Dopo un breve saluto del neoassessore al Diritto alla salute Luigi Marroni il primo intervento di Paolo Enrico Ammirati (Pdl) nel consiglio regionale chiesto d'urgenza: “Rossi sta difendendo un sistema da lui creato e che sta crollando alla prova dei fatti” “E’ un grande onore essere qui e affronterò questo incarico con grande senso di responsabilità. Sarò molto rispettoso delle prerogative di questa assemblea”. E’ con un breve saluto che il neoassessore al Diritto alla Salute Luigi Marroni ha fatto il suo debutto in Consiglio regionale.
Il Consiglio si è riunito stamani in seduta di urgenza, su richiesta dei capigruppo di Pdl, Lega, Udc e Gruppo misto. All’ordine del giorno “Comunicazioni del presidente della Giunta regionale circa le dimissioni dell’assessore Scaramuccia, la nomina del nuovo assessore e gli sviluppi della vicenda giudiziaria relativa al dissesto finanziario dell’Asl 1”. Il primo intervento è stato quello di Paolo Enrico Ammirati (Pdl). “Affronteremo questo Consiglio con la massima serietà, senza polveroni e sceneggiate”, ha premesso il consigliere.
“Ci auguriamo però – ha proseguito – che l’intervento di Rossi non sia la solita, ripetitiva e compiaciuta analisi della sanità toscana; questo ci lascerebbe amareggiati perché significherebbe non dare alcuna importanza al ruolo del Consiglio regionale. Partiamo da una dimenticanza che non perdoniamo: cioè dal fatto che la lettera di diffida della Corte dei Conti non sia mai arrivata in questa aula come avrebbe dovuto. Avremmo altrimenti potuto attivare i dovuti canali di controllo”.
Ammirati ha poi accusato Rossi di “continuare a difendere con le unghie e con i denti una sanità che sta crollando, un sistema che lui stesso ha messo in piedi. Anche con la nuova nomina Rossi ha testimoniato di essere il vero motore di questa sanità che oggi trova una sconfessione per fatti conclamati, e se così è il presidente deve essere altrettanto coerente nelle determinazioni politiche di questo suo modo di operare”. “Vogliamo sapere quello che è successo senza più omissioni – ha aggiunto il consigliere -.
Perché l’assessore Scaramuccia si è accorta dopo sette mesi di questa magagna di cui lei non si è accorto in dieci anni? E’ lei un fenomeno? Oppure si è voluto coprire tutto per dieci anni?”. Immediata la replica del presidente della Giunta Enrico Rossi, il quale ha difeso la scelta di mischiare competenza tecnica e competenza politica, che a suo parere si è rivelata un successo. “Su quanto accaduto in seguito alla fuga di notizie ho una responsabilità oggettiva, ma non soggettiva – ha spiegato Rossi -, ho deciso di nominare un nuovo assessore subito per non lasciare la sanità senza governo.
Sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Comunque la titolarità politica spetta a me, e questo vale per l’operato di tutti i miei assessori”. Il presidente ha poi ribadito di aver avuto “un comportamento esemplare e cristallino” nella vicenda della Asl di Massa. “Dopo che un giovane funzionario ha rilevato alcuni riferimenti a una gestione stralcio caricata di crediti e non ha avuto chiarimenti – ha ricordato Rossi -, noi abbiamo azzerato i vertici, nominato un Commissario, denunciato tutto alla Procura e alla Corte dei Conti e citato i responsabili affinché rispondano dei danni.
Sfido a trovare altri amministratori che davanti a buchi di bilancio abbiano avuto il comportamento che ho avuto io”. Il presidente ha poi comunicato che la Guardia di Finanza ha ritrovato i verbali che testimoniano degli incontri trimestrali che Rossi, a quel tempo assessore al Diritto alla salute, ha avuto trimestralmente con i vertici dell’Asl di Massa, così come con quelli delle altre Asl, per controllare l’andamento del conto economico e arrivare al pareggio di bilancio. I verbali saranno consegnati ai consiglieri regionali e Rossi ne legge qualcuno in aula: il 23 luglio 2004 l’Asl di Massa prospetta una perdita, e la Regione Toscana alla fine si impegna a stanziare altri 9,5 milioni per arrivare al pareggio.
