L'incontro previsto per oggi alle 9:30 tra istituzioni, Rsu, sindacati e azienda non ha avuto l'esito sperato diramato nel Comunicato del giorno prima: "superare questo periodo difficile e ricominciare a guardare avanti con maggiore fiducia". L'ingresso di nuovi soggetti, le banche, ha dato linfa vitale ai buoni propositi, ma proprio la presenza di più entità richiede una maggiore coesione di intenti. Stamani gli operai, in tanti, si sono ritrovati in via Pico della Mirandola a Firenze per il presidio davanti all'Assessorato del Lavoro e le notizie della giornata sono state seguite con grande apprensione. Nove da Firenze ha seguito la riunione tenutasi al terzo piano dell'Assessorato, dove gli operai hanno potuto confrontarsi con i propri rappresentanti sindacali ed ottenere delucidazioni sugli ultimi sviluppi. A parlare non solo i termini burocratici che evidenziano uno stallo della situazione in vista di futuri piani aziendali concordati, ma soprattutto le espressioni dei presenti. L'ottimismo sembra perdersi all'ingresso dell'aula di discussione e subito trovano spazio le perplessità: "Di cosa si ragiona?" chiede qualcuno.
"Non c'è nessuna rottura e non è stato disdetto nessun accordo" si tende subito a precisare dall'altra parte del tavolo. "Quel che ci preme adesso è la costruzione del forno, la ripresa dell'attività - chiariscono i portavoce dei sindacati - parlare di cassa integrazione o di altro non avrebbe senso, i termini sono stabiliti e le scadenze incombono, protrarre una situazione simile non giova alla vita di una azienda, è un'agonia che non ha soluzione di continuità". Già, ma si tratta di un'azienda in attivo o in passivo? "Il trend aziendale è qualcosa di soggettivo - sempre i sindacati - può oscillare in base al mercato di riferimento ed alle aspettative". La domanda però è lecita visto che in mattinata si sono rincorse notizie tali da far apparire le altre ditte del gruppo in crescita, o in perdita, neanche fosse la Borsa di Wall Street: "A Torino stanno meglio, in Repubblica Ceca stanno calando...
no è il contrario". La verità è che esistono due diverse vedute: quella della azienda che propone di smaltire i pezzi stoccati in magazzino prima di riavviare la produzione, e quella degli operai, che per esser specializzati e competenti ravvedono invece la necessità di offrire altri prodotti che non siano la sola linea Basic ai potenziali compratori. Questo non tenendo conto di esclamazioni quali "ma come facciamo a vendere se l'ufficio marketing è stato azzerato?" Quel che propongono alcuni operai è di puntare sulla realizzazione del nuovo forno (ricordiamo che quello vecchio non sarebbe in grado di riprendere la regolare attività) per poter diversificare la produzione e proporsi al mercato, che proprio perché in crisi dovrebbe essere cavalcato, studiato, affrontato e non subito. Il clima aumenta di perplessità allorché si inizia a parlare di banche, che per la verità portano il necessario aiuto, riconosciuto unanimamente, ma altrettanto all'unanimità si riconosce alle stesse un ruolo economico più che sociale; una cosa è ricevere i fondi da una istituzione, un'altra essere aiutati da un istituto di credito che non lavora a fondo perduto.
Qualcuno propone di portare avanti un dialogo con i soggetti economicamente forti al fine di redigere un piano industriale che contempli anche l'impegno degli istituti di credito, non tanto sulla validità tecnica degli aspetti realizzativi e produttivi, quanto sul rispetto dei tempi e dei fini auspicati. Il terrore, e non è ipotesi malcelata, è che tutto possa tornare allo spauracchio iniziale, la speculazione immobiliare che toglie speranza ad una ripresa industriale. In fin dei conti il terreno della Seves resta appetibile e non è da biasimare chi, in assenza di prospettive rosee, si domanda costantemente quali interessi possano esserci attorno al mero reintegro dei posti di lavoro. Al termine dell'assemblea qualcuno esclama: "E ora?" Per risposta tutti si alzano e si dirigono verso l'uscita: "Torniamo a lavoro, a quel che c'è, diamo almeno il buon esempio..." Negli occhi l'avvicinarsi di un Natale da 'figli di un dio minore', con questa nuova data, 21 dicembre, solstizio d'inverno, che parlar di Forno pare quasi un ironico segno del destino. di Antonio Lenoci