La grande tradizione comica napoletana accompagna nel nuovo anno il Teatro della Pergola e il suo pubblico insieme alla grande interpretazione di Carlo Giuffré. Dopo sessant'anni di carriera Giuffrè prosegue nel suo intento di restaurare un repertorio otto-novecentesco proponendo la messinscena del testo di Armando Curcio I casi sono due. Alla sua già affiatata compagnia si unisce in questo spettacolo Angela Pagano, custode insieme a Giuffrè di una tecnica attoriale straordinaria, piena di sfumature e registri, che affonda le proprie radici proprio nell’inesauribile repertorio napoletano. Una vita in scena e per la scena quella di Carlo Giuffrè che ha raggiunto il traguardo delle nozze di diamante con il palcoscenico: “il teatro è la mia vita – ha raccontato recentemente – voglio e sto invecchiando con il teatro, una grande emozione ogni sera e anche un elisir di lunga vita”.
Numerosi premi e prestigiosi riconoscimenti hanno accompagnato la lunga carriera, primo fra tutti l’onorificenza del Presidente della Repubblica che gli ha conferito il titolo di Grande ufficiale nel 2007. Carlo Giuffrè torna all'opera di Curcio per la terza volta dopo A che servono questi quattrini, La fortuna con la effe maiuscola e il primo allestimento del 1982 de I casi sono due. Il testo di Armando Curcio, noto oltre che come autore come fondatore dell'omonima casa editrice, nonché giornalista, debutta nel 1941 con la compagnia dei fratelli De Filippo e proprio nel personaggio del cuoco Gaetano Esposito, Peppino de Filippo colse il carattere per la maschera di Pappagone che raggiunse un'enorme popolarità nella trasmissione della Rai Scala Reale.
La commedia è ambientata a Napoli, più precisamente nella casa del barone Ottavio e di sua moglie Aspasia. I due, ormai anziani, sentono la mancanza di un figlio, di un erede. Spinto da questo sentimento, il barone incarica un investigatore di ritrovare un suo figlio illegittimo, nato da una passione giovanile e prematrimoniale per una cantante. La sorpresa di Ottavio è grande quando gli viene comunicato dal suo incaricato che il figlio tanto cercato e per anni ignorato è in realtà Vincenzo Esposito, scontroso e rozzo cuoco al servizio dei baroni.
Vincenzo, acquisito il nuovo status di nobile, non perderà occasione di vessare la servitù e di sfoggiare i suoi modi discutibili. L’atmosfera della commedia, ambientata gli anni ’40, è accompagnata dalle indimenticabili musiche di C.A. Bixio come “Torna Piccina Mia” , “Vivere” ,“La canzone dell’amore” e “Parlami D’Amore Mariù”. E' con piacere ed affetto che Carlo Giuffrè ricorda le parole che Federico Fellini dedicò al suo primo allestimento della commedia nell'82 ”Ecco il teatro quello vero che funziona da sempre, come una bella festa fra vecchi amici con cui stai subito bene” e augurava ”che tutto ciò che di spensierato, allegro, buffonesco, patetico, assurdo e straziantemente umano, hai visto accadere su quel palcoscenico, spente le luci e uscito dal teatro, tu possa ritrovarlo fuori nella vita! ” E' il successo di quella edizione, e le innumerevoli critiche appassionate ricevute, a guidare Giuffrè trent'anni dopo, nuovamente, tra le righe e le battute di Armando Curcio.