Il 13 aprile 2005 viene verificato il consuntivo 2004 e c’è una perdita di 4,5 milioni; la Regione assegna altri 3,5 milioni. Per il conto economico tendenziale, in cui si prospetta una perdita di 5 milioni, Rossi propone un rientro in due anni. Quando, il 26 luglio 2005, l’allora direttore generale Alessandro Scarafuggi propone un conto tendenziale con 4 milioni di perdita, l’assessore chiede un piano di rientro che viene presentato e discusso il 15 agosto. A fine ottobre viene effettuata una verifica che conferma il sostanziale rispetto degli impegni presi.
E così via, con una serie di incontri che denotano un miglioramento della situazione fino ad arrivare al 2009 quando gli allora vertici della Asl di Massa, Antonio Delvino ed Ermanno Giannetti, rispondono all’assessore su un deficit tendenziale di 640 mila euro garantendo che sono soldi da recuperare dalla Fondazione Monasterio. “Io sono stato vigile e ho fatto il mio mestiere – ha concluso Rossi -. Non so se si possa dire altrettanto su chi doveva controllare sul campo, come i revisori dei conti.
Abbiamo avviato la certificazione dei bilanci, ribadisco che la sanità toscana è una sanità sana e sono sicuro che dopo le mie denunce gli altri sindaci revisori abbiano guardato un po’ più accuratamente dentro ai bilanci”. “I documenti che ho portato oggi all’attenzione del Consiglio regionale dimostrano l’attività svolta negli anni per tenere sotto controllo i conti economici delle Asl. Ciò ha prodotto una sanità toscana abbastanza sana da essere certificata. Sono invece preoccupato per il futuro, spaventato dalle prospettive finanziarie che si profilano a livello nazionale per la sanità”. E’ quanto dichiarato dal presidente Enrico Rossi nel suo intervento conclusivo di oggi in Consiglio regionale. “Si sente parlare di 1,5 miliardi di euro – ha continuato il presidente – Noi siamo messi bene, ma se per caso il governo desse per scontata una riduzione del 10% in tre anni, anche per noi sarebbe necessaria una nuova, pesante opera di razionalizzazione”. Il presidente Rossi ha quindi concluso dando la sua disponibilità ad incontri periodici con i capigruppo per un confronto sui temi della sanità regionale e per un approfondimento sui contenuti del del Piano socio-sanitario regionale. “Non siamo qui a chiedere le dimissioni di nessuno – ha affermato Alberto Magnolfi, capogruppo Pdl – ma vorremo almeno sentirvi ammettere che i problemi ci sono, superando quella protervia che non accetta critiche e quel disco ormai rotto di una sanità di eccellenza”.
Secondo il presidente del Pdl “la vicenda Massa dimostra quali danni è in grado di fare l’estrema politicizzazione e quanto sia urgente smitizzare la sanità toscana”. All’inizio del proprio intervento, Magnolfi aveva ricordato alcune dichiarazioni dell’assessore Scaramuccia, “pubblicate tra virgolette sulla stampa e mai smentite”, che dimostrano, secondo il capogruppo Pdl, “la caparbietà di una donna che guarda caso ha dato le dimissioni ed è stata stritolata da un sistema che l’ha messa in angolo”.
“La vicenda di Massa, tutt’altro che chiarita – ha concluso Magnolfi – è espressione di crisi politica, etica e istituzionale”. “Dobbiamo essere consapevoli che c’è una politica vincente in Europa, animata da un’idea forte di liberismo, contro il welfare e la sanità pubblica” ha rilevato Paolo Marini (FdS–Verdi), secondo il quale la sanità toscana “è migliorabile”, ma nel “panorama nazionale si colloca sopra la media”. A suo parere le indagini sull’Asl di Massa confermano quanto Rossi ha detto, indicando i responsabili diretti, anche se sarebbe un errore affrontare la questione non tenendo conto della realtà socio-economica del territorio, che negli ultimi due anni ha registrato la perdita di diecimila posti di lavoro a livello provinciale, mentre la media del Pil sanitario è doppia rispetto ad altre province.
