E’ stata presentata oggi, presso il Consiglio Regionale della Toscana, la campagna per la proposta di una legge d’iniziativa popolare sul reddito minimo garantito in Italia. Erano presenti Maria Pia Pizzolante, portavoce di Tilt, la rete delle associazioni giovanili che ha lanciato la mobilitazione, i rappresentanti di Sinistra Ecologia e Libertà, Marco Furfaro (Responsabile nazionale politiche giovanili), Mauro Romanelli (Consigliere Regionale), Tommaso Grassi (Consigliere Comunale), Maurizio de Santis (Portavoce regionale), ed esponenti di CNA, CONFESERCENTI, CGIL e del mondo imprenditoriale. La proposta di legge – hanno illustrato i relatori – ha lo scopo di contrastare il rischio marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso un sostegno economico di 600 euro mensili, rivalutabili in base al numero dei membri del nucleo familiare, per tutte le cittadine e i cittadini (inoccupati, disoccupati, precariamente occupati) che non superino 7200 euro annui di reddito e iscritti presso le liste di collocamento dei Centri per l’impiego.
Un provvedimento che sarà sospeso o decadrà quando il beneficiario dichiara il falso al momento della richiesta, è assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato, partecipa a percorsi d’inserimento lavorativo retribuiti, compie sessantacinque anni di età, rifiuta una proposta congrua d’impiego dopo il riconoscimento delle sue competenze formali e informali. I dati italiani degli ultimi anni sono sconvolgenti, un’intera generazione non ha più un futuro, non esiste quasi più il lavoro a tempo indeterminato e milioni di cittadini sono esclusi da qualsiasi forma di sostegno, mentre la cassa integrazione non risolve in alcun modo le crescenti crisi aziendali e costa moltissimo alla collettività (dal 2006 al 2011 lo Stato ha speso circa trenta miliardi euro).
Nello stesso tempo non esiste più mobilità sociale, chi è povero è destinato spesso a rimanerlo, a guadagnare meno dei propri genitori, che sempre più faticano ad aiutare i propri figli, e la precarietà contrattuale crea un esercito di uomini e donne ricattate sul lavoro e costrette a paghe mortificanti e a vendersi sul mercato del lavoro alle peggiori condizioni possibili. A maggio 2012 Il tasso di disoccupazione complessivo si è attesta al 10,1%, quello dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,2%, mentre gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono il 36,5%.
Numeri da brivido. La proposta di un reddito minimo garantito diventa quindi un argine importante contro la ricattabilità, il lavoro nero e sottopagato, il “grimaldello” per costruire un nuovo welfare che includa e promuova, garantisca autonomia e libertà di scelta. Non una proposta “rivoluzionaria”, ma di stampo europeo, poiché esiste dappertutto, in Germania dal 1961, tranne che, guarda caso, in Italia e Grecia. Dalla crisi dello spread e delle borse non si esce con meccanismi vecchi, come, purtroppo, sta provando a fare il Governo dei tecnici, ma con ricette nuove, ridando fiducia a milioni d’italiani, permettendo alle persone di formarsi professionalmente nei periodi di non lavoro, rimettendo liquidità nel sistema.
Uno strumento di autonomia per i giovani, di garanzia per chi perde il lavoro, dipendente privato, pubblico, piccolo imprenditore, artigiano, commerciante, partita iva. Una proposta per unificare il mondo del lavoro, e non assistenziale. Anche da questa proposta nascerà il dibattito per un nuovo centrosinistra, che sappia interpretare i bisogni reali del Paese. La campagna durerà fino a dicembre 2012, data utile per raccogliere le cinquantamila firme necessarie, ma già i primi dati dimostrano il successo dell’iniziativa.
Già diecimila firme prese, mentre nella sola Firenze in una settimana sono state raccolte oltre mille firme e si può ora anche firmare presso le sedi dei Quartieri e in Palazzo Vecchio.