Il Tar della Toscana ha respinto la richiesta del candidato dei radicali, che chiedeva che il suo nome fosse presente anche sui manifesti e nelle schede delle quattro province (Grosseto, Livorno, Lucca e Prato) dove la lista Bonino-Pannella non è riuscita a raccogliere firme sufficienti e non avrà liste provinciali. I radicali avevano presentato una diffida il 4 marzo e depositato il ricorso lunedì, il decreto del Tar (n. 177/2010) è del 9 marzo. I giudici del Tribunale amministrativo scrivono che affinché sulla scheda ci possa essere il nome del candidato “deve ritenersi quale requisito indispensabile il collegamento tra la lista e la candidatura alla carica di Presidente della giunta regionale” e che “tale collegamento non può ritenersi riferito alla sola fase di ammissione delle liste provinciali e delle candidature a Presidente della giunta, ma deve permanere fino alla successiva fase delle votazioni”.
I radicali si erano appellati alla possibilità di voto disgiunto, ammessa dalla legge elettorale toscana. Ma proprio la legge elettorale toscana, a differenza di altre regioni e delle norme nazionali, non prevede il cosiddetto “listino” del Presidente e non prevede, di conseguenza, nemmeno un’autonoma raccolta di firme a sostegno di una candidatura a presidente. Sono le liste provinciali che, raccogliendo le firme per la propria presentazione, dichiarano di collegarsi ad un candidato presidente.
E sono i delegati delle varie liste provinciali a presentare congiuntamente, in caso di coalizione, una candidatura alla presidenza. Per questo non è possibile avere candidati-presidente che non siano sostenuti da almeno una lista provinciale e se questa lista si presenta solo in sei province, la soglia minima prevista dalla legge toscana, solo in quelle province potrà comparire il candidato presidente da loro espresso. “La necessità del collegamento tra lista e presidente risponde ad una strategia istituzionale precisa – aveva scritto la Regione Toscana in una memoria inviata al Tar -, quella di favorire il collegamento partito-programma-candidato in antitesi ad una diversa strategia che valorizzasse esclusivamente il candidato presidente a prescindere dalle liste”.
Acquisito il parere del Tar, la Regione procederà ora a stampare schede e manifesti. (di Walter Fortini) Ma i radicali faranno ricorso al Consiglio di Stato "Il Tar Toscana ha rigettato l'istanza di immediata sospensione della stampa delle schede elettorali e dei manifesti presentata dall'avvocato Claudia Moretti, legale della lista Bonino-Pannella, con un provvedimento in cui accoglie le ragioni della Regione Toscana e rinvia la discussione per la domanda cautelare al 25 marzo prossimo (tre giorni prima del voto...) e il merito al 15 aprile, dopo le elezioni..." Così i senatori Donatella Poretti e Marco Perduca dei radicali-Pd che aggiungono: "Agli elettori delle province di Prato, Lucca, Livorno e Grosseto, quindi, è impedita la scelta del candidato Alfonso De Virgiliis per la presidenza della Regione: l'assenza della lista provinciale di sostegno al candidato presidente inficerebbe anche la presenza di quest'ultimo.
Una vittoria della partitocrazia con logiche elettorali da prima repubblica. La legge a nostro avviso vuole altro, laddove prevede il voto disgiunto tra lista e candidato presidente e il suffragio diretto". "Fin da ieri sera appariva sul sito del Tar Toscana l'avvenuto deposito di due memorie contro il nostro ricorso da parte della Regione Toscana. Ora si apprende che ieri alle 14:29, dopo l'orario di chiusura, i legali della Regione hanno irritualmente spedito a mezzo fax, direttamente nella cancelleria della Terza Sezione, una memoria.
Memoria alla quale non è ancora seguito un deposito ufficiale. Ci auguriamo che i fax della Regione non siano stati presi in considerazione dal giudice, altrimenti si tratterebbe di una violazione delle norme processuali e grave disparità di trattamento fra il ricorrente e la Regione Toscana. Questo deposito non avrebbe dovuto esserci sul sito del Tar. I nostri legali stanno presentando ricorso al Consiglio di Stato" terminano i due senatori.