Ancora lontana la ripresa per l’artigianato apuano. Prosegue, inesorabile, la caduta libera delle piccole e medie imprese costrette, più di altre, a fare i conti con un 2010 ancora in rosso – dopo un 2009 faticosissimo - e con prospettive, per il finale di 2010 e l’inizio del 2011, molto incerte. A subire le maggiori perdite, oltre al lapideo (-12,8%), l’edilizia e la filiera casa (-8,6%) più di altre in sofferenza, l’autotrasporto (-8%), il settore delle riparazioni auto (-9,7%), il manifatturiero (-8,3%) che fino a pochi mesi fa era uno dei pochi macrosettori a reggere l’urto della crisi.
Male anche i servizi (-13,5%). Non bene la metalmeccanica, che racchiude al suo interno il movimento della diportistica (-7,8). In definitiva una ripresa che stenta a materializzarsi, e che a differenze di altre aree italiane, non sembra vicina. “Se ci sono segnali di ripresa – spiega Dino Sodini, presidente Provinciale Cna – sono timidissimi ed impercettibili. La cassa integrazione ha toccato soglie inimmaginabili (oltre il 300%), il tasso di disoccupazione non è mai stato così alto (oltre l’11%) e il territorio non sta reagendo”.
A confermare una situazione di stallo pericolosissima sono in particolare i dati relativi alla produzione e agli ordinativi analizzati in chiave locale da Cna (info su www.cna-ms.it) che, come ha evidenziato l’ultima indagine dell’Osservatorio Regionale Toscano sull’artigianato nel primo semestre, non sembrano far presagire una recupero alla ripresa dell’attività estiva e nemmeno variazioni positive sui fatturati nell’immediato (-16,5% nel 2009): - 9,5% contro il 10% a livello regionale.
A rendere fragilissimo l’artigianato apuano è la dipendenza dai mercati locali, fattore che nel 2009 era stato determinante per la tenuta. “L’80% delle imprese produce per mercati locali e regionali – commenta Dino Sodini – e stanno scontando la dinamica negativa che riguarda, non solo la domanda finale, ma anche quella degli attori industriali sempre meno capaci di tirarsi dietro le aziende terziste. La crisi ha operato una selezione naturale del mercato, e delle imprese: in futuro dobbiamo imparare a guardare sempre più verso l’estero e verso i mercati nuovi”.
Unica eccezione il caso “Nuovo Pignone” che ha portato a casa importanti commesse per i prossimi anni anche se l’affidamento ad out-sorcing esterne al territorio (e al paese) è molto forte, mentre per la Eaton e per i suoi lavoratori, il futuro resta molto incerto. Sono altri però i segnali che Cna sta monitorando con attenzione: “A preoccuparci, in questo momento, sono i dati relativi alla produzione (-37,4%) e agli ordinativi (-30,7%) che fanno presagire un’ulteriore erosione, se pur contenuta, dei fatturati per la seconda trace dell’anno.
E’ vero, il dato non è positivo, ma l’emorragia di fatturato, stando ai dati raccolti, è in fase di lento rallentamento come la perdita di occupati e la quota di imprese che torna ad investire. Il nostro tasso di crescita è debole, pari al 0,9%. La seconda parte del 2010 si chiuderà con un saldo poco brillante. Siamo sincerante molto preoccupati; ad oggi non possiamo dire quante imprese ce la faranno ad arrivare alla fine dell’anno, e quante riusciranno a scollinare il 2010. E’ una situazione tragica”.
La voce che riporta un po’ di ottimismo, in vista della ripresa delle attività dopo la serrata estiva, è quella degli investimenti. “Sta tornando a salire – analizza ancora il numero uno degli artigiani – la quota di imprese che ha ricominciato ad investire. Artigiancredito, per esempio, ha ridotto notevolmente i prestiti per le ristrutturazioni finanziaria, chiaro segnale di difficoltà per le imprese, e ha invece aumentato gli investimenti. E’ un primo e confortante passo fuori dalla crisi che resta però molto lontana”.
Abbastanza a sorpresa cresce, al contrario, l’occupazione (+ 2,2%), seconda migliore performance toscana dopo Livorno, e prima di Lucca, per effetto della crescita del popolo delle partite iva e del tasso di mortalità delle imprese. “E’ un dato sicuramente positivo in prospettiva, ma che nasconde delle insidie come la precarietà e il rischio d’impresa molto più elevato rispetto ad un’impresa tradizionale. E’ una categoria nata dalla necessità ma ancora vulnerabile, con difficoltà di competitività e dimensioni aziendali molto piccole.
Per stare sul mercato, e tirare avanti, saranno costrette ad accettare condizioni di lavoro poco chiare con ripercussioni sulla remunerazione e sulle garanzie dei redditi. La loro precarietà non è certamente un dato positivo”. Sodini non nasconde anche un certo pessimismo nei confronti del lapideo: “Qui ormai si esporta e basta; il nostro artigianato rischia di scomparire e noi siamo stati, per anni, il principale polo di questo settore. E’ doveroso invertire le politiche che ci hanno portato fino a qui”.
E del porto turistico bacchettando il fronte del no: “Chi dice no al porto turistico – ammonisce Sodini – è contrario al futuro del nostro territorio. In queste settimane ho sentito ed ascoltato pareri disarmanti di rappresentanti ed esponenti che perseguono sulla strada del boicottamento: ma queste persone sanno cosa dicono? Conoscono il territorio?”. Sodini auspica anche un nuovo ruolo per il turismo, settore dove “le rendite sono parassitarie e dove c’è la volontà di lasciare tutto com’è”.
“Il turismo, nel nostro territorio, ha un potenziale enorme, ma è sfruttato in minima parte – spiega Sodini – e solo in quella direzione che fa comodo a pochi”. Un’analisi impietosa, per la crudezza dei numeri, che la Cna apuana non vuole nascondere, con slogan di propaganda su riprese imminenti e fantomatiche accelerazioni. “La situazione è questa – conclude Paolo Ciotti, direttore provinciale Cna – ed è giusto che le imprese apuane siano al corrente di quelli che sono stati gli effetti, e quelli che saranno alla ripresa delle attività dopo l’estate.
Il primo semestre è stato un anno difficile, ma meno difficile, percentuali alla mano, rispetto al 2009. Avvertiamo segnali importanti di ripresa in quelle voci sensibili per le imprese come la voglia di investire e la minor ricerca di finanziamenti per ristrutturazione che noi traduciamo come un sos per resistere. Le imprese apuane stanno tornando ad investire”.