FIRENZE– E' di oggi la notizia della decisione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, di mettere in vendita la tenuta agricola di Suvignano, confiscata alla mafia nel 1994. La proprietà immobiliare nel comune di Monteroni D’Arbia, confiscata definitivamente nel 2007, è considerato uno dei più grandi beni mafiosi rimessi nelle mani della legalità. Una tenuta agricola, situata vicino a Siena, estesa oltre 700 ettari e valutata 22 milioni di euro Regione Toscana ed enti locali restano convinti della sostenibilità del progetto per la gestione regionale dell’Azienda agricola Suvignano.
Lo affermano il presidente Enrico Rossi, il presidente della Provincia di Siena Simone Bezzini e il sindaco di Monteroni d’Arbia Jacopo Armini in una lettera inviata al presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta e al ministro dell’Interno Angelino Alfano. Con la lettera Rossi e gli amministratori locali sottopongono nuovamente all’attenzione del governo la vicenda dell’Azienda agricola Suvignano (posta sotto confisca definitiva nel 2007) che di recente l’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ha destinato alla vendita attraverso una gara ad evidenza pubblica.
“Negli anni scorsi- scrivono – a più riprese la Regione Toscana, con l’accordo della Provincia di Siena e del Comune di Monteroni d’Arbia (sul cui territorio si trovano i quasi 700 ettari e i 18 poderi che costituiscono il patrimonio aziendale) aveva manifestato l’interesse a che l’Azienda fosse trasferita al proprio patrimonio”. “Questa richiesta, su cui era stata interessata formalmente nell’ottobre del 2012 l’allora Ministro dell’Interno signora Anna Maria Cancellieri, era sostenuta da un progetto che prevedeva oltre alla valorizzazione dell’attività agricola e zootecnica anche l’organizzazione di attività e iniziative di alto valore sociale per la promozione della legalità e di contrasto alle mafie.
Regione ed enti locali non possono che prendere atto della decisione dell’Agenzia nazionale di mantenere l’Agricola Suvignano al patrimonio dello Stato e di procedere alla vendita. Tuttavia vogliono riconfermare l’interesse della Regione, condiviso da istituzioni e associazioni del territorio interessato, a riprendere il progetto per la gestione regionale di questo bene, qualora la gara ad evidenza pubblica non avesse l’esito atteso”. "La messa in vendita della tenuta di Suvignano è un grave errore, che mortifica un progetto di valore e l’impegno di questo territorio per affermare la cultura della legalità”.
E’ il commento amaro del presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini “Mi unisco all’amarezza del sindaco di Monteroni, Jacopo Armini, che si è speso con grande energia per il recupero civile, sociale e ambientale della tenuta. Mi auguro - prosegue Bezzini - che la scelta di mettere all’asta Suvignano possa essere nuovamente scongiurata. Se così non fosse, verrebbe meno un’occasione di riscatto civico e sociale per dare una nuova vita alla tenuta, a cui le istituzioni e le associazioni in prima linea, Arci e Libera, credevano e credono ancora tenacemente.
Il futuro che abbiamo immaginato per Suvignano è in quel progetto, ed è un futuro che è insieme simbolo e concretezza, recupero produttivo e affermazione di legalità sul territorio”. “Una decisione che non condividiamo e che rischia di avere gravi conseguenze. La legge sui beni confiscati alla mafia non è stata fatta per far fare cassa allo stato” commenta Niccolò Guicciardini, segretario provinciale del Partito democratico di Siena “Siamo delusi –continua- dalla decisione di vendere al miglior offerente la tenuta di Suvignano.
Una decisione che tradisce le finalità della legge sui beni confiscati alla mafia e che non è certo in sintonia con la memoria di Pio La Torre, che si impegnò tenacemente per la legge sulla confisca dei beni alla criminalità organizzata. Il Comune di Monteroni d'Arbia, insieme alla Provincia di Siena, alla Regione Toscana e a molte associazioni, tra cui Libera ed Arci, avevano presentato un serio progetto di sviluppo e rilancio economico della tenuta. Un percorso che abbiamo sostenuto con entusiasmo e che ci rammarichiamo di veder sfumare nel nulla.
