Secondo i risultati dell’indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana, nel I trimestre 2012 si è ulteriormente aggravato il rallentamento del ciclo economico già segnalato in chiusura dello scorso anno. L’indicatore della produzione industriale per le imprese manifatturiere con almeno 10 addetti è infatti sceso del 4,2% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno, in linea con il peggioramento registrato anche a livello nazionale (media italiana a -6% secondo EUROSTAT, dati corretti per gli effetti di calendario). In frenata anche gli indicatori che riguardano il mercato estero La frenata produttiva sembra rispondere all’indebolimento generalizzato degli indicatori di domanda: l’andamento del fatturato si è infatti fermato al -3,5% rispetto al corrispondente periodo del 2011, passando in negativo dopo il +2,7% ed il +1,1% degli ultimi due trimestri dello scorso anno.
Questo trend si conferma anche nelle dinamiche dei prezzi alla produzione, che rallentano ulteriormente in apertura anno a +0,9%. Anche il mercato internazionale sembra aver tirato il freno: gli ordinativi esteri hanno infatti registrato una significativa flessione (-3,3%), contribuendo in tal modo ad una riduzione ancora più marcata degli ordini totali (-5,4%), fortemente influenzati dalla debolezza della componente interna. Seppure in un contesto particolarmente complicato, tiene comunque -per il momento- la produzione assicurata dal portafoglio ordini delle imprese, pari a 74 giorni alla fine del trimestre in esame rispetto alle 71,8 di marzo 2011. Continua a migliorare il quadro occupazionale, ma le previsioni non sono positive Nonostante le evidenti difficoltà degli ultimi mesi si rafforza tuttavia il recupero occupazionale, che raggiunge complessivamente il +1,1% dopo il +1,0% di fine 2011.
Si tratta di un risultato supportato anche dalla sensibile riduzione del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (-17,9%). Le negative performance economiche degli ultimi mesi inducono però a pensare ad un ritardo nella trasmissione degli effetti della nuova contrazione del ciclo economico sul mercato del lavoro, che presumibilmente si mostreranno nelle prossime rilevazioni. Preoccupanti le dinamiche delle piccole imprese, lievi contrazioni anche per le medie e le grandi Scendendo a livello dimensionale, le piccole imprese (10-49 addetti) risultano le più sofferenti anche in questa nuova fase di difficoltà.
La produzione scende del 6,6%, il fatturato del 5,7% e anche gli indicatori di domanda risultano assai preoccupanti (ordini totali a -5,6%, con la componente estera in arretramento del 6,1%). Rallenta la crescita produttiva anche per le medie imprese (tra 50 e 249 addetti), che passano dal +3,1% del quarto trimestre 2011 all’attuale -0,6%, mentre il fatturato si arresta a -0,1% dopo il precedente +3,4%. In flessione anche gli ordinativi (-1,0%) che risentono soprattutto della frenata sui mercati esteri (-2,1%) mentre continua a crescere il dato occupazionale (+1,2% dopo lo 0,8% dei mesi conclusivi del 2011). Anche le grandi imprese (oltre 250 addetti), in linea con i dati di chiusura 2011, aprono il 2012 in leggera flessione: -0,5% l’indicatore della produzione e -0,4% quello del fatturato.
Particolarmente preoccupanti i dati degli ordinativi, in forte contrazione (-10,5%) malgrado il balzo in avanti di quelli esteri (+6,4%). Buone invece le dinamiche occupazionali, che dopo il +2,3% di fine 2011 mettono a segno un ulteriore incremento (+3,5%). Aumentano i settori in difficoltà: solo farmaceutica, meccanica, minerali non metalliferi e calzature riportano dinamiche produttive positive La battuta d’arresto che ha caratterizzato i primi mesi di questo nuovo anno appare piuttosto generalizzata a livello settoriale.
Tra i 14 settori monitorati ben dieci riportano variazioni produttive negative seppure di intensità diverse e, tra quelli in crescita, le variazioni risultano piuttosto modeste. L’indicatore della produzione mostra un incremento contenuto per le calzature (+0,8%), si attesta al +1,9% per i minerali non metalliferi e sale del +2,5% per la farmaceutica e del +2,8% per la meccanica. In flessione invece tutti gli altri comparti, tra i quali spiccano in negativo in particolar modo il sistema moda (-9,3% il tessile, -10,6% l’abbigliamento, -3,9% la concia e pelletteria), il legno e mobilio (-8,1%) e i metalli e prodotti in metallo (-8,6%).
