“Caro Bersani te lo dico da Firenze, da casa mia: non aver paura di chi ti dice le cose in faccia ma di chi te le dice dietro, non aver paura, noi non siamo contro ma siamo per cambiare le cose. Se perderemo allora diremo viva Bersani!”. Questo il messaggio che Matteo Renzi manda al segretario del PD dal palco della Festa Democratica in corso alle cascine di Firenze. Alla Festa Democratica delle cascine di Firenze arriva il Renzi Day. Il sindaco in procinto di partire in camper per la campagna elettorale (il 13 settembre da Verona) in cerca di consensi nella lotta interna al PD contro il segretario nazionale Pier Luigi Bersani, si ritrova ad affrontare dal palco popolare della Festa di partito la platea più difficile, quella di casa.
Posti a sedere esauriti, padiglione stracolmo e prato gremito. L'intervento è atteso sia dai sostenitori fedeli che dagli oppositori interni. Non fare mai proposte veramente concrete, blandire il pubblico con slogan elettorali d’impatto ma senza nessuna consistenza: è questa l’obiezione fattagli a più riprese dai sostenitori della linea tradizionale del Partito, ovvero dai bersaniani. Gli stessi che immediatamente sui Social Network postano le domande o gli argomenti a cui Renzi non avrebbe dato una vera risposta. Soprattutto il non essere veramente di sinistra, il compiacersi anzi della simpatia che riscuote a destra sembra questo il vero difetto che la vecchia guardia nonriesce ad accettare.
E poi c’è ancora qualcuno tra il pubblico che non gli ha perdonato la gita ad Arcore e coglie l’occasione per farsi sentire.
Immagino per l'Europa un presidente eletto dai cittadini, un sistema democratico con regole che valgano per tutti, e non un sistema tecnocratico dove sono i singoli governi a decidere per tutti”. A Massimo D’Alema che gli avrebbe fatto notare di non essere abbastanza autorevole per parlare con i governi, replica: “Credo sia legittimo che i vecchi leader del partito cerchino di farci fuori: noi a viso aperto diciamo che dopo 15 anni devono andare via ed è normale che non la prendano bene.
Se vuoi cambiare le regole devi avere una classe dirigente autorevole”. Poi l’appello al segretario "Caro Bersani lo dico da Firenze, da casa mia non aver paura di chi ti dice le cose in faccia ma di chi te le dice dietro, non aver paura , non siamo contro ma siamo per cambiare le cose se perderemo allora diremo viva Bersani”. I rapporti istituzionali: “Sono andato ad incontrare Monti ma non in una residenza ufficiale come mia abitudine (sorride) ma l'ho trovato alla Badia Fiesolana, se fosse stato in stazione sarei andato anche in lambretta.
Il Governo si è preso l'impegno ai tempi di Prodi con Rutelli Ministro della Cultura e con l’allora sindaco Leonardo Domenici e Claudio Martini, presidente della Regione Toscana di fare il Nuovo Teatro dell'Opera. Abbiamo inaugurato il primo lotto entro il 2011 e loro hanno portato la targa da Palazzo Chigi. Io non ho partecipato perché non lo ritenevo giusto visto che l'opera non è completa. La discussione con Monti è partita dalla macchina scenica, ma ho letto poi dai giornali che avrei offerto al presidente la Presidenza del Consiglio in cambio forse del Parco della Vittoria o del Viale dei Giardini”. Il Governo Monti.
Renzi difende la scelta di un governo tecnico che è sinonimo di competenza. “Al ritorno non si mettano in testa di rimettere i soliti di prima come se fosse stata una supplenza. Rispetto alle scelte dei ministri tecnici puoi essere d'accordo o meno ma sono competenti, mentre non si offre l’incarico al primo che passa per sistemare le logiche di partito. Voglio dire che se toccasse a noi, punteremmo ad avere collaboratori più bravi. Il vero leader è chi sceglie quelli più bravi di lui”. Cosa invece non ha condiviso: “Il Governo è stato troppo tenero dando l'idea di volere e non potere; un esempio: le 11 caserme abbandonate o sotto utilizzate che si trovano a Firenze e che potrebbero essere utilizzate per fini sociali. Trentasei soldati giocano a nascondino alla Perotti a Coverciano mentre giovani coppie non hanno casa. Ci sono spese militari il cui senso ci sfugge”. E ancora su Berlusconi.
“Se si è fatta la Card museale si deve alla visita ad Arcore, idem per il contributo di soggiorno e la rete di asili nido ancora aperti nonostante i tagli perché abbiamo vinto la partita sull'Iti. Ho dato ai fiorentini quel che per anni nessuno ha dato loro. C'è gente che andrà in crisi nel dopo Berlusconi perché non ha capito che il Pd deve occuparsi dell'Italia e non fare antiberlusconismo. Berlusconi per 20 anni ha raccontato una storia e in molti ci hanno creduto ma io non ho l'arroganza di giudicare chi ci ha creduto ma devo capire dove e come lui sia stato più credibile di me.
Doveva ridurre le tasse semplificare la burocrazia, migliorare i servizi della pubbliche amministrazioni . Abbiamo litigato tra noi per colpa di alleanze finalizzate a battere Berlusconi ma non a governare l'Italia. Se volete pensionarlo non dovete parlare di lui ma dei problemi, se sarete ossessionati da lui continuerete a perdere". Alleanze? Né con Casini, né con Vendola. "Il primo per anni ha sostenuto Berlusconi, il secondo ha contributo alla caduta di Romano Prodi.
Prima facciamo le Primarie poi discutiamo dei problemi e guardiamo via via chi ci sta. In ogni caso non si tratterà di un accordo con i segretari dei partiti ma con la gente". L’antipolitica: “Bersani ha sbagliato toni su Grillo quando lo accusa di avere un linguaggio fascista. E’personaggio che dice che la mafia non uccide che l'aids non esiste che son tutti uguali. E’ l’ emblema della contraddizione: ricordo quando spaccava i pc dicendo che erano causa di isolamento, cinque anni dopo è diventato il più grande blogger italiano; sponsorizzava una nota marca di Yogurt e poi è diventato il fustigatore delle multinazionali.
A detta dei suoi stesi consiglieri regionali è evidente che dice cose in modo volgare e non condivisibili. Ma è vero anche che dice cose che pensa il 90% del nostro mondo, quando ad esempio chiede di non mettere i condannati in Parlamento o quando parla delle troppe legislature e degli stipendi dei parlamentari". Conclusioni: “Se siamo qui è perché la cosa pubblica ci affascina; se voi siete qui è perché non vi va che il futuro sia visto solo come un problema per dimostrare che con lo sforzo personale e con il singolo contributo possiamo cambiare.
Vi faccio un augurio da Sindaco, ricordando che se fosse stato per i dirigenti del partito non avrei fatto il sindaco, l'ho fatto perché mi avete sostenuto e votato. E’ una fase difficile e per motivi personali sarebbe stato più comodo stare tranquillo ma la crisi è l'occasione per tornare a dire che la politica è bella. Fare politica insieme è affascinante. Un dono che non ha esperienza eguale" conclude Matteo Renzi prima di concedersi ai flash, ai microfoni, alle telecamere, all'abbraccio del pubblico che chiede una foto, un autografo, una stretta di mano.
di Filomena D'Amico e Antonio Lenoci