È "Il medico dei pazzi", di Eduardo Scarpetta, in scena lo scorso weekend al Verdi, in una tre giorni all’insegna del tutto esaurito. Protagonista della farsa, brillantemente diretta e portata in testa alle classifiche degli incassi da Carlo Giuffrè, è il celebre Felice Sciosciammocca, la popolarissima maschera ideata da Scarpetta e portata alla fama dal grande Totò. La trama è semplice, l’intreccio avvincente e una comicità strampalata in perfetto stile partenopeo è capace di offrire perle di saggezza popolare e spunti pedagogici.
Felice, i cui panni sono vestiti dallo stesso Giuffrè, giunge a Napoli per incontrare il nipote, mantenuto agli studi grazie al suo aiuto, e per visitare quell’ ”ospedale dei pazzi” che il giovane avrebbe costruito in seguito alla brillante laurea. “Avrebbe” perché come da copione di ogni commedia che si rispetti, qualcosa è andato storto: i soldi sono stati sperperati e non c’è proprio alcun ospedale da mostrare allo zio. Che fare? Cicillo, poco votato agli studi, ma abile con le bugie, mostra a Felice la pensione Stella, facendola passare per clinica.
I suoi ospiti, tipi peraltro davvero singolari, saranno, senza troppe difficoltà, i pazienti in cura: un attore in maschera, un ricalcitrante giornalista alle prime armi, un musicista romantico e dall'aria trasognata, una strampalata signora dalle forme assai generose. Da degno erede della grande tradizione napoletana quale è, Giuffrè ci regala un’ indimenticabile rilettura di questo capolavoro intramontabile datato 1906. I protagonisti, caratterizzati con precisione minuziosa, ognuno con una sua connotazione personale, un dettaglio privato, un particolare intimo che lo distingue dagli altri, si insinuano nel cuore dello spettatore e, complice un’atmosfera familiare e colorita, lo portano sulla scena, appassionandolo alle vicende della farsa.
Come non innamorarsi del viso infarinato di Felice? Dei suoi occhioni neri e dell’immancabile bombetta? Così ironico nella sua goffa semplicità, illuso e disilluso, spirito sognante disincantato dalla vita, così perfettamente napoletano in quella sua comicità velata di malinconia, Felice svela alla fine un animo sensibile e poetico lanciandosi in un elogio tutto erasmiano della pazzia, veicolo di libertà e di espressione di sé. Attori di grande levatura dividono il palco con Carlo Giuffrè.
Piero Pepe, Monica Assante di Tatisso, Rino di Maio, Antonella Lori, solo per fare alcuni nomi. Eleganti e raffinate le scenografie di Aldo Buti, allegri e impreziositi nei dettagli i costumi di Giusi Giustini. Particolarmente curata la musica che accompagna le irresistibili gag e i balletti dei personaggi e che diviene sublime quando a fare da protagonista è la canzone napoletana. Intanto nelle giornate di venerdì e sabato il pubblico del Verdi ha accolto con una profusione di applausi e risate la farsa di Scarpetta, che ha registrato il tutto esaurito anche nello spettacolo pomeridiano della domenica pomeriggio.
Sara Montesi