Firenze – Le cause della crisi che sta attraversando l’Europa, le prospettive e le possibili soluzioni, l’impegno per la contrattazione sui fondi strutturali per il periodo 2014-2020. Sono questi alcuni dei temi affrontati questa mattina in un incontro con i deputati europei eletti in Toscana, i consiglieri regionali e numerosi esperti in materia. L’incontro è stato organizzato dalla commissione per le politiche dell’Unione europea e gli affari internazionali, presieduta da Marco Taradash (Pdl).
Come ha spiegato Taradash, obiettivo dell’incontro “è aumentare la consapevolezza di quelli che sono gli strumenti a disposizione anche a livello locale per intervenire sul tema Europa”; Taradash ha annunciato anche che a breve la Commissione organizzerà un convegno internazionale sulla questione dei fondi strutturali europei e sulla capacità di utilizzarli. All’incontro erano presenti il vicepresidente del Consiglio regionale Giuliano Fedeli, Gian Luca Lazzeri dell’Ufficio di presidenza, i consiglieri regionali Enzo Brogi, Marta Gazzarri, Antonio Gambetta Vianna, Pier Paolo Tognocchi e i deputati europei eletti in Toscana, Leonardo Domenici, Claudio Morganti, Paolo Bartolozzi. “La crisi economica dell’Europa – ha detto Taradash introducendo i lavori – nasce da una crisi politica, dal fatto che l’Europa non ha una chiara strutturazione istituzionale e di governo”.
E su questa premessa si sono dichiarati d’accordo politici e addetti ai lavori. Fedeli, portando i saluti del presidente del Consiglio, ha sottolineato che “l’Europa ha difficoltà a diventare un’entità politica perché gli stati non vogliono cedere la loro sovranità; si deve dunque partire dal basso, dalle istituzioni locali, per stimolare i governi a intervenire. Occorre inoltre un collegamento più stretto tra Regione e europarlamentari”. Secondo Domenici alla crisi in Europa si è risposto “in modo monocorde, con l’austerità, con una logica di tagli che non ha tenuto conto della riduzione della domanda e del crollo degli investimenti”.
E quanto ai fondi strutturali per il periodo 2014-2020, su cui si sta trattando in questi mesi, “alcuni stati chiedono una loro riduzione, quando è invece necessario individuare i progetti strategici per lo sviluppo. In questo momento è importante che le realtà locali facciano sentire la loro voce”. Morganti ha invece commentato che “la crisi dell’Europa nasce dal fatto che è stata costruita in fretta e furia, e l’Italia ha fatto le spese di un ingresso nell’euro prematuro. Chi deve controllare, cioè la Commissione, è responsabile della crisi e ha palesemente fallito”.
Quanto ai fondi, Morganti ha ricordato “che l’Italia ne ha speso solo il 18%; peggio di noi ha fatto solo la Romania, e per questo è importante che noi parlamentari ci rapportiamo con le amministrazioni regionali”. Netto il giudizio di Bartolozzi: “O l’Europa riesce a costruire gli Stati Uniti d’Europa oppure morirà, perché non è in grado di affrontare la crisi con gli strumenti che ha in mano adesso”. Secondo Bartolozzi “tornare indietro adesso è impossibile, uscire dall’euro provocherebbe una catastrofe economica”. Anche secondo gli esperti è essenziale premere sull’acceleratore dell’Europa.
Per Fabio Masini, economista e docente dell’Università di Roma Tre, questa crisi è politica e ha radici che nascono da lontano, e ha assunto toni drammatici quando la “speculazione” ha dato l’assalto alla fragilità dell’eurozona. “La via d’uscita – ha detto - è andare verso una sovranità condivisa a livello europeo. Il Consiglio regionale può intraprendere azioni di tipo politico e culturale, coinvolgendo la società civile”. Anche secondo Roberto Castaldi della Scuola di Sant’Anna “l’Europa deve dotarsi di meccanismi per poter decidere insieme.
Solo gli stati di dimensione continentale possono resistere in futuro”. Castaldi ha ricordato che “se l’Italia non fosse entrata nell’euro sarebbe finita come l’Argentina e che l’aumento dei prezzi è da imputare allo choc petrolifero”. Infine da parte di Massimo Vannuccini, segretario della Gioventù federalista europea toscana, è venuto un pressante invito alle istituzioni a tutti i livelli, partendo dal Parlamento europeo che deve assumere un ruolo costituente nel processo di rafforzamento dell’Europa. Chi ha guardato all'Europa è stato sicuramente il comitato per il Nobel per la Pace 2012 che ha assegnato l'importante riconoscimento all'Unione Europea.
"La Ue sta attraversando gravi difficoltà economiche e considerevoli proteste sociali. Il comitato del Nobel vuole puntare su quello che considera il più importante risultato dell'Ue: il successo della lotta per la pace e la riconciliazione, per la democrazia e i diritti umani. Aver contribuito per sei decenni all'avanzamento della pace e della riconciliazione, la democrazia e i diritti umani in Europa" questa parte della motivazione. "Un messaggio all'Europa perché si faccia di tutto per mantenere quanto ottenuto e si vada avanti" ha spiegato il presidente Thorbjorn Jagland.
Il premio di 8 milioni di corone svedesi (1,2 milioni di dollari).