Firenze – Rispetto delle tutele che la Costituzione e il nostro ordinamento giudiziario garantiscono a tutti i cittadini indistintamente e delle finalità che la commissione è stata chiamata ad adempiere, quello di verificare la funzionalità oggi delle politiche regionali in materia di affido alle necessità presenti sul nostro territorio. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Alberto Monaci, rivolge il proprio richiamo all’aula che si appresta a discutere la relazione finale della commissione d’inchiesta sull’affidamento dei minori.
Un documento di ottantotto cartelle che racchiude gli esiti di otto mesi di intenso lavoro. Il presidente dell’assemblea regionale ha fatto riferimento al proprio intervento con il quale, nel mese di luglio, aveva richiamato la commissione a ricondurre la propria attività d’inchiesta nel solco del mandato istituzionale, le politiche regionali in materia di affidamento di minori e comunità e centri. Il presidente ha rilevato come, da una prima lettura della relazione finale, questo invito sia stato ascoltato solo in minima parte e ha chiesto all’aula una discussione rispettosa. Un’illustrazione puntuale, quella del presidente della commissione d’inchiesta Stefano Mugnai che ha toccato i punti salienti della relazione, dall’affermazione che l’obbiettivo dei lavori era capire come sia stato possibile il verificarsi di un così grave corto circuito istituzionale, del mancato rispetto delle normative nazionali e regionali in materia di affido di minori al Forteto, una struttura non deputata a fare accoglienza di minori ma dove in pratica la si è fatta per 35 anni.
Mugnai ha ricordato i circa sessanta affidi di minori a persone all’interno del Forteto, alle famiglie cosiddette “funzionali” dopo il 1985, quando Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, anch’egli fondatore del Forteto, sono stati oggetto di una sentenza di condanna per vari capi d’imputazione. C’è stata una mancanza di presa d’atto dei fatti e delle sentenze. Il presidente ha ricordato che questi fatti drammatici sono potuti accadere perché il Forteto godeva di una serie di relazioni importanti dal Tribunale dei Minori, ad associazioni, alla Regione Toscana, erano corrazzati ha dichiarato.
Le testimonianze hanno dato il quadro di una continua ricerca di relazioni da parte di Fiesoli con personalità della politica, della magistratura, della cultura e della comunità scientifica. Il presidente ha evidenziato la necessità di creare un coordinamento tra le istituzioni competenti nell’affido affinché i minori vengano seguiti e l’opportunità che la Regione si costituisca parte civile nel processo, un atto dovuto, un segnale chiaro, le scuse dell’istituzione a quei minori che hanno vissuto questa tragedia. Secondo il vicepresidente della commissione d’inchiesta Paolo Bambagioni, la politica deve ricercare la verità e sostenere quei giovani che hanno visto travolta la loro esistenza.
Le istituzioni devono parlare di questa brutta pagina consumata in una comunità che era portata ad esempio nella bella e civile Toscana. Bambagioni ha ribadito che non bisogna mettere in crisi il sistema dell’affido che opera in modo talvolta eroico sul territorio ma è doveroso capire i motivi di questo fallimento, la Regione deve fare autocritica. Secondo il consigliere è inconcepibile che il Tribunale dei Minori abbia continuato ad affidare bambini a questa comunità dal momento in cui Fiesoli e Goffredi erano stati oggetto di una sentenza di condanna per vari capi d’imputazione.
Secondo il consigliere gravi responsabilità sono da attribuire anche ai servizi sociali che non hanno verificato né i requisiti delle famiglie affidatarie né successivamente la vita dei bambini. La regione – ha osservato Bambagioni - ha finanziato il Forteto dandole così credibilità morale, alimentata poi dalle visite di politici e giudici che frequentando la struttura hanno perso la loro terzietà. Bambagioni ha infine ricordato che il sistema di protezione che avvolgeva il Forteto è saltato quando la nuova generazione ha trovato il coraggio di denunciare, quando il bene è prevalso sul male.