Firenze, 9 luglio 2013– Da Oscar Wilde ad Aldous Huxley, passando per Percy Shelley, John Sargent, Herbert Horne: sono tanti gli scrittori, i poeti, gli artisti inglesi e americani che hanno visitato Firenze, o che vi hanno abitato, lasciando una traccia indelebile nella storia della città. A loro è dedicato il libro dello storico d’arte Claudio Paolini A sentimental journey (Polistampa, collana «Quaderni del Servizio Educativo», pp. 152, euro 12), realizzato in collaborazione con la Fondazione Herbert P.
Horne e col contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. “Sono arrivati degli inglesi”, disse un facchino d’albergo al padrone, “ma non ho capito se sono russi o tedeschi”. Questo buffo aneddoto riportato da Giuliana Artom Treves nel suo Gli Anglo-fiorentini di cento anni fa (1953) indica come “inglese” fosse per antonomasia ogni forestiero che arrivava a Firenze. Gli stranieri – viaggiatori e residenti – sono stati una componente fondamentale della vita sociale, economica, politica e culturale della città tra Ottocento e Novecento: il capoluogo toscano ha esercitato infatti una forte attrazione nei confronti dei viaggiatori, coinvolgendo in modo particolare inglesi e americani, che hanno rappresentato la presenza più cospicua nel novero dell’ampio gruppo di stranieri.
Il volume di Paolini è dedicato a letterati e intellettuali, ma anche musicisti, diplomatici, imprenditori, giornalisti che inclusero Firenze nel loro Grand Tour o che vi si stabilirono legando il proprio nome a qualche edificio celebre della città. Per ognuno di loro è presente una breve scheda che si concentra proprio sulle loro residenze, dagli alberghi sul lungarno ai villini che si erano costruiti nelle zone di nuova urbanizzazione, dai palazzi di antica storia alle ville poste negli immediati dintorni.
Ad accompagnare i testi, una preziosa collezione di grafiche dei primi del Novecento raffiguranti alcuni di questi luoghi immortali. Gherardo Del Lungo