Tra i pochi in Italia, se non gli unici, gli ortopedici del Centro Traumatologico CTO e gli specialisti di malattie ossee del vicino ospedale di Careggi hanno da tempo fatto squadra, imparando a gestire insieme i pazienti con risultati così brillanti da diventare un caso nazionale. Da queste esperienze d’eccellenza nasce adesso, con sede a Firenze, una nuova società scientifica, che ufficializza la reciproca dipendenza dei due know how e la necessità di approcci interdisciplinari, sia per le fratture più comuni, sia nelle patologie dello scheletro che affliggono milioni persone. La società si chiama OrtoMed, una combinazione di Ortopedia e Medicina, e debutta domani in coincidenza con l’inaugurazione della 4° edizione dell’omonimo congresso dedicata alla ‘Osteoporosi severa’, in programma all’hotel Hilton Florence Metropole (11 – 12 dicembre) con circa 500 partecipanti da tutta Italia. OrtoMed è stata presentata oggi alla stampa dal presidente, l’ortopedico Marco Italo Gusso, primario emerito del CTO, e dal direttore esecutivo, l’endocrinologa Maria Luisa Brandi, docente all’Università di Firenze e ricercatrice di fama internazionale. “A Firenze”, hanno spiegato, “ortopedici ed endocrinologi hanno imparato a lavorare fianco a fianco già da alcuni anni e formano ormai un’equipe affiatata capace di venire a capo di problemi altrove insormontabili”. OrtoMed, aggiungono, colma un vuoto nella pratica clinica italiana.
L’ortopedico è infatti comunemente concepito come medico o chirurgo dell’osso. E quando si parla di metabolismo, di vita dell’osso, ecco che sparisce. Come se la cosa non lo riguardasse. Invece lo riguarda eccome. Il suo ruolo centrale viene anzi valorizzato se ha accanto qualcuno capace di capire se dietro una frattura c’è una malattia che ha alterato il metabolismo dell’osso rendendolo più fragile. E’ appunto quanto accade con l’osteoporosi (5 milioni i casi in Italia) e con le circa 200 patologie considerate rare, che poi così rare non sono, se è vero che nel nostro paese i malati sono circa 250 mila.
Se dunque ci si limita a riparare la frattura senza ulteriori cure specifiche, un osso rotto inevitabilmente si rompe di nuovo. “OrtoMed”, hanno ricordato Gusso e Brandi, “nasce da queste considerazioni e da un’esperienza sul campo che ha dato risultati importanti. Il nostro obiettivo è che l’esempio del CTO non resti isolato, ma che il mondo dell’ortopedia nel suo complesso recepisca queste idee e questo modo di operare. La cultura del lavoro di equipe deve diventare patrimonio condiviso”. La professoressa Brandi parla di un esordio con un nucleo di 300 iscritti, ma prevede una rapida crescita numerica, tenendo conto che la sola Società Italiana di Ortopedia ha 8.000 soci e che non ci sono limiti a eventuali doppie appartenenze, comunissime in tutto il mondo medico.
Quanto al consiglio direttivo evidenzia di OrtoMed la caratura scientifica (i 18 elementi sono tutti noti docenti e ricercatori), la dimensione interdisciplinare (oltre a ortopedici ed endocrinologi ne fanno parte reumatologi, genetisti, fisiatri, pediatri, dentisti) e la vasta diffusione geografica (i 6 membri di Firenze sono affiancati da 3 specialisti di Roma, 2 di Napoli, 1 di Milano, Verona, Bologna, Pisa, Bari, Palermo e Sassari). Caratteristica importante di OrtoMed è che, mentre il presidente resta in carica un anno, il consiglio è a scadenza decennale.
Il motivo è molto pratico: assicurare la continuità di indirizzo che le società scientifiche, con le loro cariche biennali, in genere non hanno. Il consiglio salirà peraltro a 19 membri con l’inclusione di un rappresentante del Club dei Masteristi, gli 80 specialisti in malattie metaboliche dell’osso formatisi negli ultimi sei anni al master dell’Università di Firenze. Tra le varie iniziative in cantiere una serie di corsi itineranti, di regione in regione, per sviluppare la cultura della collaborazione e la pubblicazione della rivista Clinical Cases in Mineral and Bone Metabolism, edita da CIC Edizioni Internazionali.