“C’è un elevato tasso di ospedalizzazione – ha osservato – anche per carenze nei servizi territoriali”. Marini ha infine difeso il “primato della politica”: “La politica deve fare fino in fondo il proprio ruolo – ha affermato –. La politica è buona, se lo è la società”. Secondo Vittorio Bugli, presidente del gruppo Pd, non ci sono elementi di novità rispetto ai dibattiti già svolti. “Abbiamo chiarito le nostre questioni interne con soddisfazione di tutti – ha affermato –.
Scaramuccia ha fatto una scelta personale. A cosa porta affermare che è crollato il sistema sanitario?”. Bugli ha sottolineato che c’è un diffuso riconoscimento “della capacità di innovazione della sanità toscana da parte di chi la vive professionalmente” ed ha ricordato che le verifiche sull’Asl di Massa sono partite da un funzionario, sulla base di una relazione dei sindaci revisori che per la prima volta hanno segnalato difficoltà nella gestione stralcio del 2009. “Siamo orgogliosi del sistema che abbiamo messo in piedi – ha aggiunto –.
Un sistema che cerca l’equilibrio di bilancio insieme alla garanzia della qualità dei servizi”. Bugli ha infine osservato che i contenuti dell’ordine del giorno presentato dal PdL affrontano problemi strettamente legati al piano sanitario e possono essere discussi nella competente commissione consiliare. “Abbiamo sempre lavorato in perfetta sintonia con Scaramuccia. Tutti gli atti sono stati concertati” ha precisato nella replica il presidente Enrico Rossi, sottolineando che i controlli in sanità avvengono con la lettura dei verbali dei sindaci revisori, nominati dal Consiglio regionale e dal Ministero.
“I chiarimenti sono stati chiesti in automatico la prima volta che è apparso qualcosa che non tornava – ha affermato – Non pretendo che diciate che siamo stati bravi, ma che sia riconosciuto il nostro operato”. Rossi ha ribadito che “i bilanci della sanità toscana sono sani al punto da poter essere certificati”, ad eccezione di Massa, di Pisa, per problemi seri di informatizzazione, e di Pistoia, “che ha i conti a posto, ma deve ancora essere portata alla certificazione”. “Siamo riusciti a chiudere in pareggio il 2009, il 2010 ed il 2011 – ha concluso il presidente, dando la propria disponibilità ad incontri mensili con i capigruppo – La Toscana è messa bene, ma preoccupano le prospettive finanziarie a livello nazionale”.
Stefano Mugnai (PdL), prendendo atto della disponibilità della maggioranza, ha accettato, a nome dei firmatari, di approfondire in commissione i contenuti dell’ordine del giorno presentato. Dichiarazioni della Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale Stefania Fuscagni “Un consiglio regionale da ‘marziani’. L’oggetto era lo stato di crisi strutturale e di sistema della politica sanitaria toscana. Una crisi supportata da fatti: un buco milionario, strane coincidenze, dimissioni dell’assessore rese note il giorno degli arresti.
A fronte di ciò la sinistra ha detto che la Toscana ha uno dei sistemi sanitari migliori in Italia. Vero per gli operatori, falso per la politica sanitaria. L’Opposizione compattamente ha proposto una mozione che vuol rivedere il sistema nella certezza che questo è un sistema dove la politica ed il dirigismo si sono forse impropriamente estesi determinando gravi patologie che vanno oltre le responsabilità dei singoli che certo vanno chiarite. Il fallimento, tuttavia, è tutto politico e va tutto in conto alla sinistra toscana”.
Magonfi (PdL): “Da Rossi una difesa fragile e contraddittoria. Massa è emblema della crisi etica, politica e istituzionale della Toscana” “Venivo dal privato ed ero stata abituata a verificare ogni scrittura contabile. Quando vidi quella lettera di credito volli vederci chiaro. Chiesi riscontri che non vennero. Così continuai ad indagare fino a scoprire non solo che quel credito non esisteva, ma che c’era la voragine da 270 milioni” Caro Presidente Rossi è con queste parole dell’Assessore Scaramuccia (da nessuno mai smentite) che Lei deve fare i conti. Parole, pesanti come pietre, che sono un netto atto d’accusa politico al sistema dei controlli che non hanno funzionato, alla trasparenza della Giunta non in grado di dare risposte all’Assessore ed al Suo stesso comportamento.
