Prevenire, prevenire, prevenire. L’osteoporosi è una malattia cronica a grande impatto nella popolazione per la sua prevalenza e per le sue conseguenze, rappresentate soprattutto dalle fratture, spesso gravemente disabilitanti. Si stima che in Italia colpisca circa 5 milioni di persone, per tre quarti donne in fase postmenopausale. Prevenire è pertanto d’importanza strategica. Nel contesto del Congresso Mondiale di Osteoporosi in corso a Firenze ne parla il professor Salvatore Minisola, Presidente della Siommms, la società scientifica italiana cui fanno capo gli specialisti che da varie angolature trattano i problemi dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro.
Professore, viste le notevoli conseguenze che questa patologia ha sul piano sociale, economico e sanitario, come possiamo prevenirla? “Prevenire la fragilità scheletrica, tipica dell’osteoporosi e delle fratture ad essa correlate, si può fare fin da piccoli prendendo sane abitudini di vita. Ma si fa anche intervenendo per tempo, agli inizi della malattia. E si può fare anche prevenzione sui malati, nel senso di applicare cure opportune per evitare episodi più gravi”. Si parla infatti di tre livelli di prevenzione.
Quali sono esattamente le differenze? “Per prevenzione primaria si intende l’insieme delle misure o delle raccomandazioni applicabili a tutta la popolazione: diete con adeguato contenuto di calcio e proteine, fare regolare attività fisica, smettere di fumare, non bere alcolici. Infine, è importante assicurare l’apporto di congrue quantità di vitamina D. Sono concetti fondamentali, ma a volte scarsamente applicati. La Siommms è dunque attivamente impegnata in un’opera di divulgazione” E la prevenzione secondaria? “Serve soprattutto a diagnosticare precocemente la malattia.
Per esempio con strumenti che misurano la densità minerale ossea. Ultimamente, tuttavia, si sta sviluppando la possibilità di calcolare il rischio di frattura con uno speciale algoritmo. Questi sistemi statistici possono limitarsi a misurare la densità ossea, ma anche desumere i fattori di rischio solo dall’esame obiettivo e dalla storia clinica del paziente. Grazie a un gruppo di lavoro guidato dal professor Silvano Adami, la Siommms ha dato il suo contributo anche in questo caso con un algoritmo nazionale che tenta di superare i problemi derivanti dall’uso di quelli internazionali”. Lei parla anche di prevenzione terziaria.
Cosa si intende? “Si intende l’insieme dei provvedimenti rivolti ai pazienti che hanno già subito una frattura e hanno quindi una patologia conclamata. Questi malati, molto complessi, implicano un significativo impegno finanziario del Sistema Sanitario Nazionale. Per fortuna, nel nostro Paese, almeno dal punto di vista farmacologico, i pazienti sono abbastanza tutelati. L’ormai celebre Nota 79 prevede infatti che il rimborso dei farmaci per chi ha già avuto una frattura. In questo campo vi è molto da fare, tuttavia il Ministero della Salute ha annunciato di recente un progetto di Registro Nazionale delle Fratture, uno strumento che aiuterà molto a valutare questo genere di episodi e a migliorare le risorse disponibili per la cura della malattia”.