Dopo un restauro iniziato nel 2008, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure su incarico dell’Opera di Santa Maria del Fiore, ritornano visibili al pubblico le due teste in bronzo appartenenti alla cantoria di Donatello, realizzata per la cattedrale di Firenze tra il 1433 e il 1439. Le due opere saranno esposte in una teca nella sala delle cantorie del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze, eccezionalmente visibili da vicino, dal 23 aprile al 27 maggio 2013. Considerate opere dell’inizio del Rinascimento, la critica è concorde nell’attribuire a Donatello la testa a sinistra, mentre sull’altra i pareri sono discordi: si tratta di Donatello oppure di Michelozzo, suo “compagno” di bottega dal 1425 al 1438? Potrebbero i risultati del restauro aiutare a dare una risposta a questo enigma mai risolto? Chi è il personaggio ritratto e perché due figure uguali? La storia delle due teste bronzee della cantoria di Donatello è un vero e proprio giallo.
Capolavori di evidente ispirazione ellenistica, somiglianti ma non identiche, nel tardo Ottocento si trovavano nel Museo Nazionale del Bargello dov’erano entrambe ritenute antiche. La scoperta di un documento del 1439, che autorizza la consegna a Donatello di una quantità di bronzo per “una testa” per la cantoria - precisando che l’opera dovrà assomigliare “all’altra testa”, senza indicare però l’autore o la provenienza – aveva fatto avanzare l’ipotesi che si trattasse di due sculture di periodi diversi: una antica, la compagna realizzata da Donatello su modello della prima. Il restauro, condotto dal settore Bronzi e Armi antiche dell’Opificio, ha potuto studiare per la prima volta in profondità la tecnica esecutiva delle due sculture, dimostrando che si tratta di manufatti realizzati con la tecnica della cera persa, utilizzando la medesima lega e “sembra che possa trattarsi della stessa fusione, dato che le corrispondenze di composizione riguardano anche le impurezze”, afferma Maria Donata Mazzoni, direttrice del restauro.
Viene quindi a cadere l’ipotesi che la testa a destra, quella attribuita a Michelozzo, sia il calco dell'altra, anche se poi differentemente modellata. I due artisti, se di due artisti si tratta, si sono ispirati ad uno stesso modello antico e lo hanno rappresentato in modo diverso. Il restauro ha confermato come le due teste in origine fossero interamente ricoperte d’oro, come riportato in un documento dell’epoca. La doratura è stata eseguita con la tecnica ad amalgama di mercurio e sono state trovate anche delle tracce di oro in foglia.
L’oro è stato poi eliminato, in un momento imprecisabile, abradendo la superficie con spazzole, raschietti e probabilmente con sostanze acide. Successivamente il bronzo è stato patinato con un composto scuro, di notevole spessore, costituito da oli-cere e pigmenti che si è tenacemente unito al bronzo., soprattutto nella testa attribuita a Donatello. Secondo Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore: “La doratura ora tornata alla luce suggerisce una chiave di lettura affascinante.
Secondo un documento del periodo, la doratura risalirebbe al 1456, diciassette anni dopo l’ultimazione della cantoria. Donatello era ancora in vita e verosimilmente fu lui stesso a suggerire l’aggiunta dell’oro: le fonti insistono sull’attenzione del maestro all’impressione visiva trasmessa dalle sue opere … Donatello, che voleva questi personaggi antichi come spettatori della Messa, deve essere rimasto deluso che i suoi ‘pagani’ erano quasi invisibili nella penombra del Duomo. Così nel 1456, quando verosimilmente stava scolpendo la Maddalena penitente per il Battistero, approfittò del rinnovato rapporto con l’Opera per suggerire la doratura dei due volti bronzei, che così diventavano non solo visibili ma drammatici nel bagliore vivo delle torce”. LA CANTORIA DI DONATELLO PER LA CATTEDRALE DI FIRENZE Donatello avvia a lavorare alla sua cantoria poco più d’un anno più tardi di Luca della Robbia, il maestro a cui nel 1431 l’Opera di Santa Maria del Fiore aveva commissionato un “perghamo” o loggia aggettante a supporto di un nuovo organo allora in corso di realizzazione; l’analoga struttura commissionata a Donatello era invece destinata all’organo vecchio, e tutte e due le micro-architetture dovevano servire anche da piattaforme per i cantores che avrebbero accompagnato la liturgia in Duomo.
Le due opere, commissionate pochi anni prima dell’ultimazione della cupola, erano intese come arredi per l’area liturgica: la cantoria di Luca della Robbia a nord, sopra l’ingresso della Sacrestia delle Messe, e quella di Donatello a sud, sopra la porta della cosiddetta “Sacrestia Nuova”. Nell’intenzione dell’Opera del Duomo, le cantorie dovevano essere già montate nelle rispettive posizioni quando fosse terminata la cupola. In realtà furono consegnate con qualche anno di ritardo rispetto all’ultimazione della cupola e alla solenne consacrazione del Duomo nel 1436.
Per circa due secoli e mezzo le due logge rimasero al loro posto, finché nel 1688 il Gran Principe Ferdinando, figlio del granduca Cosimo III dei Medici non si sposò con Violante Beatrice di Baviera. Le nozze furono celebrate nella cattedrale con fasto inaudito. Gli interventi coinvolsero sia l’esterno che l’interno della cattedrale e le cantorie, considerate troppo esigue e oramai superate nello stile, furono rimosse e poste nei depositi dell’Opera. Delle strutture originali rimasero solo i mensoloni e i pavimenti che servirono di base a due nuove cantorie di tipico gusto barocco.
Negli anni quaranta dell’Ottocento, smontate definitivamente le parti rimanenti delle antiche cantorie, furono costruite delle nuove di gusto neo-gotico, che possiamo vedere ancora oggi. Con l’apertura del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, che nacque e si sviluppò proprio intorno a questi due grandissimi capolavori, le due antiche cantorie furono rimontate nel Museo. Le due teste di bronzo dovranno aspettare ancora: riconosciute nel 1909 come opere quattrocentesche, furono trasferite dal Bargello al Museo dell’Opera nel 1930 e montate nella posizione indicata nel documento del 1439 , lo stesso da cui si deduce che una delle due sia stata realizzata da Donatello. Ambra Nepi
