“Piazza Santo Spirito”, un olio su tela del 1984, è l’opera di Rodolfo Marma che viene donata al Comune di Fiesole in occasione dell’inaugurazione della mostra del pittore fiorentino, in programma per domani, giovedì 5 aprile alle ore 17.30 nella Sala Consiliare del Palazzo Comunale di Fiesole (piazza Mino, 26). Durante la cerimonia Andrea Tirinnanzi, da anni collezionista ed estimatore del pittore, insieme alla moglie dell’artista Ida Emmerich doneranno il quadro al Comune. L’esposizione, curata da Stefano De Rosa, resterà aperta fino al 20 aprile (orario: dal lunedì al giovedì 9 – 18, il venerdì 9 – 13.
Chiusa per Pasquetta. Ingresso libero). L’esposizione fiesolana allinea una serie di quadri di Marma da tempo non esposti e costituisce una preziosa occasione per tornare ad interrogarsi su questo pittore così vicino al mondo di Vasco Pratolini, scrittore con il quale la sua pittura sembra imparentarsi in una maniera del tutto spontanea. Marma dipinse gli scorci di Firenze con lo sguardo puro e pieno d'amore di chi sa che la luce, con il suo passaggio, è come un sapiente regista, abile nell'esaltare e nel celare i dettagli di un palazzo, di una strada, di un giardino. Rodolfo Marma nacque a Firenze nel 1923.
Frequentò l'Accademia di Belle Arti, dove divenne allievo di Ugo Capocchini, con il quale si diplomò nel 1948. Durante il suo periodo formativo, frequentò con profitto anche lo studio di Emanuele Cavalli, che stava sviluppando delle importanti esperienze creative, per mezzo delle quali l’ambito figurativo veniva trasportato in uno spazio pittorico dilatato, nel quale il colore raggiunge un’inesausta musicalità. Marma iniziò a esporre nella Firenze effervescente del secondo dopoguerra, presentandosi alla Casa di Dante ed in altre sedi espositive.
Alessandro Parronchi colse subito la sua vena poetica, portata a mettere in luce la città popolare, nella quale vivono persone sincere, che nel lavoro trovano una realizzazione. Dal 1956 al 1958 visse a New York, dove poté assistere alla fase iniziale di numerosi movimenti artistici. Quando fece ritorno a Firenze, non rinnegò il suo lavoro precedente, ma lo approfondì. Divenne il pittore che in modo infaticabile camminava per le vie del centro, attratto dal romanzo popolare che vi si svolgeva.