Stamani il Consigliere Regionale Mauro Romanelli ha visitato il carcere delle Sughere di Livorno, insieme al Garante delle persone private della libertà personale Marco Solimano e al Coordinatore provinciale di SEL Andrea Ghilarduccci. E’ stato accompagnato dalla Direttrice del carcere e dal Comandante della guardia penitenziaria. “Se è vero che la situazione delle carceri misura la civiltà di un paese, la casa circondariale delle Sughere non fa eccezione nel testimoniare la profonda e vergognosa arretratezza dell’Italia” – commenta Romanelli. “Il carcere, che ospita in questo momento “solo” 130 detenuti, cioè molto meno della sua capienza teorica, vive ugualmente una situazione di gravissimo sovraffollamento, perché solo un’ala del penitenziario è abitata dai detenuti, mentre altre due sono state recentemente sgomberate per inagibilità e, quella nuova, modernissima e realizzata secondo criteri altamente umanitari, è misteriosamente bloccata a livello ministeriale”.
“Il risultato è una situazione di celle di poco più di dieci metri quadri con quattro detenuti per cella, l’angolo cottura nello stesso sgabuzzino dei servizi igienici, la permanenza in cella ventidue ore su ventiquattro per ogni detenuto, essendo inagibili gli spazi per la socialità e persino il campo di calcio, realizzato con tanto di tribuna, ma bloccato per la mancanza della tettoia della tribuna stessa”. “Il responsabile sanitario ci ha messo a parte – continua Romanelli - di una situazione che vede il 60% dei detenuti, entrati in carcere sani, che assumono ansiolitici e antidepressivi, seppur a basso dosaggio”.
“La stessa clinica è adesso situata in un locale provvisorio, destinato in realtà come aula scolastica, e per di più c’è il timore che delle due psicologhe attualmente in organico, una venga “tagliata”. “Prendendo atto di questa situazione, che è difficile non definire drammatica, ci impegneremo con una mozione e un’interrogazione in Consiglio Regionale, in particolare per sollecitare sui temi di competenza della Regione, ovvero quello sanitario, ma anche affinché siano rappresentate al Governo urgenze come quella dell’agibilità della nuova ala del penitenziario e del ritorno della sezione femminile, che non può mancare in un comprensorio grande come quello labronico”. “In termini generali l’impressione principale è quella di un personale, sia i dirigenti sia la polizia penitenziaria, fortemente colpito da una sensazione d’impotenza e di frustrazione, e di una grave condizione di frustrazione per i detenuti e le loro famiglie”.
“La maggioranza degli occupanti sono detenuti per reati minori, connessi al piccolo spaccio e all’immigrazione: la visita di stamani – terminano gli esponenti di SEL - ci ha ulteriormente rafforzato nella convinzione che sia necessaria la depenalizzazione dei reati minori, rafforzando le pene alternative e il reinserimento lavorativo”. Elba e Gorgona, carceri senza assistenza sanitaria Taradash e Mugnai ribattono alla Regione. «Sull’assistenza sanitaria in carcere all’Elba e a Gorgona la risposta della giunta non solo non ci soddisfa, ma non corrisponde al vero»: lo affermano i Consiglieri regionali del Pdl Marco Taradash e Stefano Mugnai (Vicepresidente della Commissione Sanità), autori già nel luglio scorso di un’interrogazione in cui chiedevano conto alla Regione dei fondi stanziati per l’assistenza sanitaria in carcere, sul loro utilizzo e, in particolare, sulla situazione nelle carceri di Elba e Gorgona.
Proprio a quest’ultimo carcere, infatti, la Asl 6 aveva «affidato l’incarico al dottor Domenico Tiso, referente aziendale per i carcere, il quale espleta questa funzione da Livorno senza risiedere, come d’obbligo, all’isola di Gorgona». La risposta alle domande dei due esponenti del Pdl è arrivata pochi giorni fa, ma Taradash e Mugnai ne sono rimasti talmente insoddisfatti da produrre una nuova interrogazione per richiamare la giunta sul punto. «Ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti delle risposte ottenute», esordiscono i Consiglieri regionali nel loro nuovo atto.
«Il Dr. Tiso – ribadiscono – risulta tuttora medico incaricato del carcere di Livorno, poi nominato dal direttore generale della Asl 6 di Livorno Monica Calamai Referente aziendale per la salute in carcere per gli istituti penitenziari di Livorno, Gorgona e Porto Azzurro. La legge di fatto proibisce la nomina a referente aziendale di un medico incaricato. Sempre il Dr. Tiso è stato nominato dal direttore geneale Calamai Coordinatore sanitario sia per il carcere di Porto Azzurro sia per il carcere di Gorgona, e lo stesso svolge queste funzioni stando a Livorno, ossia senza recarsi a Porto Azzurro e a Gorgona».
Taradash e Mugnai precisano: «Negli ultimi 5 mesi si è recato a Gorgona una sola volta». Eppure, osservano: «Nella risposta si sostiene che la copertura dell’assistenza sanitaria è stata costantemente mantenuta a Gorgona». Le obiezioni fioccano a raffica: «Quanto sopra – scrivono gli esponenti del Pdl – non corrisponde assolutamente al vero, in quanto prima espletava le sue funzioni di Coordinatore Sanitario il dr. Leonessi che risiedeva sull’isola e, pertanto, era disponibile ad ogni necessità che poteva subentrare in ogni momento della giornata.
In merito a Porto Azzurro, si sostiene nella risposta che è stato aumentato il monte orario della guardia medica per sopperire al fatto che i due medici incaricati hanno lasciato l’incarico, ma nella realtà è stata aumentata una sola ora per un medico di guardia, e tutto ciò non è assolutamente corrispondente alle necessità cliniche della popolazione detenuta che ammonta a 550 soggetti tra cui moltissimi ergastolani». Il totale è presto fatto: «Gorgona e a Porto Azzurro di fatto sono senza Coordinatore sanitario che dovrebbe attuare invece le direttive contemplate nelle linee-guida validate nel 2009 dalla Regione Toscana». Insomma, secondo Taradash e Mugnai manca la continuità assistenziale, e «la salute della popolazione detenuta viene messa a serio rischio».
Il Pdl rilancia dunque i suoi quesiti: «Perché è stato conferito l’incarico di Referente aziendale per la salute in carcere al dr. Tiso, dal momento che la legge precisa che il medico incaricato non può essere destinato ad altre mansioni»? E ancora: «Viste le mansioni e le precise attribuzioni che competono al Coordinatore sanitario, come è possibile che svolga il suo carico di lavoro senza essere presente nell’ Istituto di pena»? Infine: «Perché ancora non sono stati sostituiti i due medici incaricati andati via da Porto Azzurro»?