Ancora nubi sulla Lucchini

Per Lucchini una nuova trattativa con le banche e un impegno concreto del governo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2011 19:06
Ancora nubi sulla Lucchini

Firenze – E ancora complicata la vicenda della Lucchini. “La trattativa con le banche, chiusa a metà luglio, è stata formalmente riaperta in queste ore – si legge in una nota diffusa dall'idv - . L'accordo siglato a Roma, che prevedeva nuova liquidità per 126 milioni (un prestito ponte da 78 e lettere di credito per 48), non è mai diventato operativo e il gruppo bresciano controllato dal magnate russo Alexei Mordashov, dopo un mese di stop in agosto, ha fatto ripartire l'altoforno dell'impianto di Piombino, secondo polo siderurgico del Paese (2.300 dipendenti diretti e 1,6 milioni di tonnellate di acciaio all'anno), facendo affidamento però sul solo autofinanziamento”. 

“Noi di Italia dei Valori – commenta Roberto Rizzo, Responsabile del Dipartimento Lavoro-Welfare Idv Toscana - continuiamo a vigliare la situazione, ma siamo molto preoccupati dalle difficoltà oggettive dovute al silenzio di questo Governo, che non è stato capace di assumere una presa di posizione a sostegno dell'accordo di luglio, che rappresentava una prima base utile al rilancio e di svolta per una prospettiva di lungo periodo per le acciaierie Lucchini, per i lavoratori e per l’indotto”. “L'intesa di luglio si è inceppata – si legge nella nota diffusa dall'Idv - perché il governo di Parigi ha bloccato la vendita separata (alla svizzera Bkw) delle quattro centrali idroelettriche di Ascometal, la società francese della Lucchini che sta per essere ceduta (al prezzo di 300 milioni) al fondo d'investimento americano Apollo.

Lo spin-off avrebbe portato nella casse del gruppo italiano più di 50 milioni cash che invece, con la cessione dell'intera Ascometal al fondo statunitense, arriveranno diluiti nel tempo sulla base della redditività delle centrali.I numeri sono cambiati e il negoziato con il sistema bancario è ripartito. Gli istituti coinvolti (Bnp Pari

bas, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi e Mediobanca i principali), sono disposti a congelare i loro crediti (complessivamente 770 milioni) e a convertirli parzialmente in azioni della Lucchini, con la prospettiva che Mordashov passi la mano entro il 2012.

Ma questo è un capitolo ancora tutto da scrivere.

 Adesso c'è l'emergenza dell'autofinanziamento, che non potrà durare a lungo e che rischia di mettere in seria difficoltà le circa 150 imprese dell'indotto Lucchini di Piombino.La situazione è delicata al punto che le forze economiche si sono mobilitate, insieme ai sindacati e alle associazioni di categoria, e hanno deciso a fine agosto di costituire un comitato permanente per gestire la crisi dello stabilimento Lucchini di Piombino.



La Regione Toscana, nel 2010, ha stanziato 5 milioni proprio per garantire le imprese dell'indotto piombinese. E le banche locali concessero una moratoria su 20 milioni di debiti”. «La formula del soccorso non è più attuale – conclude Rizzo - perché manca di liquidità. La soluzione, insomma, deve passare dalla messa in sicurezza del gruppo Lucchini”.

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