Rispetto al 2010, nel 2011 il 43% delle imprese rileva una flessione della propria attività, misurata in termini di ore effettivamente lavorate, che si traduce in un calo del fatturato per quasi una impresa su due (il 47, 7%). Sono alcuni dei dati più significativi dello studio elaborato da Unioncamere Toscana con la collaborazione di ANCE. I risultati derivanti dall’indagine condotta nel mese di marzo 2012 su un campione di 205 imprese operanti nel settore delle costruzioni con almeno dieci addetti sono univoci: il settore delle costruzioni chiude il 2011 con un nuovo deciso peggioramento degli indicatori economici disponibili.
Nel 2011 solo il 10,8% delle imprese considerate ha fatto registrare un aumento della propria attività (in termini di ore effettivamente lavorate) rispetto al 2010 e il 46,2% ha mantenuto i livelli dell’anno precedente. Nel complesso la contrazione media è stata pari al 10,5%, maggiormente pronunciata per le imprese di medio-grandi dimensioni rispetto alle piccole. A livello di singoli segmenti di mercato, una situazione relativamente migliore interessa il comparto dell’edilizia residenziale su commessa di terzi privati, fondamentalmente attivata dalla domanda delle famiglie e delle cooperative di abitazione.
Flessione generalizzata (nel 46,5% dei casi) anche per il portafoglio ordini delle imprese, che fa sì che il 44,9% delle imprese lo ritenga insufficiente (il 51,5% ritiene invece lo stesso soddisfacente) per una continuazione regolare della propria attività. Alla fine del 2011 la media di mesi di attività assicurata dal portafoglio ordini è inferiore all’anno ( 8,9 mesi): in questo caso, va meglio per le imprese medio-grandi (10,4 mesi) rispetto alle piccole (6,8). Come anticipato, il fatturato del 2011 risulta per lo più in diminuzione rispetto al 2010 (nel 47,7% dei casi ), mentre il 40,1% ha riportato una situazione di stabilità e solo il 12,3% ha dichiarato un aumento.
Nel complesso, la contrazione media del fatturato (-10,2%) evidenzia una dinamica meno negativa per le piccole imprese rispetto alle medio-grandi. Contemporaneamente, cresce nel 31% dei casi il costo della manodopera sui costi complessivamente sostenuti dalle imprese. Manodopera che nel 20,2% delle imprese subisce una riduzione di organico, con una maggiore dinamicità sul fronte occupazionale per le imprese medio-grandi. Infine, gli investimenti si riducono per il 22,5% delle imprese, anticipando una tendenza alla contrazione che peggiorerà nel 2012, in linea con il clima di pessimismo che caratterizza il settore costruzioni.
Fra le principali determinanti di questa situazione: problematicità sul fronte della liquidità sulle quali incidono in maniera rilevante i rapporti con il committente pubblico. Il 70,6% delle imprese aventi rapporti con la Pubblica amministrazione segnala ritardi di pagamento rispetto ai termini contrattuali e tale ritardo, nella metà dei casi, arriva a superare i sei mesi; difficoltà delle condizioni di accesso al credito (evidenziate dal 36% delle imprese) e peggiorate, nel 2011, per una impresa su due, a causa, prevalentemente, della richiesta di maggiori garanzie ed all’aumento dei tassi di interesse. “La Regione – ha ricordato l’assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini intervenuto oggi alla conferenza stampa – si è attivata nel corso del 2011 con la costituzione di un tavolo per l’edilizia, presso la Presidenza, e con interventi legislativi specifici.
Come, ad esempio, la legge per la velocizzazione delle opere pubbliche o con interventi per l’accesso al credito delle imprese del settore. Nel quadro delle misure per l’emergenza economia per sostenere con garanzie gli investimenti e la liquidità delle imprese, sono state garantite ad oggi 994 imprese edili. E’stata inoltre introdotta, nel luglio 2011, una specifica finalità per la liquidità delle aziende che vantano crediti verso le imprese edili insolventi che ha garantito 128 operazioni per un importo di finanziamento pari a circa 16 mil di euro”. Ma non è tutto.
“Per venire incontro ai problemi di tante imprese impegnate in opere pubbliche – ha detto Simoncini – abbiamo messo a disposizione una quota del nostro patto di stabilità a favore di comuni e province. Nel 2011 abbiamo reso disponibili 55 milioni di euro complessivi, che hanno consentito ad alcuni enti locali virtuosi di superare per una cifra complessiva analoga i rispettivi tetti di spesa. Ma un intervento di questo tipo non basta. È forte l’urgenza di un intervento nazionale, per rimuovere i vincoli del patto di stabilità che penalizza soprattutto l’edilizia, rendendo difficili se non impossibili gli investimenti e i pagamenti da parte dei comuni verso le imprese”.