Palazzo di Giustizia (3°): un contenitore senza contenuto

Corsi e ricorsi tra imprese edili, interessi in gioco e ostacoli burocratici. Gli ultimi anni nella memoria dell'onorevole Gabriele Toccafondi (PdL)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 maggio 2010 00:46
Palazzo di Giustizia (3°): un contenitore senza contenuto

di Antonio Lenoci foto di Emanuele Noferini Nuovo sopralluogo della commissione bilancio a Novoli, si legge in un comunicato di Palazzo Vecchio dell'11 magio 2010. “Prima la giustizia viene trasferita e meglio è per le tasche del Comune - dichiara il presidente della Commissione I Massimo Fratini (Pd) - penso che sui tempi si possa essere ottimisti”. L'ottimismo è indispensabile fonte di vita, parafrasando una pubblicità che invitava a guardare sempre il lato positivo delle cose. La commissione ha visitato i piani alti, quelli degli uffici giudiziari e il piano terreno, dove si trovano le 27 aule civili e penali (queste ultime dotate di tre accessi separati: per i magistrati, per il pubblico e per i detenuti).

"Sono già in corso le riunione periodiche del ‘condominio’ cioè di tutti i soggetti che verranno nel nuovo palazzo a partire dalle sezioni di Tribunale di primo grado – ha spiegato Fratini - quello che manca sono i 7milioni di euro per arredi e compattatori (per circa 50mila metri di carta distesa), di cui 1milione e 800mila servirà ad attrezzare i magazzini, mentre per il sistema di sicurezza ci vogliono 5milioni di euro che sono già stati finanziati". Fratini ha fornito anche una serie di numeri, ad esempio che “sul bilancio del Comune la giustizia pesa circa 11milioni di euro l’anno, avere un palazzo unico significherebbe, nonostante le spese, avere comunque un notevole risparmio nel personale, negli affitti.

Solo per affittare magazzini con materiale relativo alla giustizia il Comune spende ogni anno 3milioni 200mila euro da aggiungersi ad altri 3milioni e 200mila di mancati introiti dei possibili affitti ricavabili dai magazzini che si renderebbero liberi dal trasloco. Il nuovo palazzo di giustizia, una volta a regime costerebbe ogni anno circa 3milioni di euro”. L'autofinanziamento non è un tema nuovo per le orecchie dei fiorentini, ma anche a voler essere più pragmatici, si tratterebbe di pagare solo per il vero servizio e non per le componenti accessorie. L'ex consigliere comunale, ora onorevole Gabriele Toccafondi del PDL, nel maggio 2008 presentava una Interrogazione Urgente, unitamente ai colleghi Giocoli e Stella per conoscere i costi sul bilancio comunale della realizzazione e della manutenzione dell'edificio.

"In merito al punto 2 dell'interrogazione - rispondeva l'Assessore Paolo Coggiola, che poi, una volta abbandonato il ruolo istituzionale, avrebbe collaborato esternamente con delega specifica - mi preme significare che, una volta completate le operazioni di collaudo, l'impresa consegnerà all'Amministrazione i locali realizzati". Per quanto fosse necessario e significativo 'significare' appare anche abbastanza ovvio che così non sia ancora stato. "La messa in funzione del Palazzo - spiegava ancora Coggiola – si rende necessaria per non compromettere il funzionamento soprattutto degli apparati impiastici.

Il costo stimato tra utenze e manutenzioni ordinarie - indica l'Assessore - è di circa 400mila euro. Per quanto concerne i costi di pulizia ordinaria delle facciate vetrate, il controllo delle pareti rivestite con paramento lapideo e con rivestimenti metallici, risulta da indagini di mercato effettuate dall'ufficio Nuove Infrastrutture di 80/100mila euro, pertanto – e così conclude la sua risposta - la sola 'tenuta in vita' del Palazzo assomma a 500mila euro l'anno". Accade così anche nelle case che restano sfitte: certo un conto è una vasca che si ossida, un altro le tubature di un intero piano che diventano inservibili.

Non togliamoci però il gusto grottesco di immaginare il dipendente incaricato di aprire ogni tanto i rubinetti, far defluire le acque, accendere e spengere le luci e, in tutto questo, come non pensare al noto ragioniere Ugo Fantozzi che da solo teneva in vita un intero stabile dedicato all'attività contabile durante l'assenza dei propri colleghi. Era il maggio 2008 e gli impianti funzionavano già. Cosa mancava? Gli arredi. Solo il 40% del materiale presente nelle sedi attuali è infatti riutilizzabile e trasferibile a Novoli, il restante necessitava di una gara d'appalto per l'approvvigionamento e fu lo stesso Coggiola a parlare di "inerzia del Ministero" guidato al tempo da Clemente Mastella, contro la solerzia del Comune di Firenze.

Nel 2008 il neo eletto parlamentare fiorentino Toccafondi si poneva delle semplici domande "Non era possibile far coincidere la fine dei lavori con la presenza degli arredi, e soprattutto, dai progetti non erano preventivabili i costi di gestione, delle vetrate ad esempio?". La risposta dell'Assessore fu immediata. Dichiarò di aver chiesto fondi al presidente Romano Prodi: senza ottenerne."Adesso li chiediamo a Silvio Berlusconi" fu la conclusione in quel 30 maggio 2008. A luglio la richiesta, con una risoluzione approvata dal consiglio comunale, di 14 milioni di euro al Governo per aprire il Palazzo di Giustizia: 5 milioni per il sistema di sicurezza e 9 milioni per gli arredi. La risposta del Ministero è stata lapidaria "ancora non esiste una lista degli arredi necessari, doveva essere fatta dal 2006".

In realtà esisteva solo una elencazione minimale degli arredi fissi e, nota burocraticamente dolente, per l'approvazione del preventivo dei costi sull'impianto di sicurezza era necessaria l'approvazione di una apposita commissione in via di nomina ed al tempo vacante. Degli anni passati invano Toccafondi ha un'ipotesi che esterna a settembre del 2008: "Forse sono gli stessi apparati giudiziari che non hanno fretta di trasferirsi, forse un trasferimento che non sarebbe del tutto gradito". Forse, o forse dietro questo pensiero c'è l'idea di un cambiamento stratosferico superiore all'organizzazione ed al lavoro messo in atto per creare la nuova struttura, forse. A tal riguardo il presidente della camera penale Lorenzo Zilletti rende chiaro il parere degli organi di giustizia: "Dobbiamo pretendere che il Ministero metta mano al portafogli - dichiara a settembre 2009 - da anni denunciamo la situazione assurda delle giustizia amministrata in 11 sedi diverse, ma neppure possiamo andare a lavorare in una cattedrale deserta, e poi occorrono i servizi pubblici adeguati a collegare la struttura con la città".

Persino l'Anm con Ferdinando Prodomo dichiara "vanno bene anche mobili usati", a scandire una situazione piuttosto paradossale. Interviene l'allora sindaco Leonardo Domenici: "dal 2009 il nuovo Palagiustizia rischia di diventare il più clamoroso caso di spreco istituzionale in Italia" L'incontro tra Alfano e Domenici, slittato in un primo momento e poi effettuato con una impegnativa da parte del Ministero a reperire i fondi. Nel mezzo anche l'interessamento della Prefettura.

Date certe? La primavera del 2010 per partire con il trasloco definito dagli esperti 'a tappe'. Il cerchio si chiude, il furgone dei traslochi invece è ancora lontano, ben lungì dall'essere caricato.

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La prossima puntata giovedì 20 maggio

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