Non intendiamo accettare questa decisione, siamo pronti ad andare a protestare a Roma e a fare tutto il possibile per evitare un errore così grave. Mi auguro che al più presto arrivi anche una risposta concreta da Roma, perché la difesa della legalità non può essere messa in secondo piano”. “Ci sembra sbagliato - spiega Luigi Dallai, parlamentare senese del Pd - che gli appelli lanciati dagli amministratori locali non siano stati recepiti. Porteremo avanti la battaglia a favore della legalità che ha visto impegnarsi le istituzioni locali senesi in un progetto di rilancio e di crescita della tenuta che va nella direzione giusta, perché si muove nel rispetto della legge che prevede il riutilizzo pubblico dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Per questa ragione sottoporremo, insieme al colleghi Susanna Cenni e David Ermini, un'interrogazione al ministro degli Interni per conoscere quali iniziative intende prendere perché sia garantito il principio di legge per cui i beni confiscati siano utilizzati a fini sociali”. “Chiederò con una interrogazione urgente al Ministro dell’interno di fare chiarezza sulla scelta dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata, di vendere al miglior offerente la tenuta di Suvignano”.
Sono queste le parole di Federico Gelli, deputato del PD da sempre impegnato nelle battaglie per la legalità e componente dell’ufficio di Presidenza della Fondazione Caponnetto “Sono fortemente contrario a questa decisione – aggiunge Gelli – perché in questo modo si rischia di far tornare questo bene in mani criminali. Mi sono occupato di Suvignano fin da quando ero vicepresidente della Regione Toscana e trovo incredibile che in oltre 19 anni lo Stato non abbia potuto riconsegnare ai cittadini e al territorio questa realtà.
Una decisione - prosegue - che nega l’utilizzo di questo bene alle associazioni antimafia, come Libera e Arci, e agli enti locali con in testa il Comune di Monteroni, che da anni presentano progetti e si battono per lo sviluppo e il rilancio economico della tenuta con la filiera corta, energie rinnovabili e la creazione di una scuola di legalità. Un vero e proprio colpo di mano contrario alle finalità della legge che vuole un uso pubblico e sociale di questi beni che arriva dopo anni di lungaggini burocratiche e che ripropone – conclude il deputato democratico - il tema fondamentale dei tempi troppo lunghi per la destinazione dei beni confiscati alle mafie”. “La tenuta di Suvignano, in provincia di Siena, sequestrata alla Mafia nel 1983 da Giovanni Falcone oggi rischia di tornare nelle mani di un prestanome, perché lo Stato ha deciso di non investire su un progetto che vorrebbe farne un esempio di riutilizzo dei beni confiscati a Cosa Nostra puntando su agricoltura sostenibile, ambiente, solidarietà e su una scuola per la legalità, come chiesto da Comune, Provincia, Regione e associazioni.
Sarà messa all'asta, e venduta al miglior offerente. Sia chi sia. Un errore e uno schiaffo a chi la mafia la combatte ogni giorno, in un Paese che oggi ha più bisogno di esempi che di soldi sporchi, ”. Il segretario regionale dei Giovani Democratici della Toscana Andrea Giorgio lancia il grido d’allarme “Avremmo voluto - continua Andrea Giorgio - che il bene fosse messo a disposizione della comunità e diventasse una testimonianza della lotta per la legalità, e per questo si sono impegnate le istruzioni, dal Sindaco di Monteroni d'Arbia, al Presidente della Provincia alla Regione, passando per le associazioni, la società covile, il Partito Democratico ed i Giovani Democratici.
“Oggi dopo più di 6 anni – conclude il segretario regionale dei GD - ci ritroviamo nelle stesse condizioni di partenza. La decisione di mettere all’asta la tenuta è inaccettabile e sminuisce il lavoro fatto da parte di chi voleva farne un esempio di riutilizzo e un segnale per un territorio, la Toscana, sempre più, purtroppo, frequentato dalla criminalità organizzata. Cercheremo in ogni modo di opporci a questa scelta, mobilitando i parlamentari, sensibilizzando l'opinione pubblica, provando a fare in modo che il Ministero cambi idea e intervenga”. “Era stata lanciata anche una petizione "Stop all'asta per Suvignano" – ricorda il segretario dei Giovani Democratici di Siena Sergio Kutzmanovic - in cui il Pd di Monteroni e provincia chiedeva al Parlamento di modificare la legge sul riutilizzo dei beni confiscati alla mafia e al Prefetto di Siena di battersi affinché Suvignano potesse essere utilizzata dagli enti locali per scopi sociali.
La proposta degli amministratori toscani fu quella di creare una "scuola di legalità" e di utilizzare alcune colonie per accogliere ragazzi disagiati e donne maltrattate”.