Scaramuccia dice chiaramente che è stata lei a mettere il dito nella piaga, a tentare di fare chiarezza, a andare fino in fondo alla questione. Evidentemente Lei presidente, non era in grado di indagare con la stessa caparbietà e la stessa efficacia, oppure c’era una congiura tale di tutti i Suoi dirigenti che sono riusciti sostanzialmente a prenderla in giro per anni. Nell’un caso come nell’atro lei -Presidente Rossi- non ci fa una gran figura. Questo comportamento m’induce anche a pensare -credo legittimamente- che 1) se non fosse stata l’Assessore Sacramuccia a scoprire il buco e a volerlo rendere noto, non sarebbe emersa neppure una minima parte dei fatti, 2) che forse l’Assessore Scaramuccia per questa sua caparbietà si è trovata di fatto espulsa dal sistema, di cui non condivideva alcune scelte di fondo. E’ assordo che si tenti ancora oggi di mitizzare la sanità toscana.
La vicenda di Massa dimostra la crisi etica, politica e istituzionale che investe l'intero sistema di potere della sinistra e che talune indubbie eccellenze presenti nella nostra sanità non possono più coprire. Non siamo gente che ama le fughe in avanti; ma è bene che Rossi ricordi che in altre Regioni, le opposizioni della sua parte politica, chiedono le dimissioni per vicende molto meno imbarazzanti di questa. Locci, “Non c’è solo il caso Massa, ma anche Mps, Fidi, i Comuni sull’orlo del baratro.
E’ il risultato dell’incontrastato dominio comunista” “Siamo ai prodromi del collasso del sistema Toscana, il caso che si è aperto sulla sanità è solo uno dei tasselli”. Così il consigliere regionale Dario Locci (Gruppo Misto) a margine del Consiglio straordinario convocato sul buco dell’Asl 1 e sul cambio al vertice dell’assessorato. “Non c’è solo Massa – spiega Locci – c’è anche il caos all’interno del Monte dei Paschi di Siena: il gigante della finanza italiana è stato letteralmente massacrato dalla guerriglia interna al Pd.
Un danno che va ben oltre all’annunciato crollo della Giunta comunale e anche oltre alle vicende interne alla Sanità”. “Ma non basta – continua il consigliere – c’è anche il caso Fidi Toscana, bastonata da Bankitalia, ci sono tre capoluoghi di provincia sull’orlo del baratro, con le rispettive giunte appese ad un voto”. “E’ il risultato dell’incontrastato dominio comunista – conclude Locci – che perdura in Toscana dal secondo dopoguerra. A che serve convocare le sedute straordinarie del Consiglio se non ad assistere all’ennesima e inutile passerella, mentre il sistema implode? Occorre una reale opposizione per uscire da un sistema asfittico.
Non ci possiamo aspettare che siano i responsabili di questa situazione a tirarcene fuori”. UDC: "Soddisfazione per disponibilità governatore Rossi ad affrontare questioni ancora irrisolte" Rinviata in Commissione la mozione che chiedeva alla giunta Rossi una revisione del numero delle Aziende Sanitarie; il superamento delle società della salute; l’accorpamento degli Estav; la puntuale definizione del ruolo dei “piccoli ospedali” e delle diversità di ruolo tra Aziende ospedaliere e Aziende territoriali al fine di evitare sovrapposizioni, sprechi, inefficienze e commistioni tra le attività specialistiche di base e quelle di alta specializzazione a livello regionale; e la promozione delle azioni necessarie per assicurare il diritto all’assistenza dei non autosufficienti.
