di Nicola Novelli FIRENZE- Le dichiarazioni di Leonardo Domenici, raccolte da Nove da Firenze nei giorni scorsi a Bruxelles, sono diventate un piccolo caso giornalistico. Domenici ha elencato una lista di giornalisti sgraditi che avrebbero ordito nei suoi confronti una campagna di stampa quasi diffamatoria. Venerdì uno dei “tirati in ballo”, Paolo Ermini, direttore del Corriere Fiorentino, ha risposto con un corsivo a sua firma. Adesso, pur non essendo finiti nella lista dei cattivi, proviamo anche noi a sviluppare qualche ragionamento. Sorprende infatti la scarsa capacità di accettare le critiche da parte di un politico navigato come l'europarlamentare del PD.
Leonardo Domenici è all'attenzione dell'informazione politica nazionale da quasi 20 anni e, soprattutto da quando assunse il mandato di sindaco di Firenze, è stato oggetto di notizie di stampa in decine di migliaia di casi. Nella stragrande maggioranza raccogliendo considerazioni neutre, se non positive. Infatti nelle sue recriminazioni di fine mandato (tre anni fa) come oggi, menziona al massimo qualche decina di articoli. Prendete il caso di Nove da Firenze. Ci occupiamo di cronaca locale dal 1997 e da allora abbiamo raccolto oltre 100.000 pagine in archivio.
Moltissime sono notizie legate all'attività dell'amministrazione comunale, per lo più di divulgazione dei progetti e della linea della Giunta in carica. Abbiamo espresso molti perplessità sulla gestione Domenici. Ma se dovessimo contare il numero di articoli critici nei suoi confronti, per quanto determinanti la linea del giornale, non supereremmo probabilmente la ventina. Non abbiamo mai preteso ringraziamenti per il servizio gratuito svolto nell'interesse della città, ma l'evenienza incombente della reazione di un politico è assai spiacevole per una realtà come la nostra.
Fatti salvi i legittimi casi in cui qualcuno, secondo legge, persegua la tutela della propria onorabilità. Un approccio quantitativo alla questione, tipico dell'ambiente on line, potrà sembrare poco sottile. Ma in quale altra maniera si può misurare la libertà di stampa di un paese? La stizza di Domenici, a distanza di tre anni dalla fine della sua sindacatura, non è forse determinata dal voltafaccia subito da testate, come la Repubblica, che per anni lo avevano sostenuto incondizionatamente? In questo sta la debolezza dello scenario italiano, nell'aspettativa che una testata giornalistica che ha assunto il sostegno di un certo esponente politico non lo abbandonerà mai, qualunque cosa accada e qualunque cosa combini.
Pena l'accusa di tradimento. Un approccio distorto da cui anche la sinistra non è stata sinora immune.