.