“Prendo atto con soddisfazione delle parole di nuova disponibilità del governatore Enrico Rossi e dei gruppi di maggioranza nell’affrontare le questioni ancora irrisolte della sanità toscana che rischiavano, altrimenti, di provocare gravi e ulteriori criticità nel nostro sistema”, ha affermato il consigliere regionale e segretario provinciale dell’Udc Firenze Marco Carraresi al termine del Consiglio regionale straordinario sull’affaire Massa. “Ciò significa – ha continuato l’esponente centrista – la possibilità di ridiscutere, nelle prossime settimane con il nuovo assessore, molti punti del Piano Sociosanitario attualmente in aula.
Questa non è una vittoria della destra o della sinistra, ma del buon senso e della buona politica, quella che cerca di dare risposte efficaci ai bisogni dei cittadini”. Secondo Marco Carraresi “ci sarà anche spazio, come chiediamo da anni, per il miglioramento del sistema dei controlli”. Il comunicato di Nicola Nascosti “Parlo fuori dal coro: io oltre a i saluti di rito all’assessore Scaramuccia non ho altro da dire. Perché credo che se fosse stato un problema di tipo professionale forse se ne avrebbe potuto accorgersene prima che fare l’assessore non era il suo mestiere. Secondo di poi, a fronte di una situazione complessa come quella della sanità toscana e a fronte di una discussione in consiglio regionale sul piano sociosanitario, se si incomincia a delineare cos’è cosa fa e cosa prevede si comincia a capire che riguarda l’assistenza domiciliare agli anziani, l’assistenza ai disabili, il servizio di assistenza sanitaria domiciliare, che riguarda tutta una serie di servizi fondamentali che vengono fatti sostanzialmente fuori dall’unita di cura, sul territorio dalle Società della Salute. Lasciare a meta della discussione e della programmazione un atto importante come questo, sbattere la porta e andare via: sinceramente io non ho nulla di ringraziare da questo punto di vista. Io credo però che si debba ragionare anche e non solo di numeri perché giustamente si dice che mancano le risorse, e su ciò occorre una riflessione.
Ma non sono solo le risorse che mancano per la gestione del sistema toscano e che derivano dalla diminuzione del fondo sanitario nazionale: sono quelle risorse che mancano anche a causa della situazione della Asl 1, a prescindere da chi si è messo in tasca qualcosa, se e come non mi interessa. Ma questi sono soldi che mancano, sono costi che non erano stati contabilizzati: è come se un commercialista si dimenticasse di contabilizzare alcune fatture d’acquisto e il bilancio torna; poi ci si rende conto l’anno dopo che non torna più perché ci sono dei costi che non erano stati contabilizzati. Questa è ineccepibilmente una ripercussione sulla programmazione dei servizi socio-sanitari sul territorio e non solo sugli ospedali, per questo è doppiamente responsabile l’assessore Scaramuccia, e il giudizio non può che essere solo negativo, Ieri ho letto con interesse la dichiarazione del segretario del Pd dell’empolese-val delsa - che mi sembra sia dello stesso partito di cui il presidente Rossi fa parte – che si chiede quale progetto politico si ponga la Toscana per il governo della sanità nei prossimi anni.
Se anche il partito democratico dell’empolese-valdelsa, sempre fedele alla linea regionale, si pone il problema vuol dire che non è solo un problema di gestione del servizio sanitario, o di ciò che è successo, della responsabilità politica e amministrativa della situazione della Asl di Massa: il problema è complessivo. Perché a questo punto questi 260 milioni di euro non contabilizzati e che mancano pongono un problema complessivo sulla possibilità di continuare questo modello che è stato istituito, un modello, quello attuale, di cui e l’organizzatore e programmatore è non solo l’attuale presidente della Regione, ma tutte le forze di centrosinistra che da tanti anni governano questa Regione.
Vengo da una zona in cui quando c’era l’assessore Martini e poi l’assessore Rossi si diceva che l’empolese-valdelsa vi era una situazione ottimale perché aveva tanti piccoli ospedali che coprivano tutto il territorio; poi, ‘Contrordine, abbiamo cambiato idea’: sistema rivoluzionato con la creazione di un unico ospedale. E’ questo il ragionamento su cui io mi auguro l’assessore Marroni possa intervenire, perché c’è stato un cambio di rotta radicale non solo in coloro che gestiscono da un punto di vista operativo e amministrativo e sanitario le aziende sanitarie, ma nella politica che la dirige.
