Giovedì 28 gennaio un gruppo di lavoratori della Seltec dell’Osmannoro, in segno di protesta contro i tagli dell’azienda e la prevista delocalizzazione dello stabilimento dall’attuale sede ad un’altra sono saliti sul tetto dell’azienda stessa. La Seltec è un’impresa specializzata, in particolare, nella produzione di apparecchi per analizzare gas di scarico e di macchine per ricaricare i condizionatori delle auto. Un’impresa che da oltre un anno è al centro di una crisi e di una complicata cessione di ramo di azienda non andata in porto.
Inoltre grazie all’iniziativa sindacale è in essere attualmente una cassa integrazione. Al centro della dismissione su dichiarazione del liquidatore della Seltic sembra che ci sia una crisi di mercato. Sta di fatto che la RSU e la Fiom CGIL sono impegnati a salvaguardare i livelli occupazionali e soprattutto ad assicurare che l’attività produttiva rimanga nella zona. Sabato 30 gennaio, a seguito della protesta dei lavoratori, in attesa dell’imminente trasloco della sede Seltic previsto per il 20 febbraio, si è svolto un incontro fra l’attuale proprietà e un avvocato in rappresentanza di alcuni imprenditori che “potrebbero subentrare nell’attività specializzata in produzione di materiali da officina” al confronto erano presenti anche RSU e le OO.SS.
La Malo è un’azienda che produce abbigliamento in cachemire di elevata qualità, fa parte del gruppo IT Holding e la produzione è concentrata in tre stabilimenti di cui uno a Capalle. Da oltre un anno la Malo è in crisi e per questo è in amministrazione controllata. Circa una ventina di lavoratori dello stabilimento di Campi Bisenzio si trovano dal dicembre scorso in cassa integrazione straordinaria per un anno. Il 27 gennaio a seguito della mancata convocazione delle parti a Roma dal Ministero dello Sviluppo Economico è scattato lo stato di agitazione.
I sindacati lamentano che non è stato a tutt’oggi chiarito il piano di ristrutturazione della IT Holding né tanto meno è avvenuta la necessaria informativa e trattativa sindacale. C’è il timore di un’imminente cessione di ramo di azienda a privati attraverso una divisione in tre unità distinte (Malo, Gff e Ittierre). L’obiettivo sindacale è quello di portare i commissari straordinari ad un tavolo di confronto finalizzato a superare l’incertezza e la precarietà, a dare prospettive occupazionali a tutti i lavoratori del gruppo IT Holding ad acquisire gli indirizzi di politica industriale e di rilancio dell’attività produttive al fine di tutelare l’occupazione e il lavoro. L’agricoltura cede alla crisi: nelle zone del Chianti e del Valdarno F.no crollano le vendite e le produzioni, a rischio il lavoro degli avventizi e degli stagionali mentre si affaccia il lavoro nero e la mano d’opera clandestina.
La Flai CGIL segnala l’andamento della crisi nel settore agricolo: nella zona del Chianti e del Valdarno F.no crollano le vendite e le produzioni, a rischio il lavoro degli avventizi e degli stagionali mentre si affaccia il lavoro nero e la mano d’opera clandestina. Già il rapporto Irpet – Arsia sulle politiche rurali della Toscana 2000-2010 segnalava il fatto di come la crisi andasse complicando la vita delle imprese e dei lavoratori segnando duramente l’andamento dell’economia agricola.
Ora i dati sono ancora più certi, crollano i prezzi dei vini del Chianti Classico, crolla la domanda e aumentano le giacenze dei prodotti nelle cantine. La scarsa commercializzazione dei vini sui mercati internazionali non consente ad alcuno di poter recuperare le perdite subite. Le aziende dunque si trovano in difficoltà anche dal punto di vista finanziario poiché esse “anticipano” i prodotti e la mano d’opera. Da questi dati la Flai CGIL vede scaturire una problematica importante legata all’occupazione: “…Non vendendo un’uscita economica anticipata, soprattutto legata al costo della manodopera, le aziende hanno come unica via d’uscita, quella di ridurre il personale.
In genere si comincia tenendo a casa una buona parte degli avventizi, i lavoratori stagionali…” e questo accade anche a Castelli. “I lavoratori agricoli avventizi – dice il responsabile Flai Cgil – percepiscono l'indennità di disoccupazione, perle giornate non lavorate a luglio 2009, nel successivo luglio del 2010. Ma se nel 2010 non lavorano, nel 2011 non hanno più alcun ammortizzatore”. Oltretutto, la crisi del settore, starebbe alimentando un “mercato nero” del vino. Dunque ci sono in giro società che sembrerebbero offrire appalti di servizio ‘chiavi in mano’, dalla potatura alla consegna dell’uva, anziché intorno ai 700 euro ad ettaro previsti, a 400 euro con fattura e a 300 senza, ossia a nero” un fenomeno preoccupante e allarmante che le istituzioni sono chiamate ad indagare e a contrastare anche per eventuali collegamenti con la malavita organizzata.
Rosario non è poi così lontano.