FIRENZE– Alle buone pratiche introdotte nel sistema sanitario toscano per la sicurezza del paziente, si aggiunge ora la Check list di sala operatoria, cioè lo strumento di controllo di tutte le operazioni che garantiscono la realizzazione di un intervento chirurgico in sicurezza. La buona pratica propone sia la check list in versione essenziale, come raccomandata da Oms e Ministero della salute, che una check list più estesa, che traccia le operazioni dell’intero percorso chirurgico del paziente.
La check list è stata introdotta da una delibera di giunta, che prevede anche la gestione della relazione e della comunicazione con il paziente e i familiari in caso di eventi avversi. I dati relativi ai sinistri e derivanti dall’analisi delle schede di dimissione ospedaliera, e i risultati degli studi sugli eventi avversi, dimostrano che l’area chirugica è quella a maggior rischio. Per questo si rende necessaria l’elaborazione di procedure e la costruzione di strumenti di lavoro che rendano più sicuri i passaggi maggiormente a rischio.
Uno di questi strumenti è, appunto, la check list di sala operatoria. “La check list di sala operatoria è uno degli strumenti proposti dall’Organizzazione mondiale di sanità all’interno della campagna “Safe Surgery Saves Lives” – spiega l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – Se correttamente impiegato, questo strumento è in grado da solo di ridurre la morbilità e la mortalità dei pazienti chirurgici. Numerosi studi recenti hanno dimostrato inequivocabilmente la potenza di questo strumento nel diminuire i rischi.
La Regione Toscana ha voluto fare propria questa proposta e ha ampliato il processo controllato dalla check list, dall’atto operatorio all’intero percorso del paziente chirurgico, dal momento in cui esce dal reparto a quando vi fa ritorno dopo il risveglio”. Responsabili della check list sono tutte le figure coinvolte nel processo, e quindi chirurghi, anestesista, ferrista, infermieri di sala e di reparto, ciascuno per la parte di propria competenza. Scopo dell’applicazione di questo strumento, quello di prevenire procedure chirurgiche nel paziente sbagliato, o su una parte del corpo sbagliata, e la ritenzione di garze, strumenti o altri materiali nella parte operata. Nella stessa delibera, si stabiliscono anche i principi e le regole per la comunicazione degli eventi avversi, sia all’interno dell’organizzazione sanitaria che nei rapporti con il paziente e/o i suoi familiari.
Anche in questo caso ci sono ormai numerose evidenze scientifiche che sottolineano come i principi di fondo a cui deve ispirasi la comunicazione sono l’empatia, il tempismo, l’approccio non colpevolizzante e non difensivo, la trasparenza, l’alleanza con il cittadino, la fiducia, l’impegno per il miglioramento, la collaborazione, il coinvolgimento. Le buone pratiche Le buone pratiche approvate fino ad oggi a livello regionale sono 22. Tutte le aziende sanitarie toscane ne hanno attestate volontariamente più di una e grazie all’accreditamento istituzionale delle aziende che si realizzerà entro quest’anno e che le rende requisito organizzativo essenziale, i nostri ospedali le adotteranno in tutti i loro dipartimenti in maniera capillare.
Alla data dell’8 luglio 2011, erano 1.842 le buone pratiche attestate in tutte le Asl e aziende ospedaliere della Toscana (497 per Mani pulite, 244 per la scheda terapeutica unica). Tra quelle già messe in atto nella sanità toscana, e sperimentate con buoni risultati, la scheda terapeutica unica, l’igiene della mani per il controllo delle infezioni ospedaliere, l’uso appropriato degli antibiotici, la prevenzione delle cadute, la realizzazione dell’audit clinico, dell’incident reporting, la gestione degli eventi sentinella. I risultati ottenuti Questi i risultati raggiunti fino ad oggi grazie all’introduzione di alcune buone pratiche:
Mani pulite (introduzione del gel lavamani e campagna di comunicazione e formazione): aumento fino al 30% del lavaggio delle mani prima della visita al paziente. Scheda terapeutica unica (utilizzo su larga scala di uno strumento integrato tra medici e infermieri per la gestione della terapia): riduzione fino al 40% degli errori di trascrizione della terapia. Prevenzione cadute (realizzazione e diffusione di un pacchetto di strumenti originali per la prevenzione delle cadute in ospedale): riduzione del 60% delle cadute e di 4 giorni di degenza in media nei pazienti a rischio. Corretta identificazione del paziente (messa a punto e utilizzo del braccialetto identificativo e di una procedura per la corretta identificazione): evitati problemi di identificazione in più di 300 casi da quando è stato introdotto il braccialetto.