Non è la crisi solo del presidente Rossi, è la crisi di un sistema del Partito democratico, di tutti i componenti della maggioranza che hanno deciso di fare una virata di rotta. E gli effetti si vedono: se oggi aprite il giornale e andate nella cronaca di Barberino del Mugello si legge ‘Ambulanza fai da te, senza aspettare il 118. La Pubblica Assistenza vara un nuovo servizio’. Queste sono questioni che vanno nel piano socio-sanitario: l’emergenza-urgenza, l’organizzazione sul territorio, su cui la Toscana poteva veramente brillare grazie alla responsabilità e alla collaborazione con le associazioni di volontariato. E invece abbiamo distrutto questo sistema: la politica, il Pd hanno deciso di centralizzare sugli ospedali questo sistema e scoperto tanti territori.
Su questo punto di vista su questo bisogna ragionare. Bisogna ragionare sul fatto se è possibile pensare sostenibile da un punto di vista finanziario che il rapporto tra i dipendenti che si occupano dell’amministrazione all’interno del sistema sanitario e quelli che si occupano direttamente di erogazione dei servizi sanitari – medici, infermieri e quant’altro - sia quello giusto o se siamo troppo sperequati sull’amministrativo rispetto a quello sanitario. Perché questi 260 milioni di euro che mancano devono spingerci a porre attenzione su questi temi. E’ essenziale ragionare in questi termini.
E’ vero che i bilanci sono in pareggio, ma è vero anche che qualche azienda sanitaria locale ha chiuso bene i bilanci da un paio d’anni a questa parte perché non ha fatto altro che vendere al proprio Comune di riferimento qualche immobile di proprietà. E questo va detto. Ma quando gli immobili di proprietà saranno finiti come si farà a recuperare quelle risorse per far chiudere il bilancio? Questa è un’operazione legittima, ma è un’operazione straordinaria, non certo ordinaria. O, ad esempio, come fare a risistemare il bilancio se, come accaduto, si mette a gara l’ospedale di Luco, lo si stima, la gara va deserta perché nessuno lo vuole acquistare? E allora su questo bisogna ragionare, altrimenti vuol dire che le operazioni straordinarie di finanza o di economia aziendale, al di là del dolo o meno, non possono sistemare un problema vero, che è quello di una riorganizzazione effettiva dei servizi sanitari nell’interesse del cittadino.
Ma nell’affrontare le vere esigenze dei cittadini non puoi pensare solo alla riorganizzazione dei reparti, ma anche a quanto ci costa l’erogazione dei servizi, com’è misurata, come è strutturata l’organizzazione sul territorio. Alla luce di quello che sta succedendo faccio una proposta all’aula: si faccia un punto sui lavori sul piano socio-sanitario, e si venga in aula a ridiscutere tutto visto che è cambiato l’assessore. Perché l’efficienza di un servizio sanitario non la si misura solo con i dati di bilancio.
Vogliamo discutere su cosa si deve tagliare, cosa si deve sacrificare e cosa si deve comunque andare a incentivare? Si può dare un messaggio chiaro e non perdere un ulteriore occasione. L’ultima cosa che dico riguarda il sistema di controlli, che è fallito. E’ fallito a prescindere dai revisori nominati o meno, ed è fallito non solo sulla sanità, perché la stessa cosa sta succedendo su Fidi Toscana, e la cito solo come esempio. E’ un esempio di come il sistema di controlli complessivi che questo consiglio e che la giunta mette in atto sulle sue partecipate o altro non funziona, così come non funziona il sistema di certificazione.
E il Consiglio è chiamato fare delle proposte operative perché casi come l’Asl 1 o come Fidi Toscana non si ripetano. Quindi il sistema di controllo va ripensato complessivamente, approfittando di queste due fondamentali cose che sono successe, e per necessità di dare ovviamente una risposta vera a prescindere dalla maggioranza o dall’opposizione.