Toscana 2030, possibili vie per tornare a crescere

Ci sono certezze che finora sembravano acquisite ed ora messe in discussione e se la Toscana, una volta che la crisi sarà alle spalle, continuerà a ragionare come dieci o quindici anni fa, molti problemi si acuiranno anziché risolversi.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2009 20:34
Toscana 2030, possibili vie per tornare a crescere

Come sarà la Toscana del 2030 neppure i ricercatori dell'Irpet, l'istituto regionale di programmazione economica della Toscana, lo sanno. Certo le strade che la Toscana ha davanti già oggi sono diverse e alternative. E anche da quale strada sarà percorsa dipenderà come sarà la Toscana del 2030. E' il punto di approdo (e di partenza) del rapporto “Toscana 2030”, presentato nel pomeriggio all'auditorium del Duomo a Firenze e anticipato stamani, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati, dal direttore dell'Irpet Nicola Bellini e dal presidente della Toscana Claudio Martini.

Un dato è evidente. Ci sono certezze che finora sembravano acquisite ed ora messe in discussione e se la Toscana, una volta che la crisi sarà alle spalle, continuerà a ragionare come dieci o quindici anni fa, molti problemi si acuiranno anziché risolversi. Serve discontinuità, che nel breve periodo – avverte l'irpet – potrà avere anche un costo non indolore. "La Regione dovrà affrontare con grande lucidità le questioni che si vanno aprendo e che, prima che la crisi irrompesse sullo scenario mondiale, già in parte erano state individuate – sottolinea Martini - Ma non solo la politica è chiamata a rispondere ai cambiamenti che il rapporto di globalizzazione sempre più intenso provocherà.

E tutti quanti dovremo evitare di essere troppo miopi o troppo presbiti: occorre infatti avere la capacità di guardare lontano ma anche rispondere con prontezza ai problemi immediati, come abbiamo fatto durante la crisi cercando di non far mancare il credito alle imprese e mettendo prontamente a disposizione tutte le risorse europee per progetti di innovazione". I fantasmi da combattere riguardano il livello di benessere, in una regione che non è mai stata povera e da sempre con un solido sistema di welfare, la qualità del territorio, la coesione sociale, l'incapacità delle imprese ad innovarsi ma anche a scommettere su prodotti di fascia più alta e su lavoratori più qualificati.

"Un terzo degli occupati toscani – annota il direttore dell'Irpet, Nicola Bellini – svolge già oggi mansioni più basse rispetto alla sua qualifica". Le sfide riguardano i nuovi equilibri da trovare. "Il forte invecchiamento che avremo nei prossimi venti anni provocherà una crescita della spesa sanitaria e assistenziale che rischia di non essere sostenibile se non con lo studio di soluzioni anche nuove – ammette Martini -. La questione industriale è invece la più drammatica e servirà davvero una grande collaborazione tra mondo delle imprese e mondo delle istituzioni per mettere in campo iniziative che possano contrastare i cambiamenti che già ci sono stati". Con la consapevolezza, annota il presidente, che nella riorganizzazione dei sistemi produttivi le Regioni non hanno grandi competenze: "Al massimo – spiega - possono fare sponda, mettendo a disposizione risorse per infrastrutture e formazione, ma le grandi scelte si fanno a livello europeo, di governo e imprenditoriale".

Quanto all'ambiente, da molti percepito come sempre più a rischio, per Martini occorrerà trovare il giusto equilibrio tra la tutela della natura e il dinamismo essenziale in ogni settore. "Sono convinto - confida – che la Toscana non perderà la sua caratteristica di territorio ben governato, protetto e valorizzato. Ma dobbiamo fare in modo che questa tradizionale scelta non significhi immobilismo. Il lavoro dell'Irpet sarà utile a tutti per tracciare la rotta – conclude Martini -. Peccato che non esista un'Italia 2030 o un'Europa 2030: anche solo per capire se i nostri problemi sono gli stessi di altri". di Walter Fortini

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