Vista la violenza della crisi c’era da aspettarselo: il dato Istat sull’export della Toscana per il 2009 è decisamente negativo, -8,9% rispetto all’anno precedente. Confrontato però con il risultato nazionale (un pesantissimo -21,4%) si sarebbe tentati di commentare la performance regionale come un caso a parte nel contesto Italia, quasi che il sistema toscana avesse retto il colpo molto meglio rispetto alle altre regioni. Dati da leggere con attenzione In realtà si tratta di un calo già di per sé pesante, soprattutto se inserito nella fase di espansione dell’ultimo decennio.
Ma i fattori da tenere in maggiore considerazione per leggere correttamente i dati Istat sono due, avverte Leonardo Ghezzi, ricercatore Irpet e curatore della ricerca. Da una parte il notevole innalzamento delle quotazioni dell’oro, bene rifugio per eccellenza, dall’altra il fatto che comunque la Toscana veniva da un 2008 peggiore del resto d’Italia. Il dato 2009 è sporcato dall’effetto oro In questi mesi di crisi l’incertezza che regnava sui mercati ha spinto gli operatori a cercare riparo nei “beni rifugio”, determinandone un forte apprezzamento.
Questo è avvenuto soprattutto per i metalli preziosi e in particolare per l’oro. Un elemento che ha prodotto effetti vistosi soprattutto sui numeri dell’export toscano, influenzando il dato nazionale solo marginalmente. Per valutare in modo più corretto i dati a nostra disposizione, spiega Ghezzi, occorre operare una correzione che tenga conto dell’apprezzamento, correzione che fa scendere il dato dell’export toscano ad un -12,3%. Se poi consideriamo tutto il periodo di crisi, iniziato già nel 2008, il risultato che si ottiene è di una Toscana che flette del 17% nel biennio, rispetto all’Italia che diminuisce di poco più che 20 punti percentuali. Un gigante da “isolare”per vedere il resto della Toscana Il dato toscano rimane, anche a fronte di una lettura più attenta, comunque migliore di quello nazionale.
Ma quanto tutto questo è un “fatto di sistema”? Vista la rilevanza sul totale delle esportazioni attribuibile alla Nuovo Pignone è opportuno isolare questo dato dalla performance del resto della regione, chiariscono all’Irpet. In questo modo si può, da un lato, sottolineare l’importanza di quest’ultima nel determinare il risultato commentato sopra e, dall’altro, esprimere un giudizio più chiaro sul sistema che non sia inficiato dagli andamenti di una singola azienda. Mettendo da parte i numeri particolarmente positivi del colosso General Electric, il dato sulle esportazioni toscane per il 2009 cala ulteriormente, attestandosi ad un -16.5% rispetto all’anno precedente. I settori e i mercati esteri Il settore alimentare è calato del 2,4% (-4,9% per l’Italia), la moda conferma le sue difficoltà perdendo il 16,3% a fronte di un dato nazionale che registra un -19,6%, ed anche il settore farmaceutico risulta in perdita: dell’8,3% a livello regionale, del 10,3% su scala nazionale.
I mobili hanno subito una diminuzione delle esportazioni addirittura del 20,6% (-22,8% in Italia) la gioielleria del 17,4% (contro un -23,1% nazionale). Le esportazioni della metallurgia, forti dell’apprezzamento dell’oro, fanno registrare un +13,8%, ma ne beneficia solo il risultato toscano, poiché quello nazionale crolla, portandosi ad un -29,3%. Apparentemente meglio i numeri relativi alle esportazioni di macchine e apparecchi meccanici che si collocano addirittura in terreno positivo (+1,8%, mentre il dato nazionale è pesantemente negativo: -22,6%).
Un risultato ancora dovuto alla presenza della Nuovo Pignone, al netto della quale l’export regionale del settore subisce una perdita del 24,3%. La crisi ha colpito duramente anche il comparto dei mezzi di trasporto facendo registrare una flessione del 13,8% in Toscana, cui corrisponde il -25,4% per l’Italia. Sempre secondo i dati ufficiali Istat, l’UE15 ha diminuito l’acquisto di prodotti toscani del 12% nel 2009, il nord America del 15,6%; in controtendenza l’estremo oriente che cresce del 6,6%. La ripresa nel 2010 Le buone notizie tuttavia non mancano.
Nel rapporto Irpet si getta infatti uno sguardo anche al 2010 che pare rasserenarsi non poco. Le previsioni stimate dall’istituto vedono una ripresa delle esportazioni che dovrebbe attestarsi intorno al 6%. Un risultato sostanzialmente in linea con quello previsto a livello nazionale.