Discreta infornata anche questa settimana, con un prevalere di commedie romantiche post-sanvalentiniane di matrice statunitense…. C’è ad esempio Amore e altri rimedi di Edward Zwick, veterano del mainstream sia come produttore che come regista (suo, ad esempio, L’Ultimo Samurai ) che vede davanti alla macchina da presa un cast variegato e nutrito che conta, oltre ai due protagonisti Jake Gyllenhaal e Anne Hathaway , preziosi caratteristi come Oliver Platt e Hank Azaria, veterani come Jill Clayburgh e George Segal e la dolcissima Judy Greer, una delle presenze più simpatiche di tutto il cinema contemporaneo a stelle e strisce.
Grandissima pecca il titolo italiano…”love and other drugs” faceva sottintendere forse qualche altro significato di “additività”……e poi basta con gli “Amore e…”, ce ne sono ormai a bizzeffe: dovendo continuare, si arriverà a proporre abbinamenti improbabili …. Oppure c’è Come lo sai, che invece vede la partecipazione pure di Jack Nicholson sullo schermo, e che vede la pluripagata Reese Witherspoon alle prese con una “scelta d’amore” fra Owen Wilson e Paul Rudd.
Regia di un altro veterano, James L. Brooks, professionista delle sitcom. Ma a chi scrive, ormai l’avrete intuito, il genere “rosa” non entusiasma, specie se ironicamente patinato….. come non interessa cadere nei tranelli fantascientifici alla “Io sono il numero quattro” dove 4, appunto, è al massimo il voto da dare alla pellicola che promette mirabilie iperboliche per poi rivelarsi il solito epigono di epigoni….basta anche con gli alieni, per favore : state alienando noi.
D.J. Caruso, il regista, era considerato una specie di figlioccio di Spielberg : l’impressione è che sia ancora da terminare lo svezzamento….. C’ha provato a ritornare, Ricky Tognazzi, dirigendo Alessandro Gassman in questo fiacchissimo Il padre e lo straniero, dove il figlio del mattatore si trova di nuovo alle prese con bagni turchi e un’amicizia virile interrazziale da esplorare. C’è pure Xenia Rappaport, che vorremmo vedere in ruoli migliori al servizio del suo talento.
Dai Ricky, non mollare, la crisi è inevitabile per ogni autore, se riesci …perdona il gioco di parole…a invertire il canone, (mi riferisco all’inizio del presunto declino, Canone Inverso) c’è ancora spazio in Italia per la tua sincerità e il tuo sguardo onesto di regista. Poi c’è Aronofsky. Il quale merita sicuramente una riflessione maggiore di queste poche righe. Vi rimando quindi al prossimo Al cinema vacci tu per parlare approfonditamente di questo strano oggetto, questo Il cigno Nero che ha il non facile compito di seguire quella che - forse troppo frettolosamente anche da scrive - è stata definita l’opera della maturità del regista, quel The Wrestler che ci presentava Mickey Rourke fatto a brandelli come un hamburger nei ring della lotta libera statunitense. E chiudiamo facendo felici i lettori amanti del western : i Cohen rileggono “Il grinta” e ci ripropongono Rooster Cogburn, qua interpretato dal loro ormai feticcio Jeff Bridges.
Vogliamo dirlo ? Il signor Bridges è di sicuro l’attore più confortante del mondo. Qualsiasi cosa faccia, solo perché c’è lui, puoi essere in grado di prevedere che non sarà tanto male. Strano caso di mito in vita, Bridges e solo Bridges poteva fronteggiare il fantasma di Marion Morrison, al secolo John Wayne. Ad affiancarlo, Matt Damon, la faccia da schiaffi di Barry Pepper, e Josh Brolin, figlio di James, anch’egli fidato dei fratelli ebrei, che sta diventando uno dei più grandi “villain” del cinema Usa. Non escono, per lo meno non ancora, in sala a Firenze l’ultimo film di Takashi Shimizu (the Grudge) dal titolo di Shock Labyrinth, e a quanto sembra, forse è un bene ; e un mezzo capolavoro indipendente, proveniente guardacaso dal Sundance Redfordiano, dal titolo Un Gelido Inverno.
Peccato, che questo, lo avremmo visto volentieri. Marco Cei Per vedere la programmazione delle sale cinematografiche a Firenze, cliccate qui.