Fra le regioni italiane la Toscana è, in fatto di energie rinnovabili, una di quelle messe meglio, grazie soprattutto alla geotermia ma anche all'idroelettrico delle province di Pistoia e Lucca. In Toscana esiste un'altra fonte di energia non più sfruttata o quasi: il legno. Considerando che il patrimonio boschivo regionale è fra i più ricchi d'Italia ma che attualmente viene lasciato nell'incuria, senza la necessaria manutenzione, da quando, arrivato il petrolio, la legna non è più la prima fonte di energia per il riscaldamento domestico e la cucina. Sono in corso studi per riprendere l'uso del legno nell'edilizia (già adesso nella regione sono in costruzione o in programma interventi di questo tipo) ma una grossa fetta derivata dalla manutenzione corretta del patrimonio boschivo potrebbe essere destinata ad usi energetici.
Le biomasse infatti hanno alcuni vantaggi: il primo che sono reperibili praticamente in loco e non a migliaia di kilometri di distanza, il secondo che non necessitano di impianti particolari per la loro trasformazione in materiali utili o per il loro stoccaggio (pensiamo alle raffinerie di petrolio, ai depositi, ad oleodotti e gasdotti), la terza che l'uso combustibile di biomasse non incide sull'aumento di CO2 atmosferica, in quanto sono le stesse assorbite dalla pianta durante la crescita. Inoltre ricominciare lo sfruttamente (ovviamente ragionato e sostenibile) dei boschi significa farne la manutenzione e creare posti di lavoro, anche perchè così arrivano le risorse per riforestare zone attualmente degradate. Un altra fonte di biomasse deriva dagli scarti delle aziende agricole e della lavorazione del legno vergine (quindi non di pannelli truciolari o altri materiali legnosi che hanno subìto dei trattamenti industriali). Il comune di Calenzano, assieme a Biogenera, società del gruppo Consiag, hanno quindi costruito un impianto di cogenerazione che è stato presentato oggi alle autorità e alla stampa.
Questa struttura sfrutta la legna per la produzione di energia elettrica e di calore. Una parte dell'energia elettrica prodotta serve per far andare avanti l'impianto, e il surplus viene immesso nella rete elettrica nazionale. L'energia termica prodotta dalla combustione delle biomasse non viene sprecata, ma con una rete di tubazioni fornisce teleriscaldamento ad edifici comunali e privati. In questo modo si sostituiscono con un sistema molto più efficiente le piccole caldaie di tipo domestico e si eliminano i rischi che, bene o male, comporta la presenza di tubature del gas. Una particolare attenzione è stata data al dimensionamento dell'impianto, in modo da poter essere alimentato esclusivamente da materiali prodotti nel raggio massimo di 80 kilometri.
A regime l'impianto immetterà in rete poco meno di un Megawatt di energia elettrica e 3 Megawatt e mezzo di energia termica. Certo, il cogeneratore di Calenzano non è che un'isola nel mare della richieste di energia e purtroppo, almeno allo stato attuale, con le rinnovabili molto difficilmente si potrà arrivare all'autosufficenza energetica, ma tra risparmi ottenuti razionalizzandone l'uso, migliorando l'efficienza energetica degli edifici, e l'utilizzo di fonti rinnovabili come questa (che oltretutto hanno positive ricadute sul territorio) si può pensare di ridurre significativamente la “bolletta” che l'Italia deve pagare tutti i mesi in termini di importazioni di energia e di materiali per ottenerla. di Aldo Piombino