Ad eccezione della pelletteria, che a chiusura 2011 segnava una crescita dell’8,9%, gli altri settori già nella precedente rilevazione evidenziavano segnali di difficoltà, anche se con intensità decisamente meno preoccupati. Discorso analogo per i mezzi di trasporto, che dopo il -6,1% del IV trimestre si fermano adesso al -5,7%, per l’elettronica (-1,3% dopo il -3,2%) e per l’industria alimentare (-1,7% dopo il -1,9%). Cambio di rotta invece per il comparto della chimica, gomma e plastica, mantenutosi su valori positivi in chiusura 2011 e adesso in perdita del 4,9%. Aspettative per il IV trimestre 2011 In linea con la frenata registrata a consuntivo del I trimestre, peggiora anche il clima di fiducia degli imprenditori per i mesi di aprile-giugno 2012.
Il saldo perequato tra ottimisti e pessimisti relativamente alle attese per l’andamento produttivo del secondo trimestre scende in termini congiunturali a -5 punti percentuali dal +3 della precedente rilevazione, mentre nel confronto tendenziale (cioè rispetto al corrispondente periodo del 2011) la variabile si attesta addirittura a -13 punti percentuali contro il -11 del precedente trimestre). Tale peggioramento, determinato dalla nuova fase di rallentamento del ciclo economico e dalle persistenti incertezze sui mercati finanziari, è accompagnato da un generale arretramento di tutti gli indicatori previsionali.
Le aspettative sull’andamento della domanda continuano a regredire, e questo sia in relazione al mercato estero (il saldo passa dai -2 p.p. della precedente rilevazione ai -5 p.p. attuali) che -soprattutto- a quello interno, dove ormai coloro che prevedono una flessione superano di ben 8 punti percentuali quelli che invece si attendono un miglioramento della domanda (il saldo nella precedente rilevazione era +1). Resta infine negativo, e abbastanza in linea con il precedente trimestre (-4 p.p contro il precedente -3 p.p.), il dato riguardante le prospettive occupazionali. NOTA SULLA RILEVAZIONE L’indagine sulla congiuntura manifatturiera regionale in Toscana, relativa al I trimestre 2012, ha riguardato un campione di 1.297 unità locali manifatturiere con almeno dieci addetti.
le interviste si sono svolte nei mesi di aprile e maggio 2012. Il punto di vista di Vasco Galgani – Presidente Unioncamere Toscana “L’Italia rallenta e la Toscana non fa eccezione. Calano i fatturati delle imprese del manifatturiero regionale, che risentono della flessione dei consumi a livello nazionale e delle prime avvisaglie del decremento anche della domanda estera. Le conseguenze più pesanti sono per le piccole dimensioni, che necessitano quindi ancora di più di politiche di sostegno e rilancio perché il tessuto toscano fatto di piccole e medie imprese possa ripartire verso la tanto invocata crescita.
Da sottolineare l’urgenza di un intervento che vada in più direzioni, per contrastare la crisi che si sta allargando per diventare generalizzata in tutti i settori, tranne alcune eccezioni positive. L’indagine ci fornisce dati positivi per quanto riguarda l’occupazione. Se, come suggeriscono i ricercatori, questi dipendono esclusivamente dal ritardo con cui le conseguenze della crisi impattano sui lavoratori, è necessario agire tempestivamente perché la mano lunga della recessione non causi ulteriori licenziamenti, che determinerebbero una ulteriore stretta sui consumi.
La nostra economia non se lo può permettere”. Il punto di vista di Pierfrancesco Pacini - Presidente Confindustria Toscana “L’ulteriore frenata dell’economia toscana nei primi mesi del 2012 delinea un quadro congiunturale di grande complessità” – commenta il presidente di Confindustria Toscana Pierfrancesco Pacini. “La produzione industriale regionale è arretrata di oltre quattro punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; e questo ha condizionato ulteriormente il recupero dei livelli pre-crisi: la Toscana è ancora al di sotto del 18% rispetto a cinque anni fa”. “Ma quello che maggiormente preoccupa per i prossimi mesi – continua Pacini - è il forte calo della domanda, nella quale la debolezza del mercato interno si accompagna a una significativa frenata della componente estera.
Tutto questo si ripercuote sul clima di fiducia degli imprenditori, caratterizzato da un diffuso pessimismo e aggravato dal peggioramento delle condizioni dell’area Euro”. “Occorre proseguire con le misure di risanamento, attraverso azioni strutturali centrate sulla semplificazione e una severa spending review; ma senza un’adeguata attenzione allo sviluppo, rischiamo di far avvitare l’economia su sé stessa. Per non ‘morire di rigore’ servono politiche anticicliche, dallo sblocco dei pagamenti pubblici al rilancio di un programma infrastrutturale; dal recupero della domanda interna al sostegno degli investimenti da parte delle nostre imprese; solo così potremo avviare la nostra economia regionale verso la svolta, rilanciando, allo stesso tempo, la nostra attrattività e il nostro posizionamento competitivo” - conclude il presidente degli industriali toscani.