E' una storia triste quella del Forteto, che ha fatto e fa ancora tanto male qui in Toscana, una storia di abusi e omertà lunga 30 anni le cui vittime sono state dei bambini che in quella struttura avrebbero dovuto essere protetti e accompagnati nel percorso che li avrebbe portati all'affido. Una vicenda che noi di Nove da Firenze in questi 15 anni di nostra esistenza abbiamo raccontato e seguito fino all'iter processuale ancora in corso (In fondo alla pagina gli articoli correlati e tanto altro nei nostri archivi).
Una vicenda che ha suscitato e suscita dolore ma anche tanta rabbia e sdegno, che tuttavia viene percepita come ancora troppo poco nota e denunciata fuori dai confini regionali. Questo almeno fino a ieri sera quando il caso Forteto diventa oggetto della trasmissione Le Iene in onda su Italia Uno; la messa in onda con le interviste alle vittime, l'atteggiamento di Fiesoli e dei suoi più stretti collaboratori ancora in attesa di giudizio all'arrivo della troupe televisiva, le non risposte dell'assistente sociale che trent'anni fa aveva la tutela legale dei bambini ospitati nella cooperativa agricola e la "fuga" in chiesa da parte del sindaco di Vicchio Roberto Izzo riaccende la polemica e soprattutto lo sdegno.
La pagina Facebook della trasmissione condotta da Ilary Blasi e Teo Mammuccari viene nel giro di poche ora presa d'assalto, si susseguono i commenti di condanna e di rabbia verso i 21 imputati, ma anche nei confronti del Tribunale dei Minori e istituzioni interessate. Oggi a distanza di trent'anni a dolore si aggiunge dolore: come se quello che è successo in quel casolare allora non fosse abbastanza abominevole, non solo le tante, troppe domande ancora senza una risposta, le responsabilità non chiarite e i colpevoli ancora a piede libero; subito dopo la trasmissione de Le Iene di ieri durante la notte è stato aggredito al Forteto a calci e pugni il fratello di uno degli intervistati.
Una violenza che sembra non trovare fine, che apre inquietanti interrogativi su quello che è stato definito un "sistema di omertà e complicità", una "setta", definizioni che oggi si affiancano al nome Forteto che però lo ricordiamo nasce e ancora oggi lavora come cooperativa agricola e in cui lavorano quegli stessi bambini, oggi uomini e donne, vittime di abusi. Di qui la rinnovata denuncia del gruppo di Fratelli d'Italia regionale: "La situazione al Forteto è insostenibile per chi ci vive e per chi ci lavora.
Le istituzioni, colpevoli in questi anni di gravissime omissioni, devono adesso intervenire drasticamente sciogliendo la comunità rappresentata dall'associazione e commissariando la cooperativa per salvaguardare i posti di lavoro e la realta' economico-produttiva''. Lo chiedono, in una nota, il capogruppo Fdi in Consiglio regionale Giovanni Donzelli e la consigliera comunale di Vicchio Caterina Coralli. ''Le intimidazioni e le ritorsioni sul posto di lavoro - aggiungono - nei confronti di chi ha avuto il coraggio di parlare sono all'ordine del giorno.
Dopo la trasmissione di ieri siamo arrivati anche alla rappresaglia fisica nei confronti dei parenti di chi testimonia''. Secondo gli esponenti di Fdi ''questo clima potrebbe contaminare anche le testimonianze del processo in corso. E' necessario intervenire immediatamente e senza remore per difendere i piu' deboli''. Ancor più esplicito Alberto Mugnai presidente della Commissione d'inchiesta istituita dalla stessa regione Toscana per fare luce sui fatti del Forteto. "Il pestaggio di un ragazzo ospite del Forteto da parte del famigliare di uno dei 23 dirigenti della comunità per minori rinviati a giudizio per maltrattamenti e abusi sessuali è un'escalation di atti intimidatori verso chi con dolore e coraggio ha denunciato trent'anni di violenze e soprusi.
Nelle settimane scorse, infatti, una delle vittime ha trovato per nove volte le gomme dell'auto squarciate. Lo scorso sabato 13 aprile poi, all'indomani del rinvio a giudizio di Rodolfo Fiesoli e di 21 dei suoi 'pretoriani', nell'abitazione del presidente dell'Associazione Vittime del Forteto sono stati tagliati i fili del telefono'', prosegue nella sua denuncia il consigliere regionale del Pdl, Stefano Mugnai, ''E' il segno di come la tensione stia montando nei momenti in cui si rende più palese la drammatica realtà che per decenni si è consumata all'interno di quella comunità a danno di decine di minori - denuncia Mugnai -.
A chi è stato vittima di questa ennesima aggressione fisica rinnoviamo la nostra solidarietà, auspicando, in vista del processo che si aprira' il 4 ottobre prossimo, di non dover più aggiungere altre pagine simili a questa storia''. "Non è sufficiente condannare quanto accaduto, né esprimere solidarietà alle vittime degli atti intimidatori compiuti nelle ultime settimane, sino alle violenze perpetrate ieri sera dichiara la Portavoce dell’Opposizione Stefania Fuscagni - .
Adesso è necessario che tutti – a partire dai rappresentanti delle istituzioni politiche – prendano atto della gravità della situazione e si impegnino ai fini della ricerca della verità. Di fronte all’omertà che per troppo tempo ha regnato su quanto accadeva al Forteto, e a cui oggi si aggiungono minacce e ulteriore offesa ai danni di coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare il “sistema Forteto”, non si può fuggire e trincerarsi in una chiesa come ha fatto il sindaco di Vicchio.
Di fronte a questo clima insopportabile è obbligatorio domandarsi come ciò sia potuto accadere, e com’è possibile che nessuno o quasi ne abbia avuto contezza. Voltarsi dall’altra parte o demandare l’intera vicenda all’autorità giudiziaria – come se questa non avesse avuto anche implicazioni politiche – significa condannare una volta ancora le vittime. La Magistratura sta svolgendo egregiamente il suo compito, la politica faccia altrettanto, favorendo la ricerca della verità vera.
E lo faccia rapidamente e concretamente. Perché se al Forteto per anni e anni è accaduto ciò che hanno denunciato le vittime e che ha portato al rinvio a giudizio di Fiesoli, Goffredi e altre 21 persone, se ciò è rimasto chiuso in poche stanze, non esente da responsabilità è un sistema politico che per lunghi anni non ha permesso di fare chiarezza, negando persino il diritto alla verità". “Un fatto grave e allarmante, al giovane minacciato e percosso tutta la mia vicinanza e la solidarietà, spero sia fatta luce quanto prima sulla vicenda, confidando nell’operato delle Forze dell’Ordine, perché si impegnino per tutelare tutte le persone coinvolte e in maniera particolare i ragazzi che hanno denunciato i fatti”.
Così il consigliere regionale Pd Paolo Bambagioni, che ha fatto parte della Commissione d’Inchiesta sul Forteto, commenta l’aggressione verificatasi ai danni del fratello di un giovane che aveva raccontato la sua testimonianza alla troupe televisiva “Le Iene”, nel servizio andato in onda ieri. “Come Consiglio Regionale abbiamo fatto la nostra parte per fare emergere tutte le testimonianze, grazie al lavoro dell’apposita Commissione d’Inchiesta, mettendo a punto una relazione che ora la magistratura sta analizzando in quanto documento utile alle indagini in corso”, conclude Bambagioni. F.D.